È giunto chiaro e forte in Cile l'appello lanciato domenica a Castelgandolfo da Benedetto XVI, che ha ricordato i 33 uomini intrappolati nella miniera San Josè, dove entro qualche ora una gigantesca macchina perforatrice inizierà a trivellare la terra per cercare di portare in superficie, tra tre-quattro mesi, i minatori.«Desidero ricordare con particolare affetto i minatori che si trovano bloccati nel giacimento di San Josè, nella regione cilena di Atacama», ha detto il Papa parlando in spagnolo al termine dell'Angelus. «Raccomando loro e i loro familiari - ha aggiunto - all'intercessione di San Lorenzo, assicurando la mia vicinanza spirituale e le continue preghiere, affinché mantengano la serenità nella speranza di una felice conclusione dei lavori che si stano conducendo per liberarli».L'appello è subito stato ripreso dai media cileni, in una giornata dove i riflettori sono puntati sul momento in cui la gigantesca macchina perforatrice "Strata 950" inizierà a 'bucarè la terra per giungere quanto prima al punto, 688 metri sotto terra, in cui i minatori sono di fatto sepolti vivi ormai da quasi un mese.Il complesso assemblaggio, e messa a punto, della macchina sta andando avanti ormai da giorni e la trivellazione doveva iniziare ieri, ma poi è stato ritardato a causa dei lavori per rafforzare il terreno sul quale è stata posata la perforatrice, hanno sottolineato i responsabili della complessa operazione salvataggio. Il ministro delle miniere, Laurence Golborne - da giorni uno degli uomini più popolari del Paese - ha d'altra parte sottolineato che Santiago sta valutando "una decina di alternative" diverse da quella della mega-perforatrice: "Stiamo verificando più di un'opzione perchè forse è più importante evitare ogni sbaglio che si può aggiungere al tempo necessario per portare a termine l'impresa. Se inoltre sarà possibile accelerare i tempi, ben venga", ha spiegato Golborne.Nella gabbia sotto tonnellate di terra dove vivono ormai dal 5 agosto, i 33 minatori hanno ricevuto nelle ultime ore altri aiuti per cercare di sopravvivere nel migliore dei modi possibili. Tramite le "palomas" (nome che i tecnici hanno dato ai tubi di metallo con cui si fanno gli invii) i minatori hanno in queste ultime ore avuto tra l'altro materassi gonfiabili e calzini fatti con fibra di rame, per impedire il contagio di funghi e batteri. Molto presto avranno d'altra parte video-giochi, riproduttori mp3 per ascoltare musica e un proiettore grazie al quale potranno rivedere le partite della nazionale cilena all'ultimo mondiale in Sudafrica.