Il cardinale Francesco Coccopalmerio l’ha chiamata «ermeneutica del Papa». In pratica «salvare la dottrina, ma partendo dalle singole persone e dalle loro concrete situazioni e sofferenze ». Sulla questione della comunione ai divorziati risposati è questo, secondo il presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, il punto d’incontro tra le «linee» sulle quali i padri sinodali si stanno confrontando, ma senza contrapposizioni. Il porporato è intervenuto ieri, insieme con il presidente della Conferenza episcopale canadese, l’arcivescovo Paul André Durocher, al quotidiano briefing sull’andamento dei lavori. E ha fatto il punto su diverse questioni emerse finora nell’Aula. Tra le altre la semplificazione del processo per le nullità matrimoniali e i matrimoni gay («il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna», ha ribadito). Divorziati risposati. A questo proposito Coccopalmerio ha tenuto a sottolineare: «La comunione ai divorziati risposati non potrà mai essere una regola generale». «Ma il mio pensiero – ha aggiunto il canonista – è che seguendo l’ermeneutica del Papa dobbiamo dare una risposta a persone concrete che si trovano in condizioni di urgenza e di gravità ». Prendendo spunto da un passo evangelico (quello in cui Gesù chiede che cosa bisogna fare se ti cade il figlio nel pozzo il giorno di sabato), il cardinale ha fatto notare che le alternative sono due: «Non faccio niente perché devo rispettare la legge del sabato; oppure no, qui c’è una persona che ha bisogno di me, gravità e urgenza, allora intervengo. La legge del sabato c’è, la rispetto pienamente ma ho dei casi che impongono il mio intervento». Tra questi casi Coccopalmerio ha citato quello di una donna sposatasi con un uomo abbandonato dalla moglie con tre figli piccoli. «Questa donna si è unita a lui, ha allevato i suoi figli e noi le diciamo 'tu abbandona questa unione altrimenti non ti diamo la comunione'? ». In sostanza in casi molto precisi, in cui non possibile tornare indietro da una situazione anomala, bisogna fare qualcosa». E potrebbero essere casi esaminati «da parte del vescovo locale o da un insieme di vescovi». In sostanza, come ha ricordato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, le argomentazioni di Coccopalmerio si inseriscono nello scenario che vede confrontarsi due linee. «Quella che esige di affermare che, se c’è un legame valido matrimoniale esistente, non è possibile l’ammissione ai Sacramenti di divorziati risposati. E l’altra che, non negando in alcun modo la indissolubilità del matrimonio, vuole vedere le situazioni vissute e fare un discernimento su come affrontarle nelle diverse situazioni che sono a volte piuttosto specifiche». In alcuni interventi è stato chiesto anche di evitare, per le situazioni anoma-le, espressioni come 'stato di grave peccato', che implicano un giudizio morale. In ogni caso, ha detto il cardinale, «non c’è una contrapposizione da nemici». E padre Lombardi ha aggiunto che è sbagliato «fare il conto dei favorevoli all’una o all’altra posizione, né dividere tra 'aperti' e chiusi'», ma che nel dibattito «c’è un crescendo di partecipazione e di passione, in ottemperanza alla richiesta di Papa Francesco di parlare chiaro». Inoltre «si è parlato della comunione spirituale come qualcosa di molto significativo che va valorizzato, anche per le persone che non possono accedere alla comunione sacramentale». Il processo di nullità. Il presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi ha anche parlato della possibilità di seguire la strada delle Chiese ortodosse (che ammettono un secondo matrimonio, ma non sacramentale), dicendosi però scettico sulla proposta. Più realistica una semplificazione del processo per dichiarare la nullità matrimoniale. Sul tema, ha ricordato il cardinale, è al lavoro una Commissione istituita dal Papa che si è riunita già una volta prima del Sinodo e ha programmato altre dieci riunioni dopo. Dall’Aula nel frattempo sono arrivate tre proposte di snellimento dell’iter: «L’eliminazione della doppia sentenza conforme necessaria per dichiarare nullo un matrimonio, il passaggio da un organo giudicante con tre giudici a quello unico e l’adozione di una procedura amministrativa, affidata al vescovo locale, per i casi in cui il matrimonio sia certamente nullo e il vescovo stesso abbia la certezza della assoluta credibilità delle persone che chiedono la dichiarazione di nullità. A quest’ultima ipotesi il porporato si è detto personalmente favorevole. Unioni gay. «Se ne è parlato nella linea della pastorale dell’ascolto, del rispetto, dell’accoglienza delle persone», ha detto Coccopalmerio, ma senza confusioni. «Non è possibile nessuna benedizioni di queste unioni che in sé non sono una cosa buona».
Il cardinale Coccopalmerio: caso per caso all'esame dei vescovi.
IL PUNTO «Né per tutti, né per nessuno» di Stefania Falasca | INTERVISTA Tagle: «Possiamo esprimerci in totale libertà» | TESTIMONIANZA «Spunti di santità nei conviventi? Noi ne incontriamo ogni giorno» | IL DIARIO Prove di ecumenismo domestico di Luciano Moia
IL PUNTO «Né per tutti, né per nessuno» di Stefania Falasca | INTERVISTA Tagle: «Possiamo esprimerci in totale libertà» | TESTIMONIANZA «Spunti di santità nei conviventi? Noi ne incontriamo ogni giorno» | IL DIARIO Prove di ecumenismo domestico di Luciano Moia
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: