martedì 18 maggio 2021
Nel volume di Ignazio Ingrao viene ricostruita la figura del direttore del quotidiano d'Oltretevere dal 1984 al 2007. Il cardinale Parolin: esponente di un giornalismo che sapeva andare in profondità
La copertina del libro di Ignazio Ingrao

La copertina del libro di Ignazio Ingrao

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Mario Agnes è stato l’esponente «di un giornalismo che non si limita a registrare i fatti, ma sa andare in profondità, cogliendone l’essenza e avendo il coraggio della denuncia. Un giornalismo che Papa Francesco ha definito "di pace senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni roboanti; un giornalismo che non bruci le notizie, ma che si impegni nella ricerca delle cause reali dei conflitti"». Così il cardinale Pietro Parolin ha ricordato la figura del direttore dell’Osservatore Romano dal 1984 al 2007 e in precedenza presidente dell’Azione Cattolica dopo Vittorio Bachelet (dal 1973 al 1980), durante la presentazione del libro di Ignazio Ingrao, vaticanista del Tg1 L’Osservatore - trentacinque anni di storia della Chiesa nelle carte private di Mario Agnes (Edizioni San Paolo).
Durante l’incontro, svoltosi martedì 18 maggio all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, presente l’ambasciatore Pietro Sebastiani, il segretario di Stato vaticano ha sottolineato come «proprio questo tipo di giornalismo Mario Agnes ha incarnato, nei suoi lunghi anni alla direzione de L’Osservatore Romano, nella consapevolezza che il giornale della Santa Sede dovesse essere «ogni giorno uno strumento umile ma chiaro, sereno ma attento, rispettoso ma coraggioso, fedele ma intelligente, dell’audacia della Verità che caratterizza il magistero di Giovanni Paolo II». In questa frase, ha fatto noare il porporato, «è racchiusa tutta la professionalità, la dedizione e la determinazione con cui Agnes ha interpretato il suo ruolo di comunicatore». Innanzitutto, «l’avverbio «ogni giorno» sta ad indicare quel lavoro costante, artigianale, paziente che non si fa stordire dalla velocità che le tecnologie sembrano imporre sempre di più, che non va alla ricerca del like, ma che sa trovare nella quotidianità — anche in ciò che non è evidente o è apparentemente poco “notiziabile” — i fili di una narrazione altra ed alta».

Il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin

Il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin - Ansa

In secondo luogo, per il segretario di Stato, le quattro coppie di aggettivi forniscono «una sorta di programma, una road map dell’informazione di qualità: il binomio "umile ma chiaro" fa riferimento alla capacità di fermarsi a comprendere i fatti prima di raccontarli, senza farsi dominare dalla fretta né dalla presunzione di sapere già tutto. Solo chi è umile si mette in un atteggiamento di ricerca, si interroga, non si accontenta di rimanere sulla superficie perché sa che il giornalismo è servizio e non esercizio di potere. In questo senso, l’umiltà è la culla della chiarezza. "Sereno ma attento", ha proseguito Parolin, sono caratteristiche che invitano ad avere uno sguardo pulito, non inficiato dai pregiudizi né offuscato da interessi di parte, ma anche scrupoloso, vivace, pronto a cogliere la novità, la bellezza, la speranza. Il giornalista è chiamato ad essere, come diceva Giovanni Paolo II ai giovani, la “sentinella del mattino” che non si rassegna ad un mondo "in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro", che difende "la vita in ogni momento" e che si sforza per "rendere questa terra sempre più abitabile per tutti".

Per Agnes poi il giornale doveva essere «rispettoso ma coraggioso», ovvero «libero e sempre attento alla dignità delle persone. «Un’annotazione - sottolinea il cardinale - particolarmente significativa per il nostro tempo, dove il linguaggio è spesso utilizzato per offendere, etichettare e diffondere odio, soprattutto nei social media, e per alimentare le fake news». L’ultima coppia di aggettivi — cioè «fedele ma intelligente» — riassume il modo con cui Agnes intendeva la sua missione al servizio del Papa. È ciò che riconosce lo stesso Papa Wojtyła nella lettera per i 140 anni della fondazione del quotidiano, riportata nel volume di Ingrao: «Constato con piacere — scriveva Giovanni Paolo II — che oltre ad essere voce attenta e vigile dell’attività del Papa missionario per le strade del mondo, esso (il giornale, ndr) ha sempre cercato di comunicare ai suoi lettori l’amore alla Chiesa e al Successore di Pietro, nonché la passione per le verità cristiane maggiormente avvertite, o a volte contestate, dall’uomo del Terzo Millennio».

L’iniziativa editoriale giunge proprio mentre si celebrano i 160 anni del quotidiano d’Oltretevere, ora diretto da Andrea Monda, al quale ieri è stata consegnato il premio "Biagio Agnes" da parte dell’omonima Fondazione (Mario e Biagio erano fratelli). E sempre ieri la Sala Stampa della Santa Sede ha confermato cheil 24 maggio alle 9,00 il Papa si recherà in visita alla comunità di lavoro del Dicastero per la Comunicazione a Palazzo Pio, in occasione dei 160 anni de L'Osservatore Romano e dei 90 anni della Radio Vaticana.

Nel corso della presentazione, moderata da monsignor Dario Edoardo Viganò, lo storico Andrea Riccardi (che del volume ha scritto la prefazione, così come Monda la postfazione) ha definito il lavoro di Ingrao «un libro originale che mette in rilievo una figura originale». Mario Agnes, ha aggiunto il professore, «non è stato un personaggio minore, né tanto meno un clericale», ma «un cattolico papale». Per lui «la fedeltà al Papa era la bussola di orientamento». E infatti «il pontificato di Wojtyla è stato seguito, anche nei viaggi, passo dopo passo, dal direttore che ne ha illustrato tanti aspetti». Prima di ogni altra cosa la sua tensione per la pace, come si vide ai tempi della guerra a Saddam Hussein. E' stato ricordato infatti che proprio in quella occasione Agnes titolò in prima pagina a caratteri cubitali «Mai più la guerra». Ma anche Benedetto XVI ha avuto di lui grande stima, al punto da dedicargli una lettera di commiato, quando lasciò la direzione dell'Osservatore e da consentirgli di restare nell'appartamento che occupava in Vaticano.
Di uomo riservato, ma di valente giornalista ha parlato anche Gianni Letta: «Ci ha lasciato una grande lezione di giornalismo, che Ingrao riassume egregiamente nel suo libro».

Nel volume, infatti, scritto anche sfogliando le carte e gli appunti di Agnes, Ingrao ricostruisce molti aspetti della personalità del direttore dell'Osservatore Romano. «Un testimone - scrive - un protagonista discreto do oltre quarant'anni di storia della Chiesa. Un periodo cruciale che va dalla fine del Concilio Vaticano II, passa per il referendum sul divorzio e sull'aborto, il rapimento Moro, il pontificato di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, la caduta del muro di Berlino, i conflitti in Iraq, fino all'elezione di Benedetto XVI. Mario Agnes - nota l'autore - lo attraversa con passo discreto. Non il muoversi felpato degli uomini di palazzo, dei tessitori di relazioni nei corridoi della Curia romana. Piuttosto un procedere umile ma sicuro. Un passo dietro al Pontefice. L'uomo del Papa, fedele, senza ostentazioni». Dalle pagine emergono anche i rapporti significativi con molte figure del giornalismo, della politica e della Chiesa. E infatti sono raccolte le loro voci e le loro testimonianze: da Walter Veltroni ad Angelo Scelzo a padre Gianfranco Grieco, da Ciriaco De Mita a Fausto Bertinotti. Un mosaico di voci che arricchiscono la ricostruzione di un protagonista morto il 9 maggio 2018, purtroppo quasi dimenticato.

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