giovedì 21 luglio 2011
Grazie all’8xmille avviati 60 nuovi progetti nel mondo: 24 in Africa, 11 in America Latina, 22 in Asia, 3 in Medio Oriente. 7.386.316 euro stanziati. Il Comitato Cei approva richieste a favore del Terzo Mondo. Gandolfo: «Sono interventi di aiuto sanitario sociale, culturale». «Si tratta di opere aperte a tutti e non solo ai cattolici. Una forma concreta di dialogo tra le comunità».
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I poveri sono cosa della Chiesa: non sono soltanto la sua clientela o i beneficiari delle sue sostanze. La Chiesa non vive appieno il suo ministero se ne sono assenti i poveri». Così scriveva uno dei maggiori teologi del Novecento, Yves Congar. E la Chiesa italiana continua ad essere concretamente vicina alle popolazioni meno fortunate del mondo, spesso trascurate dai Paesi ricchi. «Sessanta nuovi progetti diventeranno infatti realtà grazie ai fondi dell’8xmille», annuncia monsignor Giovanni Battista Gandolfo, presidente del Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo e responsabile del relativo Servizio della Cei. Uno stanziamento di oltre sette milioni di euro, precisamente 7.386.316, è stato deliberato nel corso dell’ultima riunione del Comitato e permetterà di realizzare 24 opere in Africa (per un totale di 2.987.645 euro), 11 in America Latina (per una somma di 1.127.387 euro), 22 in Asia (2.514.384 euro) e 3 in Medio Oriente (756.900 euro). Si tratta di iniziative sociali che da un lato rappresentano l’esempio della solidarietà e della cooperazione tra le Chiese al di là dei confini territoriali, e dall’altro sono simbolo di un impegno reale per la promozione della dignità di ogni persona. A tutti i livelli: scolarizzazione di base, formazione degli insegnanti e dei quadri dirigenti, istruzione professionale, ma anche supporto alle associazioni locali per l’acquisizione di competenze gestionali e supporto a proposte imprenditoriali volte a favorire l’artigianato locale, i sistemi di risparmio e le attività cooperative. «In base al Regolamento finanziamo progetti di sviluppo di tipo sociale, sanitario, culturale attraverso procedimenti di alfabetizzazione e il sostegno alle scuole dalle materne fino all’università, di emancipazione della donna, di microcredito», spiega monsignor Gandolfo. Nei Paesi in via di sviluppo, del resto, «le esigenze di diversificano molto e per questo si cerca di coprire vari settori». I fondi dell’8xmille destinati alle opere di carità si trasformano così in corsi e seminari, borse di studio, materiale didattico, strumentazioni e macchinari, strutture edilizie semplici. «Sosteniamo iniziative specifiche basate su richieste dettagliate e non interveniamo con offerte», afferma il sacerdote sottolineando che «non esiste un numero prestabilito di progetti per continente, ma tutto dipende dalle domande presentate». In altre parole, quella del Comitato è una prospettiva di accompagnamento e crescita nella quotidianità, mentre compete principalmente ad altre realtà ecclesiali operare in situazioni eccezionali. La fase preliminare di scelta (a cui segue un’azione di monitoraggio) è caratterizzata dalla scrupolosità e dall’approfondimento. Nell’ultima riunione del Comitato durata due giorni sono stati esaminati 83 progetti: 17 sono stati respinti, mentre per 6 è stata chiesta documentazione suppletiva. «Concediamo aiuti – ricorda il presidente del Comitato – a progetti che rispettano i criteri e le modalità indicate dal Regolamento: devono essere accompagnati dalla documentazione necessaria come i preventivi e devono avere il sostegno del vescovo locale». Se l’orizzonte è quello della formazione, «una delle finalità è aiutare le comunità in via di sviluppo, evitando il sostegno diretto al singolo che può essere invece destinatario del supporto di altri soggetti come ad esempio la Caritas», aggiunge monsignor Gandolfo precisando infatti che «i fondi vengono stanziati all’ente o al gruppo che ne fa richiesta e mai a persone singole». Un altro principio che guida il lavoro dell’organismo della Cei è che «non si guarda alla religione». «I progetti non hanno carattere confessionale nel senso che le opere che vengono realizzate sono aperte a tutti e non solo ai cattolici», osserva il presidente del Comitato per il quale «questa è una forma di ecumenismo, oltre che di solidarietà fra le Chiese». Perché il presente possa essere dignitoso per tutti e il futuro illuminato dalla speranza.BRASILE - La difesa dell’ambienteLa formazione di una coscienza ecologica insieme alla messa in atto di pratiche corrette per il rispetto e la difesa dell’ambiente, come ad esempio la raccolta differenziata. Sono questi gli obiettivi principali del progetto che sarà avviato in Brasile, nella diocesi dello Xingu che si estende nella parte centro-meridionale dello stato di Parà, proprio dove scorre il fiume Xingu, un affluente del Rio delle Amazzoni. L’elevato indice di contaminazione causato dallo scarico di rifiuti nelle acque ha indotto un’associazione promossa dai Lasalliani nella Prelatura di Altamira a proporre un programma educativo per la sensibilizzazione della popolazione alla tutela dell’ambiente. L’iniziativa si prefigge di mobilitare persone, gruppi e Istituzioni. Per far fronte al preoccupante inquinamento e alle gravi conseguenze epidemiologiche, ma anche all’estinzione di alcune specie di flora e fauna, le comunità locali saranno impegnate in seminari, laboratori, incontri e campagne sociali con l’obiettivo di favorire un cambiamento culturale. Su un tema che sta particolarmente a cuore alla Chiesa.BOLIVIA - L’istruzione dei bambiniBambini e adolescenti sono i destinatari privilegiati del progetto che sarà realizzato in una delle zone più povere della Bolivia: il distretto 14 di Cochabamba. Per loro è stato pensato un programma di formazione della durata di due anni che si svolgerà sia in ambito scolastico sia sul territorio a livello urbano e rurale. Le attività educative e informative saranno rivolte ai ragazzi e alle loro famiglie con ricadute dirette su oltre 2000 persone. Secondo la «Difensa de niños y niñas internacional», l’associazione locale guidata da un gesuita che ha proposto l’iniziativa, gli itinerari formativi aiuteranno i più giovani a prendere coscienza dei loro diritti in modo da costruire un ambiente libero dalla violenza e prevenire così forme di abuso e maltrattamento.CAMERUN - Strada anti-isolamentoOgni giorno uomini, donne, vecchi e bambini sono costretti ad attraversare le acque stagnanti del fiume Mvoulman che per ben tre volte taglia il territorio della diocesi di Doumé Abong-Mbang, nella foresta tropicale della zona orientale del Camerun. La vasta palude, che è spesso causa scatenante di epidemie di tifo e colera, provoca uno stato d’isolamento e abbandono nella popolazione, con gravi disagi per le famiglie, l’assistenza sanitaria, la nutrizione, lo sviluppo sociale ed economico. Il passaggio di mezzi infatti è bloccato, così tutto quello che viene raccolto deve essere trasportato a piedi, in panieri che pesano dai 20 ai 40 chili. Questo provoca notevoli problemi alla commercializzazione dei prodotti. Il fiume divide poi i figli dalle mamme che sono obbligate a rimanere nei campi a lavorare, lasciandoli da soli. Nell’arco di tre anni però le condizioni di vita degli abitanti dei villaggi miglioreranno. Con i fondi stanziati dal Comitato Cei infatti si provvederà alla costruzione di tre strade e di tre ponti che consentiranno di oltrepassare in modo sicuro e veloce il tratto paludoso.  Mai come in questo caso, il nome del progetto sintetizza speranze e attese: «La strada per la vita».ANGOLA - Sfornare pane per tuttiNella diocesi di Uije, nel nord dell’Angola, la guerra ha seminato morte e distruzione. Sfaldando ovviamente l’intero tessuto economico. L’iniziativa «Pane per tutti» vuole favorire l’inserimento sociale e lavorativo dei giovani attraverso la realizzazione di un laboratorio per la produzione di pane e dolci tipici locali. Sarà una vera scuola per panettieri che permetterà di produrre e commercializzare generi alimentari di qualità con ricadute positive sulla salute degli abitanti della zona. Il progetto, (per 75 persone tra i 16 e i 40 anni), si articolerà in corsi di igiene alimentare e in moduli teorici e pratici con un’attenzione alle tecniche manuali per forni tradizionali.MADAGASCAR - Tre pozzi per l’acquaPer gli abitanti dell’estesa diocesi di Antsirabe, in Madagascar, l’agricoltura è praticamente l’unica fonte di sostentamento. Ma ogni giorno si trovano a fare i conti con la mancanza di acqua e con tecniche di coltivazione arretrate. Il progetto, fortemente voluto dalla Chiesa locale e ora sostenuto dalla Cei, si propone di far cambiare volto a questa drammatica situazione: la trivellazione di tre pozzi nelle località di Morarano, Lavatehezana e Antsahatanteraka con allestimento di serbatoi e messa in opera di un gruppo elettrogeno per il pompaggio dell’acqua potrà finalmente garantire l’approvvigionamento idrico per le famiglie e i campi. MYANMAR - Puntare sull’agricolturaUn sostegno concreto alle comunità che abitano 13 villaggi del distretto di Keng Tung dello Stato di Shan, nella zona centro-orientale del Myanmar, tristemente famosa per la presenza massiccia di coltivazioni di oppio. Si tratta di un’area dove la mancanza di infrastrutture, le misure igieniche insufficienti e l’alto costo dei medicinali di base mettono a dura prova le condizioni di vita della popolazione. Grazie ai fondi stanziati dal Comitato Cei sarà avviato un programma di formazione della durata di 36 mesi per l’apprendimento di tecniche aggiornate per l’agricoltura e l’allevamento al quale si affiancherà la costruzione di cinque pozzi e undici piccoli acquedotti per il rifornimento idrico delle famiglie e dei terreni.INDIA - Potenziare l’ospedaleLa diocesi di Bhopal, nella regione Madhya Pradesh in India, è una zona ad altissima densità demografica, con una marcata presenza di emarginazione e povertà. Circa l’80% della popolazione è affetta da cataratta e altre patologie oculari, in numerosi casi come conseguenza del disastro ecologico del 1984, quando da uno stabilimento industriale si verificò la fuoriuscita di 40 tonnellate di gas tossico utilizzato per la produzione di pesticidi. Una tragedia che a distanza di anni continua a segnare i destini dei più poveri. La Franciscan Clarist Congregation, la famiglia di religiose fondata in Kerala nel lontano 1888 e che attualmente gestisce l’ospedale St. Joseph di Hoshangabad, ha presentato il progetto per aumentare le prestazioni della struttura sanitaria esistente. I fondi dell’otto per mille permetteranno di trasformare questo sogno in realtà: con il finanziamento accordato dal Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, infatti, si procederà alla costruzione di una nuova ala dove collocare il reparto di oftalmologia oltre che all’acquisto di un’ambulanza e delle attrezzature specifiche per lo svolgimento delle funzioni di diagnosi e cura. In questo modo si eviterà che molte persone nascano e muoiano cieche.
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