venerdì 9 ottobre 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
«Il demonio è una realtà. Penso che pochi Papi abbiamo parlato tanto del diavolo come fa Francesco. È una realtà che per esempio ci fa cadere nella tentazione di opporci, di fare partiti. Di entrare nella logica della divisione. Il diavolo, diá-ballo, è alla lettera colui che divide, che provoca confusione. Anche Gesù ha detto che dobbiamo avere paura di questo. Però senza lasciarci condizionare». L’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn non ha esitato a chiamare con il loro nome i tentativi di minare il processo sinodale in corso. Tentativi orchestrati da certe consorterie avvezze a distorcere con letture pregiudiziali e viziate gli eventi per demolire il Custode della fede e impedire la comunione tra i pastori riuniti in assemblea cum e sub Petro. Come quello di chi da fuori ha voluto rappresentare le differenze di visioni e di sensibilità geoculturali presenti al Sinodo come il frutto di una contrapposizione tra un Occidente lassista e un’Africa con pastori più fedeli alla dottrina in materie come la comunione ai divorziati risposati o l’omosessualità. E di conseguenza presentare questi vescovi come fautori di un blocco riluttante all’avanzamento dei lavori sinodali. Ma ieri, nel corso del briefing quotidiano in Sala Stampa, proprio l’arcivescovo di Accra in Ghana, Gabriel Chrales Palmer-Buckle, a nome dell’episcopato africano, ha tagliato corto con chi domandava se l’Africa stesse bloccando i lavori dell’assemblea. «Qui non s’intende bloccare nessuno, ma lavorare collegialmente per il bene della Chiesa». Da parte sua il cardinale Edoardo Menichelli non ha fatto che ribadire come l’assemblea sia un «Sinodo di popolo frutto del contributo di tutte le diocesi del mondo» con «un testo su cui ragionare, l’Instrumentum laboris, che descrive la fenomenologia attuale della famiglia non solo in contesto europeo ma universale» e che «permette di conoscere la vita delle persone, delle famiglie nei diversi contesti e di come si relaziona la Chiesa al riguardo». La logica del complotto, l’«ermeneutica cospirativa» dalla quale il Papa mette in guardia, non distorce soltanto la realtà. «È curioso che di quell’uomo qui non si dice il nome» ha detto papa Papa Francesco nella Messa mattutina di ieri celebrata a Santa Marta prendendo spunto dalle letture del giorno riguardanti un passo evangelico nel quale si fa riferimento ai malvagi. «Di quelli che seminano il male, nel Libro della Memoria di Dio, non c’è nome: è un malvagio, è un truffatore, è uno sfruttatore… Non hanno nome, soltanto hanno aggettivi… E cosa dice il Salmo sui malvagi? Pula che il vento disperde. Perché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: