Nuovo intervento di papa Francesco sul tema degli abusi sui minori. Con un «rescrittto», il Pontefice ha infatti istituito «un Collegio, all’interno della Congregazione per la dottrina della fede, per l’esame dei ricorsi di ecclesiastici per i
delicta graviora», cioè contro la fede (come eresia, apostasia e scisma), i Sacramenti (Eucaristia, Penitenza e Ordine) e la morale. I delitti più gravi contro l’Eucaristia riguardano tra gli altri l’asportazione, la conservazione a scopo sacrilego o la profanazione delle specie consacrate.Una «buona soluzione per facilitare i lavori ed evitare l’accumulo dei ricorsi» ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi presentando il documento pontificio. Obiettivo del Collegio, come si legge anche nello stesso «rescritto», è proprio quello di dotare la Congregazione di «un’istanza per una maggior efficienza nell’esame dei ricorsi», precisando anche che tutto questo accade «senza che vengano modificate le competenze in materia» della Sessione ordinaria della Congregazione, che attualmente giudica sui procedimenti. «Bisognava alleggerire l’accumulo di lavoro della Sessione ordinaria della Congregazione per la dottrina della fede sull’esame dei ricorsi presentati da ecclesiastici, sui giudizi dei processi diocesani, che vengono presentati nell’ambito dei procedimenti penali, giudiziali e amministrativi per i delitti più gravi, cioè commessi contro la fede, i Sacramenti e la morale – spiega padre Lombardi – e che in buona parte riguardano le cause per gli abusi sessuali sui minori. I casi che riguardano i sacerdoti ora vanno tutti al Collegio, mentre quelli che interessano cardinali e vescovi restano alla sessione ordinaria».Il testo pubblicato ieri si inserisce nelle procedure contro i
delicta graviora, tra cui gli abusi sui minori compiuti da esponenti del clero, che già nel maggio 2010 erano stati precisati nella competenza specifica della Congregazione per la dottrina della fede. «Nel giudicare i delitti sopra indicati – si legge nel testo papale –, la Congregazione per la dottrina della fede procede tramite processo penale, giudiziale o amministrativo, salva la possibilità di sottoporre direttamente la decisione al Sommo Pontefice per i casi gravissimi. Resta inteso, relativamente ai delitti contro la fede, che la competenza in prima istanza è dell’ordinario o del gerarca». Nello stesso tempo, si legge ancora nel documento «a motivo del numero dei ricorsi e della necessità di garantire un più rapido esame degli stessi», il Pontefice, «dopo approfondita riflessione», ha deciso di istituire il Collegio.Nel primo articolo, il rescritto stabilisce che il Collegio sia composto «da sette cardinali o vescovi, che possono esser sia membri del dicastero, sia esterni ad esso». Tutti i componenti e il presidente, precisa l’articolo 2, «sono nominati dal Papa». L’articolo 3 precisa che il Collegio «è un’istanza di cui la Sessione ordinaria (Feria IV) della Congregazione si dota per una maggiore efficienza nell’esame dei ricorsi, senza che vengano modificate le sue competenze in materia così come stabilite dal medesimo». In questa opera di snellimento dei tempi, il Collegio dovrà comunque, si legge all’articolo 5, «informare periodicamente delle proprie decisioni la Sessione ordinaria». A quest’ultima, si legge nell’articolo 4, restano assegnati i casi nei quali «il reo sia insignito della dignità episcopale», con la possibilità di «decidere casi particolari a giudizio del Papa». Inoltre alla Sessione ordinaria «potranno essere deferiti altri casi a giudizio del Collegio». All’articolo 6 si prevede che «un apposito regolamento interno determinerà le modalità operative del Collegio». Il «rescritto» di ieri, si inserisce in una lotta contro la pedofilia che papa Francesco ha intrapreso. Oltre ad alcuni casi di rimozione di vescovi coinvolti in simili atti, nel dicembre dello scorso anno Bergoglio ha creato una Pontificia Commissione per la tutela dei minori.