"Nella riforma della Curia non si parte da zero, anche se penso che non vi sia niente di stabilito. Si tratterà di un confronto vero per cercare le forme migliori, per capire come riformulare alcune figure, come includere cose nuove che emergono, come mettere in circolazione e in dialogo quelle già esistenti. Qualche ufficio si può togliere, qualche altro aggiungere. Non c'è niente di strano. Si lavorerà nell'ottica di far funzionare meglio le cose". Così monsignor Marcello Semeraro, segretario del gruppo di otto cardinali scelti dal Pontefice per studiare la revisione della Curia romana, risponde all'intervista di
Famiglia Cristiana in edicola questa settimana."Sicuramente i compiti e le funzioni di questo gruppo diverranno più chiari nel tempo". "Il Consiglio è fondamentale all'interno della Chiesa. Sia nel senso attivo del dare un consiglio, sia in quello passivo del chiederlo". Inoltre, precisa: "Il gruppo non è in contrapposizione a nessuno, tantomeno alla Curia romana. Sono due cose distinte. Il gruppo non si sostituisce alla Curia e non ne fa parte. Vorrei sottolineare che il fatto che il Papa abbia scelto cardinali di ogni continente e quasi tutti "vescovi residenziali" dà l'ideadi quanto gli stia a cuore la situazione della Chiesa universale e il contatto stretto con la realtà. Per quanto riguarda poi la revisione della Costituzione Pastor bonus, il gruppo dei cardinali non è chiamato a prendere decisioni, ma a dare consigli al Papa su come adattare meglio le strutture al mutare dei tempi". Raccontando come ha saputo della nomina a segretario del Consiglio, monsignor Semeraro ha rivelato che il Papa ha chiamato direttamente alla Curia di Albano, di cui lui è vescovo. "Ci ha spiazzati tanto che qui in Curia, all'inizio, non si era capito che si trattasse del Papa, pensavamo a qualche sacerdote di nome Francesco".