Più di 100mila partecipanti (30mila allo stadio di
Macerata, molti altri che si sono aggiunti lungo il percorso), battuto il
record dell’anno scorso. Aumento delle delegazioni dall’estero (anche dal
Paraguay). Una telefonata in diretta del Papa al vescovo di Fabriano-Matelica,
Giancarlo Vecerrica, che ha mandato in visibilio i pellegrini (leggi il testo). Molti gli ingredienti forti
che sabato e domenica hanno dato sapore alla trentaseiesima edizione del pellegrinaggio
a piedi da Macerata a Loreto, un grande gesto di popolo promosso da Comunione e
Liberazione e al quale aderiscono associazioni, movimenti e le diocesi delle
Marche. A presiedere la celebrazione della Messa il segretario di Stato
vaticano cardinale Pietro Parolin, che ha espresso parole forti di elogio per
la manifestazione. Prima della Messa, incontrando i giornalisti, aveva detto:
«Mi colpisce la partecipazione in crescendo di tanta gente, anche di chi non si
riconosce nella Chiesa ma che qui trova un avvio di risposta alle sue domande
esistenziali. La risposta, infatti, è nella vicinanza, nell’incontro, nel farsi
prossimo di tutti: questo, come ci insegna il Papa, permetterà a Gesù di dare
una risposta». E accogliendo all’alba di domenica sul sagrato del santuario di
Loreto i pellegrini che avevano camminato tutta la notte li ha ringraziati per
la testimonianza di fede e di dedizione che questo gesto porta con sé: “Il Papa
conta su di voi”.
L’EUCARESTIA IN STRADA
Il percorso del pellegrinaggio si snoda lungo la campagna
marchigiana ripercorrendo l’itinerario battuto per secoli dalle genti del posto
che andavano alla Santa Casa di Loreto per ringraziare o chiedere grazie alla
Madonna. Alle finestre delle case e ai bordi delle strade migliaia di persone
attendono l’arrivo dei pellegrini, si uniscono alla preghiera, addobbano le
case e i balconi con paramenti e immagini sacre: una commovente testimonianza
di quanto il pellegrinaggio, il più partecipato tra quelli che si svolgono a
piedi in Italia, sia radicato nella popolazione. Da anni il parroco di
Sambucheto, una frazione del Comune di Montecassiano, espone il Santissimo ai
bordi della strada e i pellegrini al passaggio si inginocchiano.
NO DIO NO PARTY
Il titolo della trentaseiesima edizione era “Di
cosa abbiamo bisogno per vivere?”, una frase che invita ad andare al fondo
delle domande che abitano il cuore dell’uomo contemporaneo, a cui non bastano
più le promesse delle ideologie e i falsi miti contrabbandati dal mercato o
dalle mode. A queste domande solo Dio sa rispondere in maniera esaustiva, e
questo può accadere solo incontrandolo fisicamente, come è accaduto duemila
anni fa a tanti protagonisti del Vangelo. Gente che dopo essere stata raggiunta
dallo sguardo d’amore di Gesù e avere sperimentato la sua umanità, ha
cominciato a vivere diversamente. Lungo i secoli la Chiesa ha permesso che
quello sguardo d’amore continuasse a riproporsi, fino a oggi. Un cartello (tra
le decine che costellavano i muri e le strade lungo i 28 chilometri del
percorso) ripropone il titolo del pellegrinaggio di quest’anno e la dinamica di
questo incontro: senza Dio non si può davvero fare festa.
L’ARRIVO ALL’ALBA
Di
grande impatto emotivo la visione del sole che sorge dal mare quando i primi
pellegrini arrivano sui colli che portano verso la Santa Casa di Loreto. La
strofa di uno dei canti eseguiti durante la notte, e che appartiene alla grande
tradizione popolare mariana, recita: “Dell'aurora tu sorgi più
bella,coi tuoi raggi fai lieta la terra,e fra gli astri che il cielo rinserra
non v'e' stella più bella di te. Bella tu sei qual sole…”. Durante il percorso
la contemplazione del cielo stellato, i profumi e gli squarci della campagna
marchigiana, il canto dei grilli, la visione del sole che sbuca dal mare
quando mancano pochi chilometri all’arrivo alla Santa Casa di Loreto, tutto
concorre a rendere più suggestiva l’esperienza dei pellegrini, e a cogliere
quanto il creato parla della presenza del Mistero.