La Messa celebrata presso la tomba di Matteo Ricci a Pechino
C'è un filo rosso che lega la Cina e l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Non sono solo i tanti cinesi che frequentano le diverse facoltà o i master dell'ateneo italiano, i progetti comuni con università del gigante asiatico, come la Fudan University di Shanghai e alla Blcu-Beijing Language and Culture University di Pechino (con quest'ultima istituzione la collaborazione passa in particolar modo attraverso l'Istituto Confucio presente anche presso la Cattolica). C'è anche un trait d'union che risale addirittura agi anni '20. La venerabile Armida Barelli, cofondatrice dell'Università Cattolica, nel 1922, proprio mentre si accingeva a vedere realizzato il suo sogno educativo, riuscì a far aprire nella Cina settentrionale – Paese in cui per altro non mise mai piede, ma che le fu sempre particolarmente caro – un dispensario per i poveri e un istituto per assistere le ragazze povere che maturavano una vocazione religiosa. Ne nacque un istituto religioso, dedicato a Benedetto XV, che ancora oggi conta oltre 250 suore.
E a incontrarle nei giorni scorsi a Xi'An – l'antica città imperiale, famosa soprattutto per l'esercito di terra cotta – è stata proprio una delegazione dell'Università Cattolica – una sessantina di persone, 20 professori con al seguito parenti e amici – guidata dall'assistente ecclesiastico, il vescovo Claudio Giuliodori. Solo una tappa, ma non tra le meno significative, di una "spedizione" durata 9 giorni, dal 22 al 31 agosto.«Tutto il viaggio aveva come filo conduttore la testimonianza e l'insegnamento del grande gesuita maceratese Matteo Ricci – ha raccontato all'agenzia Sir Giuliodori, che è stato anche vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia – che ha segnato la storia culturale e scientifica cinese percorrendo nuove e affascinanti strade per l'evangelizzazione. Appena arrivati in Cina abbiamo fatto visita al Xu Guangqi Memorial Hall che ricorda il più importante collaboratore cinese di Matteo Ricci, tra i primi battezzati con il nome di Paolo e tra i più rappresentanti funzionari imperiali del suo tempo. È stato ministro dell'agricoltura e della difesa e perfino primo ministro sotto la dinastia Ming. A Pechino poi abbiamo visitato la Cattedrale del Sud Nan Tang costruita esattamente nel luogo concesso dall'imperatore per l'insediamento, a partire dal 1601, della prima comunità dei gesuiti guidata da Matteo Ricci.
Oltre ad aver visitato l'Osservatorio astronomico antico, dove è ben documentata la presenza e l'opera dei gesuiti nel campo dell'astronomia in Cina, abbiamo vissuto il momento più alto e significativo del viaggio con la celebrazione della Messa sulla tomba dell'illustre gesuita che si trova nel giardino di quella che attualmente è la sede del partito comunista di Pechino».E parlando sempre di Matteo Ricci e del suo messaggio per l'oggi e per una realtà come l'Università Cattolica, Giuliodori ne ha sottolineato un aspetto: «La particolare ammirazione che il popolo cinese esprime, ancora oggi, nei confronti di Li Madou, il nome cinese di padre Ricci, conferma la grandezza del suo metodo missionario che ha saputo declinare l'annuncio del Vangelo attraverso tutte le strade della cultura, della scienza, dell'arte e del dialogo sia filosofico che religioso.
Il suo messaggio pertanto è di straordinaria attualità anche per un'istituzione universitaria come la nostra che ha il compito di formare le nuove generazioni ad un sapere aperto a tutte le conoscenze a partire da una visione che si ispira all'universalismo cattolico e alla ricerca sincera della verità».Sullo sfondo di tutto resta la Cina, Paese dalle immense potenzialità e con il quale la Santa Sede è impegnata in un faticoso dialogo... «Basta un semplice viaggio culturale come questo – ha commentato l'assistente ecclesiastico della Cattolica – per rendersi conto di quale sviluppo e di quale rilevanza politica, economica e culturale la Cina va assumendo per i cambiamenti interni e per il suo ruolo in ambito mondiale. Non sarà possibile pensare il futuro del pianeta senza confrontarsi con questo grande popolo che conta circa un miliardo e mezzo di persone e che sta vivendo una delle sue stagioni di maggiore dinamismo e crescita, ovviamente con una complessità di situazioni e di problematiche i cui esiti non sono facili da prevedere. È evidente che ogni iniziativa di dialogo e di incontro, nello stile di amicizia insegnato da Matteo Ricci non potrà che agevolare la conoscenza, la stima e la collaborazione per un cammino, come auspicato anche da papa Francesco, di pace, concordia e armonia, termini tanto cari alla cultura tradizionale cinese e propedeutici anche all'accoglienza del Vangelo».