venerdì 27 giugno 2014
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​«La prima impressione? Un respiro ampio. Si avverte con chiarezza l’attenzione di tutte le Chiesa locali e dell’intera famiglia umana sul tema della famiglia». Tommaso Cioncolini con la moglie Giulia, della diocesi di Jesi, è un collaboratore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia.Quello del documento non è un materiale fin troppo ampio e complesso?Direi semmai che mette ordine nell’indubbia complessità delle situazioni. A partire dalla difficoltà a far conoscere e recepire la ricchezza della parola del magistero, di cui invece è necessario riconquistare il gusto e assaporare il fascino. Purtroppo manca ancora un annuncio davvero qualificato, attento alle sfide del tempo. Così è positivo che nelle sue pagine si respirino le trasformazioni della società, con i suoi macrofenomeni che finiscono per incidere in profondità nel cuore di ogni singolo uomo. Infine, descrive non solo il momento di transizione e disorientamento del fenomeno famiglia, ma come e quanto l’uomo abbia comunque a cuore la famiglia stessa, e non possa né voglia farne a meno.In questo senso, quale può essere la priorità pastorale?Mi sembra che lo strumento di lavoro del Sinodo sia chiaro: occorre investire nella formazione del clero, perché spesso, purtroppo, è il clero stesso a dimostrare di non conoscere la ricchezza del magistero sulla famiglia, a cominciare dalla recente Evangelii gaudium. Sia chiaro, i fedeli laici seguono a ruota. Ma a 50 anni dal Concilio è davvero giunto il momento di raccoglierne i frutti e dare una svolta, positiva, ai percorsi formativi in preparazione al matrimonio.In quale direzione?La ricchezza del Sacramento del matrimonio ci obbliga a una preparazione, e a un annuncio, tanto articolati quanto semplici e chiari. Di sicuro non possono più ridursi all’illustrazione dei tratti fondamentali del matrimonio, e basta. Devono invece assumere sempre più la forma di autentici itinerari di fede. All’ultimo Concistoro era il cardinale Kasper a ricordarci come la nostra sia un’epoca di «pagani battezzati». Un’espressione forte ma aderente alla realtà. È necessario recuperare i nodi fondamentali della fede cristiana.Tutto questo, però, è possibile soltanto se esistono comunità cristiane che si prendono a cuore l’impresa, dedicandole tutte le energie necessarie.Sì, la comunità è importantissima. Dove è viva, accogliente e capace di coinvolgere, tutto assume un colore e una dimensione diversi. Anche se la crisi non sparisce, e il suo peso continua a essere avvertito, è possibile farvi fronte.Pensate di cominciare a utilizzare le indicazioni del documento già da subito?Sì, credo sia possibile raccogliere alcune sue intuizioni. Ad esempio, occorrono piste pastorali, tentativi di annunciare il Vangelo del matrimonio e della famiglia, che non si appiattiscano in un’unica forma spirituale. Non è assolutamente concepibile, per esser chiari, una pastorale familiare ridotta a un’élite di salotti buoni. Bisogna accogliere e trasformarsi, mettendo la famiglia al centro della pastorale. Il fascino della famiglia dovrebbe essere avvertito in ogni espressione pastorale: carità, liturgia, catechesi, giovani.
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