martedì 19 marzo 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
​«Ho finito perfino il mate. Però se lo gradisce, lo faccio comprare subito… Jorge, Jorgeeee….». La casa di Maria Elena Bergoglio è assediata. Vicini, amici, conoscenti, curiosi, giornalisti: insomma chiunque suona il campanello di questa villetta semplice a Ituzaingó, poco distante dalla congestionata General Paz, l’autostrada-spartiacque tra Buenos Aires e la sua provincia. Il fatto incredibile è che puntualmente Maria Elena apre la porta e lo riceve. Sempre. Nonostante a questa signora di 65 anni, impiegata in pensione, manchi ormai la voce: sussurra ma non smette di parlare. Neppure quando, di tanto in tanto, gli occhi si chiudono per la stanchezza. «Mi perdoni, è una settimana che non dormo. Ma anche io devo fare la mia parte». Una parte non facile quella di sorella del Papa. Maria Elena, però, se la cava perfettamente. Una dote di famiglia? «Jorge mi ha insegnato ad essere disponibile. Ad accogliere, sempre, anche quando costa sacrificio». Jorge, il nome torna per la seconda volta. La domanda è doverosa: «Insomma quanti Jorge ci sono in questa casa?». Maria Elena non fa in tempo a rispondere. Un giovane alto e magro, coi capelli castano chiarissimi, un po’ lunghi e raccolti in una coda, si affaccia sulla soglia. «Sono Jorge II – dice, ridendo –. Quello vero, il primo, è mio zio». Cioè il Papa. Che il nome non sia stato scelto in modo casuale è ovvio. «Certo che l’ho chiamato Jorge in onore al mio fratello speciale – spiega Maria Elena –. Abbiamo sempre avuto un rapporto molto stretto, nonostante i 12 anni di differenza. Ero la più piccola della famiglia e Jorge mi ha sempre coccolato e protetto. Ogni volta che avevo un problema correvo da lui. C’era sempre». E così è stato anche dopo. Nonostante i mille impegni del gesuita e poi arcivescovo Jorge Bergoglio. «Non c’era settimana che non ci telefonassimo. Veniva poco, però. La domenica agli asado (grigliata di carne che si consuma in particolare nei giorni di festa, ndr) familiari preferiva le visite alle baraccopoli. Lui è così: totalmente devoto alla missione di pastore. E di pastore degli ultimi». Il legame con la sua famiglia – e in particolare con Maria Elena, la sola rimasta dei quattro fratelli del Pontefice – si è conservato forte. «Sono stati mamma e papà a trasmetterci il valore dell’amore familiare. Quando, 37 anni fa, gli ho chiesto di fare da padrino al mio primo figlio si è emozionato. Poi gli ho detto che lo chiamavo come lui….». Gli occhi di Maria Elena si fanno lucidi. «Mi scusi, rido e piango, non so nemmeno come mi sento. Ancora non ho avuto modo di pensarci…». Mentre Maria Elena cerca di riprendere il filo, è Jorge ad alleviare la commozione con una battuta. «Eh sì, è il mio padrino. E sono anche il suo nipote preferito», scherza. «Zio Jorge è una persona molto aperta: parlavamo di tutto, a lungo… Il ricordo più bello? Non so, non è niente di tangibile. È la sua voce calma, l’affetto, tutte le volte che abbracciandomi mi ha fatto sentire al sicuro…».Un’automobile suona il clacson mentre passa vicino alla casa. «Viva il Papa!», urla il conducente. Dalla villetta di fronte, una ragazzina risponde: «Viva Francesco!». I suoi genitori hanno verniciato di bianco e giallo le inferriate in omaggio al cardinal Bergoglio. Iris, la cagnetta nera di casa Bergoglio, abbaia svogliata. Poi si riaccuccia, rassegnata. Maria Elena sorride: «È così da mercoledì. Lo sa che non sono nemmeno riuscita a sentire le parole che ha detto Jorge dal balcone di San Pietro, appena eletto? In quel momento, ha cominciato a squillare il telefono, poi il campanello…». Il giorno dopo, la telefonata da Roma. «Non sono stata capace di dirgli niente. E nemmeno lui. L’emozione era troppa. Ho sentito solo che mi ripeteva: “Non preoccuparti, sto bene, prega per me”». Ed è proprio ciò che Maria Elena e i due figli, Jorge e Juan di 29 anni, hanno fatto ieri notte. In una veglia familiare molto privata. «Solo noi tre. Poi alle 5 guarderemo la prima Messa di Jorge dalla tv. Perché non siamo andati a Roma? Per rispettare la volontà di Jorge che ha chiesto di dare ai poveri i soldi del biglietto. Staremo vicino a lui nella preghiera».Maria Elena fa fatica a riordinare i pensieri. Vorrebbe raccontare dettagli, curiosità, «ma i ricordi sono come congelati. Beh però una cosa gliela posso dire. Tutti hanno scritto che a Jorge piace il tango, l’opera e il calcio. Ma lo sa che è anche un ottimo cuoco? Fa dei gamberi ripieni fantastici, sono il suo piatto preferito… Ora ci toccherà andare in Vaticano per provarli», ride. Impossibile non restare conquistati dal fascino spontaneo di questa signora, terribilmente semplice e allo stesso tempo, determinata. Che, al momento del commiato, dà un bacio sulla guancia e un abbraccio a ognuno degli assedianti. E mentre stringe il visitatore gli sussurra: «Per favore, non si dimentichi di dire una preghiera per Jorge».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: