Chi lo ha chiamato «prestito della speranza» aveva visto giusto. In effetti, in tempi di crisi, il bene che si esaurisce prima degli altri è proprio la capacità di sperare. Quando la Conferenza episcopale italiana ha lanciato questa iniziativa che nel 2011 ha cominciato a funzionare a pieno regime, riaccendere la speranza – per le famiglie che ne hanno usufruito – è stato come tornare a respirare dopo un periodo di apnea.Il “Prestito della Speranza” consiste in 500 euro mensili per un anno (rinnovabili per altri 12 mesi) a favore delle famiglie in difficoltà economica in seguito alla perdita parziale o totale del reddito. I soldi vengono concessi a un tasso molto agevolato e sono garantiti da un Fondo di 30 milioni costituito anche con i proventi della Colletta effettuata in tutte le chiese italiane il 31 maggio 2009. Le banche (dopo una breve istruttoria) erogano la cifra alle famiglie, individuate di concerto da parrocchie e Caritas. Il Prestito è rimborsabile non prima di un certo periodo e comunque entro 5 anni.Stando agli ultimi dati disponibili, le famiglie che hanno potuto accedere al prestito sono 550 mentre si trovano in fase di valutazione altre 629 domande. Soprattutto il semestre marzo-agosto 2011 è stato particolarmente positivo. Al punto che il cardinale presidente della Cei, Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio permanente dello scorso settembre, aveva definito l’iniziativa uno degli esempi più chiari di “partecipazione sincera della comunità credente alle ansie comuni”.I risultati sono tangibili. Mentre nel primo periodo (15 mesi, cioè fino a tutto il 2010) la pratiche valutate erano state 570 (con una media di 1,5 al giorno), in soli sei mesi (marzo-agosto 2011) sono state prese in considerazione 1256 domande (7 al giorno). Nella prima fase i prestiti erogati sono stati 170, a fronte di 219 pratiche respinte, e 52 risultano ancora in valutazione. Invece, nel semestre considerato di quest’anno hanno ottenuto prestiti 380 famiglie, a fronte di 299 domande respinte. Altre 577 domande attendono di essere esaminate. Per effetto di questi risultati, dunque, il tasso di rifiuto da parte delle banche è sceso dal 55 al 30%. Un notevole passo avanti, che dà ancora più corpo alla speranza che il Prestito Cei-Abi vuole promuovere. Adesso, grazie ai risultati ottenuti, si apre una sorta di terza fase, avvalorata anche dal fatto che si sta allargando la base delle banche aderenti, a tutt’oggi 45. Le stime sulle potenzialità del progetto dicono infatti che se in sei mesi sono giunte 1256 domande, il trend annuo è di 2516. Calcolando che è stato accolto il 30% dei finanziamenti richiesti, il monte capitale impiegato è tra i 4,5 e i 6 milioni di euro. Ma una proiezione possibile prevede che se 150 Caritas operassero con la stessa intensità si arriverebbe a 6500 domande per anno con 1950 finanziamenti concessi, per un valore di 17 milioni di euro. Un traguardo non impossibile.