mercoledì 7 febbraio 2024
Le indagini della Questura hanno individuato minori e maggiorenni (italiani e stranieri) che si organizzavano in bande per il controllo del territorio. Sequestrati armi e droga
Un'immagine tratta dal video della Polizia di Stato di Piacenza sulle violenze compiute dalle bande giovanili

Un'immagine tratta dal video della Polizia di Stato di Piacenza sulle violenze compiute dalle bande giovanili - ANSA

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Quarantacinque giovani (minorenni e maggiorenni, italiani e stranieri) sono stati oggetto di misure di prevenzione (il cosiddetto "Daspo Willy") disposte dalla Questura di Piacenza nell’ambito dell’operazione “Streetbullying” volta al contrasto delle bande giovanili.

L’attività della Squadra volante e della Squadra mobile è nata in risposta a svariati episodi – rapine, risse, lesioni, porto abusivo d’armi, spaccio ed estorsione – avvenuti negli ultimi mesi nel centro di Piacenza, in particolare il Viale Pubblico Passeggio, piazzale Genova, Corso Vittorio Emanuele, via Negri e via IV Novembre.

Le indagini si sono avvalse di controlli sul territorio e delle telecamere di sorveglianza. Secondo i risultati delle indagini della Polizia i giovani, minorenni e appena maggiorenni, che cercavano di strutturarsi in vere e proprie bande organizzate per il predominio sul territorio.

Nel novembre scorso risse e aggressioni sono state ricondotte al tentativo di affermarsi di un certo gruppo, che segue particolari gruppi musicali, con capi d’abbigliamento appariscenti e un linguaggio spesso volgare. Ne sono derivati scontri anche violenti con altri giovani, liti apparentemente per futili motivi.

Anche un commerciante del centro è stato aggredito per aver rifiutato l’accesso ad alcuni giovani nel suo locale, riportando lesioni. In un’altra rissa, gli arredi esterni di un locale, sedie e panche, erano stati utilizzati come arme improprie e scagliati contro gli avversari.

I ragazzi si sentivano di fatto impunibili per le loro azioni, visto il clima di terrore creato tra i coetanei. Per le mani dei giovani giravano stupefacenti – non solo hashish, ma anche cocaina – destinata sia al consumo personale sia allo spaccio e armi, quali coltelli e tirapugni, di cui potersi avvalere durante gli scontri.

Tra i provvedimenti della questura, numerosi Daspo Willy, al fine di proibire ai giovani di frequentare il centro storico, teatro dei gravi episodi. Un neo-maggiorenne sarà anche proposto al Tribunale di Bologna per l’applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.

Colpito da misura di prevenzione anche il leader di un emergente gruppo musicale trap piacentino, già denunciato in seguito a indagini partite lo scorso anno assieme ad altri tre ragazzi, e indagato per spaccio di droga e contrabbando di sigarette elettroniche.

Secondo dati forniti - dopo lo stupro di gruppo di Catania - dal direttore del Servizio analisi criminale della Polizia di Stato, Stefano Delfini, dal 2010 «registriamo un incremento del 14% di minori denunciati ed arrestati. E i reati che crescono maggiormente sono quelli violenti: rapine, lesioni dolose, risse, percosse e violenze sessuali». In relazione a quest’ultimo reato, aggiunge Delfini, «ci sono stati i casi di Palermo, Torino, Caivano e ora Catania: qualcosa sta accadendo anche nel mondo giovanile nel campo delle relazioni tra pari, emerge un’assenza di educazione ai rapporti affettivi, che diventano malati».

In generale, quello della violenza giovanile, rileva Delfini, «è un tema strategico per il nostro Paese e per le forze di polizia che sono il primo punto di riferimento per i cittadini. La nostra linea è quella di puntare sulla prevenzione, oltre al contrasto, con la formazione del nostro personale ed iniziative di sensibilizzazione che facciamo in contesti degradati, nelle scuole o anche con l’apertura di palestre e strutture di gruppi sportivi delle forze dell’ordine come quelle al quartiere Sanità di Napoli o ad Ostia».

Sulle violenze giovanili, dopo i fatti di Catania, è intervenuta anche il procuratore capo presso il Tribunale dei minorenni di Palermo, Claudia Caramanna: «C’è l’amara constatazione che i giovani sono sempre più violenti e che si comportano con le donne come se fossero degli oggetti. Non capiscono le sofferenze che possono provocare e comunque non se ne curano affatto».

E quanto alle bande giovanili, aggiunge: «Abbiamo registrato un forte incremento delle lesioni personali e di risse in cui sono coinvolte baby gang o ragazzi che hanno superato da poco la maggiore età. È l’ennesimo segnale della rabbia e del disagio che agita questa generazione, acuiti probabilmente a causa delle restrizioni provocate dal Covid». Con i social che «fanno da cassa di risonanza ai modelli negativi».

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