Basta passeggiare: sfilare accanto ad almeno due persone che stiano discutendo insieme e l’argomento è sempre quello. Basta entrare in qualsiasi bar, prendersi un caffè e restarci cinque minuti: ciò di cui parlano gli avventori è sempre quello. Basta guardare i muri, coperti di manifesti ( la stragrande parte dei quali di Forza Nuova) che inneggiano alla sicurezza ed alla cacciata degli stranieri. Basta sentire il parroco di Santa Maria di Loreto, la chiesa più centrale di Guidonia: «Dobbiamo dimostrare che c’è un altro modo di affrontare il problema – dice padre Andrea Stefani – che con la contrapposizione violenta non risolveremo nulla» . Prima giovedì sera lo stupro bestiale di gruppo ad una ragazza ventunenne ( dopo aver rapinato lei e il suo fidanzato ed aver chiuso lui nel portabagagli della loro auto), poi domenica le botte a quattro romeni e cinque albanesi in tre episodi diversi – due in un bar, un altro per strada – con una vera e propria ' caccia all’immigrato' (usando mazze, aste di bandiere, manici di scopa e gridando « ammazziamoli » ) e soltanto perché probabilmente le bestie di giovedì erano stranieri, col risultato di due arrestati e diciotto identificati. Poi, ancora, le dichiarazioni allucinate di uno dei feriti albanesi ( dopo esser stato dimesso con tre settimane di prognosi): «Hanno avuto una violenza inaudita, ma io nel mio Paese, nelle loro condizioni, avrei fatto la stessa cosa». La spirale, perversa, è innescata. L’odio, ora, si nutre di se stesso, monta e vai a capire dove potrà portare. Nella piazza del Comune, vuota, ci sono i furgoni con le parabole sul tetto e i riflettori per le dirette tivù. Ma appena cala il primo buio, s’anima di gente. E non manca chi, già che c’è, ne approfitta per inalberare decine di cartelli con la stessa scritta: «No Rom a Casalbianco» , località a due passi da qui. La frase che si sente sempre e quasi dappertutto è quella ' standard' di queste circostanze: «Non siamo razzisti, ma è arrivata l’ora che questi stranieri se ne vadano» . Anche il Prefetto della capitale, Giuseppe Pecoraro, ieri mattina è venuto da questa parti a vedere coi propri occhi la situazione ( dicendo che « a Roma non c’è alcuna emergenza sicurezza » ). Padre Stefani è perentorio: «Quanto accade in questi giorni è una conseguenza dell’esasperazione causata anche da altri problemi, come la nostra città abbandonata a se stessa» . Città? «Lei lo sa che Guidonia conta ottantamila abitanti?» . Perentorio: «Qui c’è sempre stato un grave sfruttamento del territorio e delle sue risorse: il travertino, il cementificio che è fra i più grandi d’Europa e l’edilizia. Esiste un degrado su più fronti» . E il prezzo da prezzo da pagare, al solito, è inversamente proporzionale all’età: « Vuole che le dica qual ’ è la fascia più a rischio fra i nostri ragazzi? Quella fra i tredici e diciotto anni – va avanti il parroco –. Gli altri più grandi magari prendono la macchina e vanno a Roma, loro invece restano qui. Finendo spesso nel mirino degli spacciatori» . Piove e tira vento freddo. Qui stan- no aspettando: soprattutto, per ora, il confronto fra la coppia di fidanzati aggrediti e il romeno fermato domenica dai carabinieri per rapina, in casa del quale i militari hanno trovato un’ascia che potrebbe essere stata utilizzata anche nella rapina con stupro. Nel frattempo che si può fare? È ancora padre Stefani a suggerirlo: «Stasera ( ieri sera, ndr) ho riunito il consiglio pastorale parrocchiale, vedremo tutti insieme di concretizzare qualcosa » , poi si vedranno i parroci della zona e poi sempre questi ultimi con il vescovo di Tivoli, monsignor Mauro Parmeggiani» . Infine – continua il parroco – « vedremo di fare qualcosa» . Lui è pronto a manifestare: «Noi cattolici dobbiamo scendere in piazza, se necessario» , per dire che «bisogna credere e realizzare i grandi ideali, l’unica medicina per la nostra società». E se le bestie dovessero riaffacciarsi? Non vacilla neppure ora questo prete: «San Francesco ha dimostrato che con la condivisione e la bontà anche il lupo diventa mansueto». L’alternativa in fondo è semplice e davanti agli occhi: «Pensiamo che cacciare ed emarginare sia risposta o causa dell’emarginazione?» . Sera. Si spengono anche gli ultimi riflettori sulla piazza e i tecnici ripongono i i cavi elettrici. La gente che ancora è in giro chiacchiera, appassionatamente, e l’argomento è sempre quello. Le indagini non si fermano. Come paura e odio.