Test universitari al via, oggi, con un occhio alla Corte Costituzionale. I primi a cimentarsi con i quiz (un’ottantina circa prevalentemente di cultura generale), sono stati questa mattina gli aspiranti studenti di Medicina e Chirurgia, mentre domani si replicherà, ma soltanto per le facoltà mediche in lingua inglese. In questo caso, i test di ingresso si potranno effettuare anche in Germania, Gran Bretagna, India, Polonia e Stati Uniti. Giovedì toccherà quindi agli aspiranti architetti, mentre il 10 e 11 settembre sarà la volta di Veterinaria e delle professioni sanitarie.Secondo i dati diffusi dal Consiglio universitario nazionale, i candidati ai test d’ingresso a Medicina e Chirurgia sono 77mila, ma i posti a disposizione sono 10.173. In pratica, soltanto uno studente su otto riuscirà a immatricolarsi. Alla Sapienza di Roma i candidati sono 6.833, suddivisi in 85 aule, ma i posti disponibili sono 997, quindi il rapporto è di uno a 6,8. A Napoli si sono presentati in 8 mila per 1041 posti: tra loro anche un 63enne. Il traffico è andato in tilt nei due quartiere in cui si tengono i test per gli atenei Federico II e Seconda Università. I quesiti sono 80 e comprendono 40 test di cultura generale, 18 di biologia, 11 di chimica, 11 di matematica e fisica. Tra i quiz, anche uno sullo spread.In tutta Italia si sono svolti flash-mob e contestazioni degli studenti contro i test a numero chiuso, per richiedere "l'eliminazione di ogni barriera all'accesso e la conseguente possibilità per tanti studenti di entrare in università e non essere espulsi dal mondo della formazione". A Roma, Bari, Padova, Milano, Pisa, Siena e in tante altre città, in tutti gli atenei sono stati srotolati striscioni con scritto:"Profumo di chiuso. ConTESTiamolo! - liberiamo i saperi"e distribuiti volantini che mettevano in luce come i test d'ingresso siano soprattutto una lotteria; "questo - spiega Link-Coordinamento universitario - a causa dei numerosi errori presenti negli ultimi anni o delle conoscenze previste che molte volte dovrebbero essere acquisite durante il percorso di studio".Contro l'enorme divario tra aspiranti e ammessi si sta battendo l’Unione degli universitari (Udu), che non fa mistero della propria contrarietà ai test d’ingresso, tanto da aver promosso un ricorso alla Corte Costituzionale. «Da sempre – dice il coordinatore nazionale dell’Udu Michele Orezzi – ci battiamo contro il numero chiuso. Consideriamo infatti lesivo del diritto allo studio un metodo di sbarramento all’accesso come questo e crediamo che non sia in grado di verificare realmente la preparazione degli studenti che vogliono accedere all’università. Attendiamo fiduciosi la sentenza della Corte Costituzionale: speriamo che la Consulta possa dare ragione al nostro ricorso. Aspettando il responso, però, non ci fermeremo: saremo anche quest’anno vicini agli studenti per difendere il loro diritto ad accedere all’università e ad essere valutati in itinere e non come accade ora, in maniera aprioristica e con dei test pieni di errori che nulla hanno a che vedere con il merito e la competenza».Contro i test d’ingresso si schiera anche la Rete della conoscenza: «Nel nostro paese – ricorda il portavoce Luca Spadon – il 54% dei corsi di laurea sono a numero chiuso e per coloro che non riescono a superare le prove troppo spesso si profila un destino fatto di incertezze e precarietà. Riteniamo che sia inaccettabile continuare con questo strumento di selezione, criticato da tutti gli esperti, le cui domande spesso hanno un dubbio profilo scientifico oppure prevedono la conoscenza di temi che dovrebbero essere affrontati proprio durante il percorso universitario».A dare manforte agli studenti, è sceso in campo anche il Codacons, che ieri ha lanciato un appello al presidente del Consiglio, Mario Monti e al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, chiedendo l’eliminazione dei test d’ingresso. «Se, infatti – fa notare l’associazione di consumatori – la Consulta definisse incostituzionale il numero chiuso, cosa probabile essendo lesivo del diritto allo studio e del libero accesso alle professioni, garantiti dalla Costituzione agli articoli 3, 33 e 34 e dalle direttive comunitarie, scatterebbe una maxi
class action per i non ammessi».Il vero «collo di bottiglia» per gli aspiranti medici, secondo il presidente del Consiglio universitario nazionale (Cun), Andrea Lenzi, non sono però i test d’ingresso, ma «ma l’accesso alle specializzazioni e ai posti di medicina generale messi a bando dal Servizio sanitario nazionale». Infatti su 10mila studenti che supereranno i test e inizieranno il percorso di studi in medicina, riusciranno a laurearsi, fra 6 anni, 8.500/9.000 studenti (l’80% degli iscritti si laurea infatti entro il 1° anno fuori corso). I posti disponibili per le scuole di specializzazione sono invece 5mila e quelli per medicina generale circa mille. Resteranno così senza una occupazione qualificata 3mila nuovi medici.A tutti i candidati si è, infine, rivolto il ministro Profumo, attraverso un video messaggio pubblicato sul sito del Miur: «Questo test lo ricorderete, come io ricordo quello che feci quando decisi di andare al Politecnico di Torino. Vi auguro di essere nelle migliori condizioni e in bocca al lupo. Sono certo che sarete tutti molto motivati e nelle condizioni migliori per dare il vostro meglio. La vostra è una scelta impegnativa, una scelta che certamente segnerà la vostra vita», ha sottolineato.