giovedì 24 aprile 2014
Don Bruno Fasani sull'ordinanza del sindaco che vieta la distribuzione nelle piazze del centro: salvaguardare sia la fragilità sia il decoro urbano.
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«L'attenzione ai poveri non deve mai venir meno. Ma le regole della comune e civile convivenza vanno rispettate». All'indomani dell'ordinanza del sindaco veronese Flavio Tosi che vieta la distribuzione di pasti alle persone senza tetto nelle piazze centrali della città - pena una multa da 25 a 500 euro, qualcuno mette in guardia dalle facili strumentalizzazioni. L'ordinanza non vieta in toto la distribuzione del cibo, ma la "differisce" di alcune decine di metri. Il responsabile della comunicazione della diocesi, don Bruno Fasani, interpellato da Avvenire.it, ricorda gli sforzi messi in campo dalla città di Verona per l'accoglienza dei senza dimora e l'attenzione a tutte le persone disagiate. «Ogni città deve convivere con la fragilità: anche Verona non si sottrae all'imperativo di aiutare i più deboli, in tanti modi, in primis fornendo vitto e alloggio a chi non ha nulla. Ma tutti devono rispettare la civile convivenza e a nessuno è consentito arrecare danni agli spazi cittadini». Insomma, «sì, sempre, ai poveri, ma no al degrado», proprio lì dove la città accoglie il grande afflusso di turisti. Alcune aree del centro, è l'argomentazione del sindaco, «sono divenute negli ultimi mesi zona di bivacco permanente di numerose persone senza fissa dimora - alcune note alle forze dell’ordine e già colpite da provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale -. Nell’area è quindi aumentato in modo preoccupante il degrado urbano, con veri e propri accampamenti formati da materassi, resti di cibo, sporcizia ed un crescente pericolo igienico-sanitario dovuto ai bisogni fisiologici di coloro che bivaccano nelle ore serali e notturne». Tosi aggiunge anche che «alcune di queste zone sono sottoposte a vincolo monumentale e paesaggistico». Il sindaco Tosi ha chiarito che non si tratta di una misura contro i poveri, dato che il Comune ha predisposto da tempo locali adeguati per una somministrazione dignitosa dei pasti a chi ne ha bisogno. Anche se è noto che molti clochard, per mille motivi, non usufruiscono delle strutture fisse. Direttamente coinvolti dall'ordinanza sono i volontari della Ronda della carità, che operano ovunque si trovino clochard e persone in difficoltà, e che hanno finora rifocillato con viveri e beni di prima necessità i clochard proprio nelle aree in questione.«Rispettiamo l'ordinanza - fa sapere il presidente della Ronda, Marco Tezza -: a noi non cambia molto, perché da qualche giorno ci siamo spostati in una sede che dista 50 metri dalle piazze coinvolte dal divieto. Quindi basterà far venire lì i senza dimora per dare loro da mangiare". In ogni caso il presidente chiederà un incontro con il sindaco "per capire meglio i contorni dell'ordinanza". Fermo restando che nei casi in cui le persone senza tetto non possano spostarsi per motivi di salute l'assistenza non sarà negata: "Ci sono persone che hanno problemi di deambulazione e in quel caso non faremo mancare il nostro aiuto in loco»
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