I nodi che ingarbugliano i rapporti interni alla maggioranza e mettono in forse il prosieguo del governo Conte stanno per venire al pettine. Si guarda al 7 gennaio, data in cui il premier potrebbe presentare al Consiglio dei ministri un nuovo pacchetto sul Recovery Plan, ma già da domani (quando sarebbe pronto un nuovo testo del piano) ogni giorno è buono per uno strappo finale o, più difficile a questo punto, per una ricomposizione con Italia Viva, fortemente insoddisfatta di come finora il presidente del Consiglio e il governo hanno gestito la messa a punto del piano. Il clima nella maggioranza resta teso, in attesa dell’ultima tappa della verifica che al momento comunque non è ancora in calendario. Nel frattempo il braccio di ferro a distanza, iniziato nell’anno vecchio a colpi di dichiarazioni e punzecchiature mediatiche, va avanti in quello nuovo.
A sera Matteo Renzi tira le somme: «La partita è in mano a Conte. Noi abbiamo messo per iscritto le nostre proposte». Lo fa al termine di una giornata aperta con una doppia volée nei confronti di Conte, attraverso due interviste concesse dallo stesso Renzi, al Messaggero, e da Maria Elena Boschi a Repubblica. Entrambi accusano il premier di non voler ascoltare le istanze di Iv: «Conte ha detto che verrà in Parlamento. A mio giudizio ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo – incalza il senatore di Rignano –. Ma se ha scelto di andare a contarsi in Aula, accettiamo la sfida. Insomma, se il governo durerà, argomenta Renzi, «dipende da Conte prima e dal Parlamento poi». Toni analoghi da parte dell’ex ministra Boschi: «Dobbiamo decidere come spendere i soldi del Recovery Plan, serve una grande discussione politica. Ciascuno si assumerà il suo pezzetto di responsabilità – afferma –. Noi abbiamo scritto due documenti. Uno è la lettera del senatore Renzi al presidente Conte. L’altro è un documento con decine di osservazioni dei parlamentari di Iv al ministro Gualtieri. Aspettiamo le risposte». Nessuna minaccia, sostiene Boschi, «solo la richiesta di approfondire contenuti. Se le nostre idee non piacciono, allora le nostre poltrone non servono». Secondo voci di corridoio, tuttavia, al Mef il ministro dem Roberto Gualtieri non sarebbe intenzionato a dare ascolto quantomeno alle proposte renziane sull’utilizzo dei prestiti europei e sul deficit/debito che ne conseguirebbe. Nel resto della maggioranza, c’è chi richiama il discorso di fine d’anno del capo dello Stato sulla necessità di essere «costruttori » e ritiene il rischio di andare a nuove elezioni in piena emergenza sanitaria una vera «sciagura». La pensano così dentro Leu: «Una crisi di governo oggi è quanto di più irresponsabile si possa immaginare – avverte l’esponente di Leu e presidente del gruppo Misto al Senato Loredana De Petris –. Si tratterebbe di una crisi completamente al buio, perché il miraggio di una maggioranza alternativa alberga solo nelle fantasie di qualcuno ». Dal canto suo, dopo la conferenza stampa di fine anno, il premier non replica apertis verbis, ma – assicurano i suoi – continua a lavorare alacremente alla bozza del Piano. In ogni caso, le fibrillazioni nella maggioranza crescono e verosimilmente raggiungeranno l’acme la prossima settimana. Un invito alla responsabilità arriva dal presidente della Camera Roberto Fico, che chiede a «tutti i soggetti della maggioranza» uno «sforzo per scongiurare una crisi che sarebbe incomprensibile e disastrosa».