martedì 4 settembre 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
Lo avevano detto. «Questa è una sfida, ma noi non ci arrendiamo». Così ieri mattina i giovani della cooperativa Valle del Marro hanno ugualmente lavorato nell’uliveto di Castellace, confiscato alla cosca dei Mammoliti, dove nella sera del 28 agosto qualcuno ha distrutto col fuoco l’escavatore impegnato a estirpare le piante incendiate lo scorso anno. Un doppio attentato che preoccupa. «Ma l’impegno per la legalità e per un lavoro pulito non si può fermare», affermano con convinzione Giacomo Zappia e Domenico Fazzari, presidente e vicepresidente della cooperativa. E questo anche grazie alla “squadra del bene” che ancora una volta li sostiene. Una squadra che unisce imprenditori, cooperative, forze dell’ordine e volontariato. Così ieri al posto dell’escavatore incendiato c’era un mezzo messo a disposizione da Michele e Nino De Masi, imprenditori di Rizziconi da anni al fianco della cooperativa, simbolo in questa difficile terra, esempi della lotta al racket e alla violenza ’ndranghetista, ma anche della denuncia dei soprusi del sistema bancario. Il grande mezzo, indispensabile per togliere gli ulivi distrutti e permettere di impiantarne di nuovi, è stato trasportato dalla cooperativa edile Progresso e lavoro di Polistena, altro centro della piana di Gioia Tauro dove ha sede la Valle del Marro. Una bella collaborazione tra cooperative nel nome della solidarietà concreta.A tutelare questa "squadra" ci penseranno le forze dell’ordine. All’inizio dei lavori erano presenti i carabinieri, mentre gli uomini del Corpo forestale dello Stato sorveglieranno l’uliveto dalle 16 alle 8,30 del giorno dopo. Proprio nelle ore in cui è stato appiccato l’incendio. E questo per quattro giorni, necessari per terminare l’espianto dei circa novanta ulivi distrutti dalle fiamme nel giugno 2011. È il frutto del protocollo d’intesa tra Cfs e Libera, siglato all’inizio dell’estate dopo altri attentati alle coop in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Ricordiamo, infatti, che la Valle del Marro è nata dalla collaborazione tra l’associazione presieduta dal don Luigi Ciotti, la diocesi di Oppido-Palmi e col sostegno del Progetto Policoro delle Cei. Unici assenti, al di là della dichiarazioni di solidarietà, le istituzioni locali e regionali. Solo parole e niente di concreto per sostenere chi paga di persona scelte di legalità. Invece da oggi nell’uliveto lavoreranno anche una cinquantina di giovani partecipanti all’ultimo campo di lavoro. Vengono dalla Toscana e da Cento, in provincia di Ferrara. In tutto sono stati più di 350 i ragazzi che hanno scelto di dedicare una parte delle loro vacanze al lavoro sui  campi confiscati alla ’ndrangheta. Sono arrivati da tutta l’Italia, scuole e parrocchie, gruppi scout e associazioni di volontariato. Anche loro per dire che, malgrado fiamme e attentati, «qui la ’ndrangheta ha perso».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: