mercoledì 23 dicembre 2020
Intanto il ministro Francesco BoccIa avvisa: regole rigide ancora per tre mesi
Vaccini: si parte domenica con un'infermiera. Ma ci vorrà tempo, ecco perché

Ansa / Epa

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Un’infermiera, un operatore socio-sanitario, una ricercatrice e due medici dell’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma saranno, nell’ordine, i primi cinque professionisti italiani della sanità ad essere vaccinati contro il coronavirus domenica prossima, nel “Vaccine Day” che si celebrerà in tutta l’Unione Europea. Ognuno di loro riceverà il preparato Pfizer-Biontech al quale ieri l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) ha dato il via libera definitivo, approvandolo «per tutta la popolazione al di sopra dei 16 anni, senza controindicazioni» e garantendo che sarà somministrato «a tutti in modo gratuito».

Il piano d’urgenza con l’esercito. La prima tranche dei prodotti Pfizer-Biontech arriverà dunque dal Belgio il giorno di Santo Stefano direttamente all’Istituto di cura e ricerca per le malattie infettive di via Portuense a Roma: una scelta simbolica. Si tratta di 9.750 dosi destinate, secondo il “piano vaccini” predisposto dal commissario Arcuri, alle 300 sedi di somministrazione dislocate nelle 20 regioni italiane. Mantenendo in appositi freezer le fiale alla temperatura di 70 gradi sotto zero, come prescritto per la loro conservazione. E saranno i militari dell’esercito a distribuirle affinché il 27 dicembre si possano effettuare le iniezioni, in contemporanea in tutte le regioni d’Italia.

La riconoscenza di Mattarella ai militari. «Un ruolo prezioso e determinante sarà ricoperto dalle articolazioni della Difesa anche nelle attività fondamentali connesse alla gestione della campagna vaccinale, in concorso con il Servizio sanitario nazionale» ha sottolineato ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel videocollegamento con il Comando Operativo di vertice Interforze in occasione degli auguri di Natale.

Il percorso del vaccino. Addetti alla sanità e all’assistenza e anziani ricoverati nelle Rsa saranno i primi beneficiari del vaccino anti-Covid in questa fase di avvio. Lombardia (con 1.620), Emilia Romagna (975), Lazio (955), Piemonte (910) e Veneto (875) avranno il maggior numero di dosi in questa primissima fase della campagna vaccinale. Complessivamente, come ha confermato il commissario straordinario Domenico Arcuri, saranno oltre 202 milioni le fiale a disposizione del nostro Paese che giungeranno però dalle case farmaceutiche alla centrale di stoccaggio di Pratica di Mare non più in 15 ma in 21 mesi, «perché Sanofi, che doveva fornire 40milioni di dosi nel terzo e quarto trimestre del 2021, ritarderà nella consegna». Tuttavia, ha specificato Arcuri, «se le procedure di autorizzazione lo consentiranno» (all’appello mancano ancora Moderna, OxfordAstraZeneca e le altre aziende contattate), ci sarà «una quantità di dosi per vaccinare tra la prossima estate e l’autunno tutti gli italiani che lo vorranno». Alla profilassi di massa della popolazione contribuiranno 60mila medici, tra quelli di base, specialisti ambulatoriali e del 118 che hanno dato la loro disponibilità ad effettuare le iniziezioni, come ha annunciato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli. «Anche i farmacisti sono pronti a lavorare su tutti i fronti per sconfiggere finalmente questo flagello» ha assicurato il rappresentante della categoria, Andrea Mandelli.

Le assicurazioni dell’Aifa. L’Agenzia italiana del farmaco nell’esprimere il suo parere sul vaccino Pfizer-Biontech assicura che ha «un margine di sicurezza elevatissimo, intorno al 95%, anche di fronte ad eventuali mutazioni del virus» e non comporta rischi di assunzione, neanche a soggetti immunodepressi, anziani o donne in gravidanza e durante l’allattamento, «ma sarà necessario osservare le normali cautele del caso». Il direttore generale di Aifa, Nicola Magrini, ha spiegato che sono previsti programmi di farmacovigilanza attiva per capire quale sarà la risposta immunitaria. «Si valuteranno sia l’efficacia sia le reazioni avverse definite tali, con studi specifici su pazienti in dialisi, nelle Rsa e sulle donne incinte». E dei pazienti con la Sla ha detto: «Possono e devono essere vaccinati».

La curva pandemica sembra assestarsi. Ieri i nuovi casi sono stati 13.318 su 166.205 tamponi diagnosticati e il tasso di positività (rapporto contagiati-test) è scenso all’8% contro il 12,4% di lunedì. Ma continua a preoccupare l’aumento dei decessi che ieri hanno toccato quota 628 (erano 415 il giorno prima). Calano però, ancora, i ricoveri di pazienti con sintomi nei reparti ordinari (-197) e quelli dei malati in terapia intensiva (-44), alleggerendo la pressione sulle strutture ospedaliere. I dati complessivi del bollettino quotidiano del ministero della Salute e della Protezione civile parlano anche di 578.320 contagiati che si trovano in isolamento domiciliare e di 605.955 persone attualmente positive alla Sars-Cov2. Insomma, i contagi non si fermano: siamo ancora in piena pandemia.

Ma l’emergenza continua. Non basterà far passare la seconda ondata e avviare la campagna vaccinale per poter stare tranquilli. «A gennaio, febbraio e marzo avremo ancora tre mesi con regole rigide» ha precisato il ministro dei rapporti con le Regioni, Francesco Boccia. «Il 2021 è l’anno dell’uscita da questo incubo» ma per riuscirci «dobbiamo rispettare le regole e come arriviamo a gennaio dipende molto dai comportamenti dei prossimi 15 giorni».

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