giovedì 22 agosto 2024
Il ministro Urso attacca: «Non rispettano gli impegni». E avvisa: a rischio i fondi per la gigafactory di batterie a Termoli, da realizzare. La replica dell'azienda: tutti creino le giuste condizioni
Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy

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Ancora un affondo del governo contro Stellantis. Con parole nette del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: «Tocca alla Fiat (ha usato qui il vecchio nome dell’azienda confluita nel gruppo franco-italiano, ndr) assumersi la responsabilità sociale, tocca a Stellantis rilanciare l'auto in Italia e noi aspettiamo una risposta da tempo. Il governo ha fatto la sua parte, Stellantis no». Questa volta è finita nel mirino soprattutto la gigafactory di batterie per auto elettriche a Termoli (Campobasso), promessa dall’ex gruppo Fiat nel 2022 attraverso la conversione dell’attuale impianto locale di motori e cambi (con l’obiettivo di sfornare 40 GWh di accumulatori dal 2026), un progetto finanziato con 400 milioni dallo Stato e che per ora è stato sospeso.

Pronta la replica dell'azienda: «È essenziale che tutti gli attori della catena del valore, compreso il governo, contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività, la dinamica del mercato e anche per la tranquillità, indispensabili per realizzare la transizione epocale che la mobilità sta vivendo».

«Stellantis deve dare una risposta a breve. Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non mantiene gli impegni. E la scadenza è nelle prossime ore», insiste Urso. «Stellantis – ha continuato – deve dirci come vuole realizzare la crescita del sistema dei veicoli nel nostro Paese per raggiungere l'obiettivo del milione di veicoli, con cui Tavares disse di essere d'accordo. Devono dirci se davvero faranno la quinta auto a Melfi, se davvero investono su Pomigliano, se davvero intendono realizzare a Cassino, se intendono fare la 500 ibrida a Mirafiori. Stellantis non può presentarci contratti di sviluppo, come è successo, in cui richiede risorse allo Stato per ridurre l'occupazione. Deve capire che quelli si fanno con chi crea occupazione, non con chi la riduce».

Così, dopo aver ventilato nelle settimane scorse l’opzione di portare anche un costruttore cinese in Italia (con accordi, ha asserito a Rimini, che «rafforzeranno le nostre filiere produttive»), il ministro torna all’assalto riferendo anche dei colloqui con il ceo del gruppo Stellantis, Carlos Tavares: «Nel primo incontro mi chiese due cose. La prima di rimuovere l’ostacolo dell’Euro 7, e ci siamo riusciti. Poi un piano incentivi commisurato alla produzione in Italia e abbiamo fatto il più grande piano sull’auto: un miliardo di euro. Ma l’obiettivo del sostegno della produzione italiana non è stato raggiunto».

Il quadro di casa Stellantis preoccupa anche la Cisl: «La novità è che nel primo semestre del 2024 la produzione di veicoli del gruppo si è ridotta del 25% rispetto al 2023. Si segnalano preoccupazioni in quasi tutti gli stabilimenti italiani, in alcuni dei quali sta scadendo la cassa integrazione e se non si interviene con norme legislative finalizzate a prorogare, nel 2025 rischiamo di perdere circa 25mila posti di lavoro», ha dichiarato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. Per questo «penso che sia venuto il tempo che Stellantis presenti un serio progetto industriale – ha osservato il sindacalista –, non si può tirare troppo la corda. Ci sono difficoltà a Melfi, dove sono stati annunciati 5 nuovi modelli, ma ci vorrà del tempo». Inoltre, «non abbiamo notizie circa l’investimento della gigafactory a Termoli, Mirafiori è un bagno di sangue e da “capitale” dell'automotive nel nostro Paese sta vivendo una stagione di grande preoccupazione, di grande incertezza produttiva e occupazionale. Stessa cosa dicasi per Cassino e di Pomigliano».

Insomma, continua il braccio di ferro. Il manager Tavares deve affrontare anche la crisi del mercato dell’auto in Usa. Si sta elaborando un nuovo piano di esodi incentivati per ridurre il personale e anche con il licenziamento di quasi 2.500 operai nello stabilimento di Warren Truck. Mosse che hanno messo in allarme il sindacato Uaw, che ha poi minacciato nei giorni scorsi lo sciopero nazionale accusando Stellantis di non rispettare gli accordi stipulati nel 2023 con la firma del nuovo contratto collettivo. Nel frattempo, però, ai problemi di Tavares negli Usa si è aggiunta la class action avviata da un gruppo di azionisti che accusa la società di aver nascosto l’aumento delle scorte e altri segnali di debolezza, portando a un calo del prezzo dell’azione (-0,95% a Piazza Affari) dopo la pubblicazione della deludente semestrale.

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