Ripartire dalle periferie dell’esistenza con un’unica strategia, cambiare prima noi stessi per essere testimoni del Vangelo. Con don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, al termine del convegno nazionale di Quartu Sant’Elena (Cagliari), parliamo del ruolo dell’organismo pastorale nei prossimi due anni.
La povertà cresce incessantemente. Cosa può fare di più la Caritas nelle periferie esistenziali?La Caritas vuol essere l’evidenza della carità di Dio. Se noi manifestiamo con il nostro stile di vita quel che dovremmo essere, diamo testimonianza e creiamo partecipazione e condivisione. La redistribuzione poi è importante, significa togliersi qualcosa, per darlo agli altri. Questa è la Chiesa povera per i poveri e papa Francesco nell’
Evangelii Gaudium, raccomanda alla Chiesa di essere in uscita. Per incontrare, coinvolgere ed impostare una pastorale di conversione. Le Caritas diocesane da tempo si sono avviate in questa direzione, consapevoli di dover operare un "decentramento" in vista di una costante conversione pastorale. Sono state e saranno efficaci quanto più sono decentrate assumendo la logica del lievito.
Come cambierà la Caritas nei prossimi anni?Ovviamente i poveri e le nostre realtà ecclesiali sono e saranno i destinatari privilegiati della nostra azione, tuttavia, la prospettiva che dobbiamo assumere in maniera sempre più consapevole sarà piuttosto una animazione inclusiva. Già oggi questo avviene, ma dobbiamo organicamente pensarci come un soggetto ecclesiale che sceglie di parlare di povertà e condivisione al mondo dell’economia, della produzione, delle professioni, della scuola, dell’università, senza la pretesa di avere un ruolo istituzionale.
In concreto?A breve ad esempio firmeremo un protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione, università e ricerca, per l’educazione alla pace, alla mondialità, al dialogo, alla legalità e alla corresponsabilità. Papa Francesco ci invita a considerare che la carità «è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo. Ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici» (EG, 205). Mi sentirei anche di raccogliere una preoccupazione sentita da più parti, ossia quella del pericolo di derive assistenzialistiche. L’assistenza è sempre cosa molto buona, qualsiasi essa sia, in quanto conforme all’insegnamento evangelico. Diventa assistenzialismo quando non si bada principalmente alla persona, ma attraverso il gesto si è piuttosto concentrati su se stessi. Credo sia arrivato il momento di superare, almeno nel nostro ambiente, sia il modo di dire come il desiderio di voler discolpare o assolvere un certo disimpegno, nascondendoci dietro la giustificazione esibita tramite la desinenza dell’"ismo". Per il futuro, la Caritas è proiettata verso il Convegno nazionale ecclesiale di Firenze. La carità è il sale della terra, saremo presenza qualificata e qualificante.
Il governo nel programma di interventi sociali riprende l’introduzione del reddito minimo. Ci spera?Sì, e credo che sia positivo. In Italia occorre un contrasto più efficace alla povertà e occorre fare sistema. Su questo versante forniremo sostegno alle Caritas diocesane rispetto al bisogno alimentare delle famiglie. Il nuovo Fondo di aiuti europei ai più deprivati (Feamd) sarà realisticamente attivato dal ministero del Lavoro e politiche sociali dal prossimo autunno; la Caritas italiana destinerà un contributo straordinario per gli acquisti di beni alimentari da utilizzarsi entro il 30 settembre, con le stesse modalità dei Progetti anticrisi.
Oltre 40 mila migranti in Libia stanno per prendere il mare. Sarà emergenza?Abbiamo chiesto al governo di programmare per tempo. Faremo la nostra parte, ma dobbiamo tutti essere convinti che è impossibile pensare di concepire un’Europa a prescindere dalle migrazioni. Motivi su cui riflettere prima di cedere a slogan demagogici e populistici. La storia dimostra che senza la migrazione l’Europa non sarebbe stata cristiana. Andrebbe valutato con maggiore attenzione, anche in vista della tornata elettorale di maggio e della presidenza italiana del secondo semestre 2014, il potere attrattivo dell’Europa.
La Caritas crede ancora all’Europa nonostante l’austerità abbia accresciuto il numero di poveri?La "casa comune" non è stata imposta dall’alto, né da altri. È troppo concentrata sul rispetto di regole rigide, a partire da quelle di carattere finanziario, e quindi è non più rispondente alle esigenze dei suoi abitanti, in primis i poveri. Ma questo non significa demolirla. Allargare case è possibile, anche adattarle ad ospitare nuovi amici, nuovi fratelli, renderle più accoglienti, senza ricorrere alla violenza fisica o verbale del piccone o delle ruspe.