giovedì 31 gennaio 2013
«Come se fosse scomparso l'intera Statale di Milano». Il Consiglio universitario nazionale fa luce sul calo delle immatricolazioni e dei laureati negli ultimi 10 anni, sull'emorragia di docenti e sui conti in rosso. ​
COMMENTA E CONDIVIDI
Negli ultimi dieci anni è come se fosse scomparso un grande ateneo come la Statale di Milano. È l'allarme lanciato dal Cun (Consiglio universitario nazionale) che ha diffuso un documento da cui risulta che in dieci anni gli immatricolati sono scesi da 338.482 (anno accademico 2003/2004) a 280.144 (anno 2011/2012), con un calo di 58.000 studenti, pari al 17% in meno. Come se in un decennio fosse scomparso un intero ateneo di grandi dimensioni come la Statale di Milano. Il calo delle immatricolazioni riguarda tutto il territorio nazionale e la gran parte degli atenei. L'Europa si allontana anche nel numero dei laureati, largamente al di sotto della media OCSE: siamo al 34° posto su 36 Paesi (anno 2012). Solo il 19% dei 30-34enni possiede una laurea, contro una media europea del 30% (rilevazione al 2009). Il 33,6 % degli iscritti ai corsi di laurea, infine, è fuori corso mentre il 17,3% non fa esami.Il numero dei laureati nel nostro Paese, lamenta ancora il Cun, è destinato a calare ancora anche perchè, negli ultimi 3 anni, il fondo nazionale per finanziare le borse di studio è stato ridotto. Nel 2009 i fondi nazionali coprivano l'84% degli studenti aventi diritto, nel 2011 il 75%. Il 25% dei ragazzi quindi è rimasto fuori. La spesa per il diritto allo studio ha subito un andamento contrario a ogni dichiarazione di principio. Diminuita drasticamente anche l'offerta formativa degli atenei: in sei anni sono stati eliminati 1.195 corsi di laurea. Quest'anno (2012/2013) sono scomparsi 84 corsi di laurea triennali e 28 corsi specialistici/magistrali (biennali). Se tale riduzione è in parte stata prima dovuta ad azioni di razionalizzazione adottate dagli atenei e indicate dal Cun, adesso è invece dovuta in larghissima misura alla pesante riduzione numerica del personale docente.Europa distante anche per il numero dei dottorati: rispetto alla media europea in Italia abbiamo 6.000 dottorandi in meno che si iscrivono ai corsi di dottorato (fascia età 25-27 anni). Il dottorato (o Doctor in Philospphy - Ph.D o PhD) è il più alto grado di istruzione universitaria in molti paesi del mondo ma l'attuazione della riforma del dottorato di ricerca prevista dalla legge (30 dicembre 2010, n.240) è ancora al palo. Inoltre in Italia il 50% dei laureati segue i corsi di dottorato senza alcuna borsa di studio.In soli sei anni (2006/2012) il numero dei docenti si è ridotto del 22%. Nei prossimi 3 anni si prevede un ulteriore calo dei docenti di ruolo. Contro una media OCSE di 15,5 studenti per docente, in Italia la media è di 18,7 (includendo sia i docenti strutturati che quelli a contratto). Pur ammettendo l'evidente calo delle immatricolazioni, che comunque andrebbe contrastato, il rapporto docenti/studenti è destinato a divaricarsi ancora rispetto alla media OCSE, per una continua emorragia di professori che non vengono più assunti. Il calo è anche dovuto alla forte limitazione che la legge ha imposto al numero dei contratti di insegnamento che ciascun ateneo può stipulare.Infine, le spese superano i fondi : dal 2001 al 2009 il Fondo di finanziamento ordinario (FFO), calcolato in termini reali aggiustati sull'inflazione, è rimasto quasi stabile dal 2001 sino al 2009, per poi scendere del 5% ogni anno, con un calo complessivo che per il 2013 si annuncia prossimo al 20%. Su queste basi e in assenza di un qualsiasi piano pluriennale di finanziamento moltissime università, a rischio di dissesto, non possono programmare la didattica nè le capacità di ricerca.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: