venerdì 28 marzo 2014
George Abela si è rifiutato di promulgare l’atto. Il suo mandato però scade il 4 aprile e l’avallo potrebbe venire dal successore.
Da Malta una lezione di libertà di Francesco Ognibene
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Non firmare una legge, diritto-dovere di un presidente della Repubblica, perché contro la «propria morale» e perché un provvedimento con risvolti etici così importanti non può essere approvato a pochi giorni dalla scadenza del mandato istituzionale. La notizia arriva da Malta, il più piccolo Stato membro dell’Unione Europea, con secolari e forti radici cattoliche, dove il divorzio è stato introdotto nel 2011 ed è attualmente illegale l’aborto, ma anche dove il dibattito su tematiche di natura bioetica si fa sempre più pressante. Secondo quanto riferito ieri mattina da Times of Malta e The Malta Independent, i più importanti quotidiani in inglese dell’arcipelago, il presidente George Abela, laburista, avrebbe rifiutato di apporre la sua firma al testo per il riconoscimento delle unioni civili, comprese quelle omosessuali: rimandata così l’approvazione definitiva del Ddl, sospesa per cinque settimane.

Della decisione sarebbe stato avvisato in maniera «privata» il premier Joseph Muscat, laburista anche lui, sebbene il condizionale sia d’obbligo perché il primo ministro si è rifiutato di confermare la notizia. La motivazione, secondo gli analisti politici, sta nel fatto che il mandato di Abela scade venerdì prossimo, 4 aprile, e lui non se la sarebbe sentita di firmare una legge contraria ai propri valori. Il testo equipara le coppie di fatto a quelle sposate, consentendo l’adozione anche a quelle omosessuali. Ed è questa la maggiore critica mossa da Abela alla moralità del testo. «Non posso parlare per il presidente», ha dichiarato Muscat, rifiutando di confermare le indiscrezioni sulle intenzioni di Abela. «Per quanto ci riguarda, la legge è in dirittura d’arrivo e sarà emanata nelle prossime settimane». Il premier maltese ha definito le voci circolate come «ipotesi».

Lo scenario più probabile è che a firmare sarà il prossimo presidente della Repubblica maltese, carica per cui è stata designata Marie-Louise Coleiro Preca, laburista, che se confermata sarebbe il secondo capo di Stato donna.

A Malta, molto più che in altri Paesi europei, il dibattito su leggi che interessano la sfera etica e sociale della popolazione è sempre molto sentito. A oggi rimane l’unico Stato in Europa a vietare l’aborto (fino all’anno scorso lo era anche l’Irlanda). Il divorzio è stato introdotto, dopo un referendum, tre anni fa. Da sempre contro la legge è la Chiesa cattolica maltese. In un’intervista in gennaio ad Avvenire, Charles J. Scicluna, dal 2012 vescovo ausiliare di Malta e membro della Congregazione per la dottrina della fede, aveva ribadito che votare a favore della legge è «un atto gravemente immorale».

Il rifiuto del presidente Abela e la determinazione del premier Muscat sono indicatori anche della tensione politica all’interno della sinistra maltese. I due si scontrarono nel 2008 nelle primarie per la guida del Partito laburista, vinte da Muscat. Nel 2009 l’allora premier nazionalista Lawrence Gonzi indicò Abela, nonostante fosse all’opposizione, come candidato alla presidenza e il Parlamento di Valletta lo votò.

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