A partire dalla prossima settimana alcuni minori del cosiddetto “Ghetto dei Bulgari”, l’insediamento rom che sorge a pochi chilometri da Foggia, potranno iniziare ad andare a scuola. Si tratta in realtà di un’attività di prima scolarizzazione, rivolta ai minori di età compresa tra i 3 ed i 5 anni. L’iniziativa fa parte di un progetto più ampio che comprende anche la scolarizzazione per i ragazzini dai 6 ai 10 anni e poi per quelli dagli 11 ai 13. Parallelamente si sta organizzando un corso di educazione igienico-sanitaria per le mamme dei piccoli. Ieri mattina è giunta a Foggia anche la Garante dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Puglia, Rosy Paparella, per un colloquio con don Francesco Catalano, direttore della Caritas diocesana di Foggia-Bovino. Secondo quanto sostiene la garante, il presidente del Tribunale dei minori di Bari, Riccardo Greco, sarebbe disposto ad emettere provvedimenti di affidamento dei bambini bulgari ai servizi sociali. Nello specifico, di affidamento al centro diurno dove si svolgerà l’opera di scolarizzazione. «Non è neppure in discussione l’allontanamento dei piccoli per assegnarli a qualche casa famiglia, soluzione tanto temuta dai loro genitori». «Il nostro compito non è solo quello di assistere il prossimo, dobbiamo prima di tutto educarlo – ha sottolineato don Catalano –. In questa circostanza ci premeva migliorare le condizioni dei più piccoli, vittime inconsapevoli di quella situazione. Di comune accordo con le Caritas diocesane di Cerignola e Manfredonia (che avrà il compito di coordinare le attività) vogliamo finanziare questo progetto di prima scolarizzazione, facendoci carico delle spese per la realizzazione».
La prima scolarizzazione è un’iniziativa sperimentale che prevede, oltre le ore di lezione in classe, anche alcuni momenti ricreativi. «Garantiremo ai bambini la prima colazione, la merenda e stiamo acquistando anche abiti puliti, saponi e detersivi per far si che i piccoli alunni vengano a scuola nelle condizioni migliori – specifica don Francesco – il successo di questo progetto risiede anche nella capacità di inculcare a questi bambini l’amore per l’istruzione, ed evitare che si possa verificare un repentino abbandono. Il comune di Foggia, dal canto suo, ha garantito che metterà a disposizione uno scuolabus per il trasporto dei bambini dal ghetto all’istituto scolastico». Durante i giorni di grande freddo che hanno investito anche le campagne del foggiano, le Caritas locali, assieme ai medici volontari di Solidaunia, hanno continuato a portare aiuti al ghetto. Coperte, viveri, giocattoli. Alcuni medici volontari hanno somministrato vaccini antinfluenzali anche agli adulti. Resta soltanto un nodo da sciogliere, quale sarà la sorte del Ghetto dei Bulgari? Il sindaco di Foggia continua ad annunciare lo sgombero, ipotesi che dovrebbe avverarsi con l’arrivo della primavera, quando molti di loro torneranno in Italia per riprendere il lavoro nei campi. In questo periodo il ghetto è meno popolato, poiché larga parte dei bulgari che vi risiedono in estate, è rientrata nella propria città di origine, Sliven.
Stando ai dati dell’ultimo censimento svolto con puntualità dai Vigili Urbani, sono rimaste solo una quarantina di baracche che accolgono le 104 persone presenti al momento, di cui 67 adulti e 37 minori. La garante regionale per i diritti dei minori ha promesso l’ennesima convocazione di un tavolo tecnico presso la Prefettura, affinché possano essere individuate delle soluzioni alternative per garantire un’altra sistemazione a tutte quelle famiglie che popolano il ghetto. «È necessario avere un piano progettuale prima di intimare lo sgombero – ha evidenziato Paparella – ho potuto notare che l’intero elenco progettuale, trasmesso dalla Prefettura, contempla prevalentemente gli impegni assunti dalle associazioni di volontariato. Giusto invece che le istituzioni abbiamo un ruolo rilevante».
La Caritas finanzia i corsi e il Comune effettuerà il trasporto
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