martedì 20 febbraio 2024
La legge del 2008 stabilisce l'obbligatorietà del tesserino di riconoscimento con fotografia, generalità, indicazione dell'azienda e data di assunzione. Ma è uno strumento vecchio e inadeguato
Il cantiere del supermercato Esselunga, a Firenze, teatro dell'incidente mortale del 17 febbraio

Il cantiere del supermercato Esselunga, a Firenze, teatro dell'incidente mortale del 17 febbraio - Fotogramma

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Da quasi 16 anni gli operai che operano nei cantieri devono avere, ben in vista sulla tuta da lavoro, un tesserino di riconoscimento corredato di fotografia, contenente le generalità, l’indicazione del datore di lavoro, la data dell’assunzione. E questo sia per gli appalti che per i subappalti. Lo prevede il decreto legislativo 81 del 2008, obbligo confermato dal decreto 189 del 2016 per il terremoto del Centro Italia. Norme pochissimo rispettate. Infatti il 77% delle infrazioni che gli ispettori del lavoro rilevano nei cantieri riguarda proprio la mancata fornitura o esibizione del tesserino.

Così accade, come a Firenze, che sia difficile sapere quanti operai fossero presenti al momento del crollo, di quali imprese, con che contratto. E comunque il tesserino è uno strumento vecchio e inadeguato. A Reggio Emilia nel 2022, su iniziativa dell’allora prefetto Iolanda Rolli, nasce un nuovo strumento, frutto dell’accordo tra istituzioni locali, sindacati, associazioni di categoria, organi di vigilanza, e gestito dalla Cassa edile. Si tratta del “badge di cantiere”, che consente di monitorare le presenze attraverso un “cruscotto di cantiere”. Due le componenti del sistema: una piattaforma web con il compito di acquisire dal sistema gestionale delle Casse edili, le informazioni sui cantieri del territorio, le imprese e i lavoratori abilitati.

Per ogni cantiere viene generato un QRcode, contenente i dati identificativi che viene esposto a cura dei responsabili di cantiere in modo tale che sia inquadrabile e leggibile dall’app del lavoratore, che in questo modo identifica la sua presenza; un’app per smartphone, distribuita a tutti i lavoratori, in funzione di badge digitale che consente di indicare la presenza nei cantieri, inviando le informazioni di entrata ed uscita al cruscotto. Le informazioni contenute e rese disponibili nel badge digitale oltre alle generalità del lavoratore sono codice fiscale e ragione sociale dell’impresa di appartenenza, data di assunzione, contratto nazionale applicato. Vengono raccolte dalla Cassa edile e sono a disposizione degli organi di vigilanza, delle forze dell’ordine, dell’Inail. «Si tratta di un controllo da remoto - spiega il prefetto Rolli -. Che va fatto perché nei cantieri possono essere presenti regolarmente persone che rispondono a 32 contratti di lavoro diversi. Dai florovivaisti alle pulizie. Ma se stai costruendo un palazzo di 15 piani e sei ancora nella fase dello scheletro, non ci possono essere i florovivaisti e gli addetti alle pulizie. Questo significa che aggirando il contratto degli edili che è il più oneroso in termini di formazione e di controlli sanitari, vengono assunte persone con contratti diversi, che non sono state formate».

Quello di Reggio Emilia è il primo caso in Italia. Già applicato in un cantiere, ormai chiuso, di piazza San Prospero, in uno ancora attivo sulla tangenziale di Fogliano e prossimamente in 5 cantieri del Pnrr. L’idea era partita «per i controlli antimafia che non sempre si riescono a fare per carenza di personale». Un tema ben presente a Reggio Emilia dove nel 2022 la Prefettura ha emesso 106 interdittive antimafia, record in Italia, quasi tutto ‘ndrangheta, clan Grande Aracri di Cutro. Ma ora «il sistema sta funzionando anche da deterrente, perché nei bandi di gara si deve mettere che le ditte dovranno dotarsi di questo badge». Per ora solo a Reggio Emilia. «Ho provato a diffondere questa idea ma al momento non ha avuto seguito. Si fanno problemi di privacy che io non vedo. Mi sembra un comodo alibi. Il caporalato è una grande lavatrice, serve per il riciclaggio, ma tutto questo non lo si vuole vedere».

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