n una cosa i profughi sono riusciti laddove mai nessuno era arrivato: far mettere intorno a un tavolo la mafia turca, quella siriana e gli emissari dei gruppi combattenti, primo fra tutti l’Is. Sciiti o sunniti non importa. Il lucroso giro d’affari scaturito dal traffico di profughi vale più che una diatriba etnico-religiosa. n una cosa i profughi sono riusciti laddove mai nessuno era arrivato: far mettere intorno a un tavolo la mafia turca, quella siriana e gli emissari dei gruppi combattenti, primo fra tutti l’Is. Sciiti o sunniti non importa. Il lucroso giro d’affari scaturito dal traffico di profughi vale più che una diatriba etnico-religiosa. n una cosa i profughi sono riusciti laddove mai nessuno era arrivato: far mettere intorno a un tavolo la mafia turca, quella siriana e gli emissari dei gruppi combattenti, primo fra tutti l’Is. Sciiti o sunniti non importa. Il lucroso giro d’affari scaturito dal traffico di profughi vale più che una diatriba etnico-religiosa. n una cosa i profughi sono riusciti laddove mai nessuno era arrivato: far mettere intorno a un tavolo la mafia turca, quella siriana e gli emissari dei gruppi combattenti, primo fra tutti l’Is. Sciiti o sunniti non importa. Il lucroso giro d’affari scaturito dal traffico di profughi vale più che una diatriba etnico-religiosa. Da ottobre ad oggi sono almeno 15 i cargo carichi di esseri umani individuati dalla Guardia costiera italiana e da quella greca: uno ogni settimana. Alla media di 4 milioni di fatturato per ogni traversata, fanno 60 milioni di euro, per dei mercantili malmessi che vengono acquistati a meno di 300mila euro. Da settimane i servizi segreti turchi consigliano di alzare la guardia. La Direzione generale della sicurezza (Egm) ha emesso una nota di allerta, segnalando l’esistenza di 'cellule dormienti' nel Paese. Secondo l’informativa dell’Egm, l’Is starebbe anche «cercando di estendere la sua influenza nelle moschee in particolare ad Ankara, Konya e Istanbul». Ma le basi logistiche e finanziarie del gruppo armato «sono altrove». I fondamentalisti disporrebbero di «case sicure» in diverse città, «in particolare Adana e Mérsin». È qui che si concentra l’afflusso di profughi in attesa di un passaggio in nave per l’Europa. I richiedenti asilo sbarcati nei giorni scorsi in Italia hanno dichiarato di aver saldato le spese di viaggio versando diverse migliaia di dollari presso alcune agenzie di
money transfer di Mérsin e dintorni. Una volta al sicuro i migranti avrebbero poi comunicato a 'mediatori siriani' le password per l’incasso. Il business dei mercantili fantasma, che cambiano proprietà all’ultimo momento rendendo pressoché impossibile risalire all’ultimo armatore, è in forte espansione. «Le navi vengono acquistate nel Mar Nero e addirittura in Siria, dove la guerra ha bloccato i commerci – spiega un portavoce della Guardia Costiera greca –, oppure in Turchia nella zona costiera poco lontano da Smirne. Lì la concorrenza tra i demolitori è spietata e per poco più di 200mila dollari si può acquistare una portacontainer varata mezzo secolo fa e guadagnare venti volte tanto caricandola con 500 migranti». Ogni 'passeggero' paga in media 6mila dollari. Unica concessione, la gratuità per i bimbi piccoli, purché viaggino in braccio ai genitori. Perché tutto funzioni occorre che la filiera lavori in sincronia. La criminalità turca si occupa di acquistare i cargo in età da disarmo. Gli ultimi mercantili approdati in Europa avevano cambiato proprietà poche settimane prima. E i nuovi armatori altri non erano che irreperibili cittadini siriani residenti, se mai si tratti di persone in carne ed ossa, in zone di guerra. Intanto i combattenti garantiscono ai profughi un passaggio sicuro fino a Mérsin, dove poi con l’appoggio della mafia turca i profughi vengono caricati su gommoni o vaporetti 'turistici' e trasbordati sui mercantili ormeggiati fuori dal porto. Come sia possibile che i vascelli se ne stiano in rada per giorni, senza che un solo quintale di merce salga a bordo, nella totale indifferenza delle autorità portuali non è poi un gran mistero. Giusto un anno fa 110 funzionari di pubblica sicurezza furono trasferiti nottetempo a Mérsin. Non si trattava di rinforzi, ma di rimozioni forzate. Gli agenti, alcuni di alto grado, furono 'purgati' insieme ad altri 4mila funzionari pubblici, tra cui 120 magistrati, accusati di aver sollevato un polverone sui casi di corruzione che mettevano in cattiva luce l’entourage del presidente Erdogan. Con quanta voglia e con quali poteri quegli stessi poliziotti possano oggi investigare sulla gestione del porto di Mérsin e le infiltrazioni dell’Is è facile da immaginare.