Sono tutte donne le vittime dell’incidente ferroviario avvenuto questa mattina, giovedì 25 gennaio, a Pioltello, vicino Milano. Si chiamavano Pierangela Tadini, Giuseppina Pirri e Ida Maddalena Milanesi. Altre cinque persone sono rimaste ferite gravemente, una quarantina i feriti lievi ricoverati in diversi ospedali.
Pierangela Tadini, 51 anni: stretta a sua figlia fino all’ultimo
Viaggiava insieme alla sua “bambina”, Pierangela Tadini. Lucrezia, 18 anni appena, se l’è cavata con una botta e ora è ricoverata in ospedale. I familiari accorsi al suo capezzale non hanno ancora avuto il coraggio di dirglielo, quello che è successo. Che sua mamma da quel treno maledetto deragliato all’improvviso, mentre loro stavano chiacchierando, non è scesa viva. Pierangela era nata a Caravaggio, ma si era trasferita recentemente nel vicino paese di Misano di Gera d'Adda dopo aver vissuto alcuni anni a Milano.
In un primo momento per errore abbiamo pubblicato, come altri siti di informazione e giornali, la foto di un'omonima diffusa dalle agenzie di stampa. Ci scusiamo con l'interessata e con i familiari della vittima
Ida Milanesi, 61 anni: il medico buono che curava il cancro
Lavorava coi malati di cancro al cervello, Ida Maddalena Milanesi. Da sempre. radioterapista all’istituto Neurologico Besta di Milano, era il sorriso che i malati incontravano tutti i giorni. E che ricordavano per sempre: a centinaia i messaggi che sono arrivati all’ospedale ieri, per ricordarla, dalla gente comune. Nata nel 1956, Ida si era laureata in medicina e specializzata in radiologia, neurologia e neurologia oncologica. Una vita dedicata agli altri. I colleghi la ricordano come «la persona più buona che abbiamo mai incontrato». Prendeva quel treno tutte le mattine, da Caravaggio, per arrivare prestissimo al lavoro.
Ida Maddalena Milanesi - ANSA
Giuseppina Pirri, 39 anni: L’ultima telefonata: «Mamma, aiuto!»
«Mamma aiuto! Il treno sta uscendo dai binari». Sono le ultime parole pronunciate da Alessandra Giuseppina Pirri. Giusy, come la chiamavano tutti, le ha urlate al telefono mentre stava parlando con sua madre. Poi il silenzio. Diplomata in ragioneria, prendeva anche lei quel treno tutte le mattine da Capralba, vicino Crema, per raggiungere la società di recupero crediti di Sesto San Giovanni dove lavorava. Viveva ancora coi suoi e con la sorella minore Jessica, che la adorava. «Qualcuno ha notizie?» ha scritto tutto il mattino su Facebook. Poi la risposta terribile.
LE INDAGINI Vertici Trenord e Rfi verso l'iscrizione sul registro degli indagati (Nello Scavo)