Il presidente del collegio
d'Appello che ha assolto Berlusconi nel cosiddetto processo
Ruby, Enrico Tranfa, si è dimesso subito dopo aver firmato le
motivazioni della sentenza. Lo ha fatto in dissenso con la sentenza presa a maggioranza con il sì degli altri due giudici. E così, dopo 39
anni di servizio, a 15 mesi dalla pensione, il magistrato ha
lasciato anzitempo la toga. Tranfa, 70 anni, in magistratura dal
1975, dal 2012 fino a ieri ha presieduto la seconda sezione
penale in Corte d'Appello a Milano. "Nessuno é indispensabile , tutti
possono essere utili" ha spiegato oggi Tranfa. Andato di recente in pensione anche il suo collega Lapertosa, la sezione é senza presidenti. "In tutta la mia vita non ho fatto mai nulla d'impulso" ha detto ancora Tranfa parlando di una "scelta motivata".
Le motivazioni della sentenza di assoluzione. È certo che Ruby si sia
prostituita ad Arcore durante le serate in cui è andato in scena
il "Bunga-Bunga" ed è certo che tra lei e il padrone di casa ci
sono stati "atti di natura sessuale retribuiti". Non è provato,
invece, che Silvio Berlusconi conoscesse la vera età della
ragazza, ai tempi non ancora maggiorenne, così come non è
provato che l'allora Presidente del Consiglio, "preoccupato" del
rischio di "rivelazioni compromettenti" sui festini a luci
rosse, quando telefonò alla Questura di Milano per ottenere il
rilascio della giovane marocchina abbia minacciato o intimidito
i funzionari di polizia che si occuparono del caso.
È questo, in sintesi, il quadro dipinto nelle motivazioni
con cui i giudici della seconda Corte d'Appello, presieduta dal dimissionario Tranfa, lo scorso 18 luglio, hanno cancellato la condanna a sette anni di carcere inflitta in primo
grado e assolto con formula piena il leader di Forza Italia,
accusato di concussione per costrizione e prostituzione
minorile. Nelle 330 pagine scritte dal giudice Concetta Locurto
viene confermato il contesto in cui si svolgevano le feste a
villa San Martino (tra le invitate per "otto volte in
tutto" c'era anche Karima El Mahroug): non erano "cene eleganti", ma
incontri di "attività prostitutiva".