Diciannove persone che facevano
parte di un'associazione per delinquere finalizzata allo scavo e
al traffico internazionale di reperti archeologici sono stati
arrestati dai carabinieri nelle province di Caserta, Napoli,
Salerno, Frosinone e Latina. I militari di Caserta e della
Tutela del patrimonio culturale hanno recuperato oltre 1.500
reperti archeologici di diversa natura e datazione, (oltre a
numerosi falsi) per un valore di 2,5 milioni di euro. I reperti
provenivano da importanti giacimenti archeologici campani.C'erano due anfore con disegni del
pittore greco Assteas risalenti al IV secolo a.C., trafugate a
Paestum, quattro pannelli affrescati provenienti da una villa
romana scoperta a Pompei a pochi metri dall'area degli scavi
archeologici. E ancora, tantissimi reperti rubati nella zona
collinare di Pozzuoli e nel Casertano nel sito dell'Antica
Cales, tra gli oggetti recuperati in seguito all'indagine
"Dedalo" coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa
Maria Capua Vetere e condotta dai carabinieri del Nucleo Tutela
Patrimonio di Napoli con il supporto dei presidi dell'Arma sul
territorio, ovvero la Compagnia di Capua e la stazione di Calvi
Risorta.
L'inchiesta per i reati di associazione a delinquere
finalizzata alla ricerca illecita, all'impossessamento e alla
ricettazione di reperti archeologici, ha portato in carcere tre
persone residenti tra Napoli e Caserta. Ai
domiciliari sono finite altre 15 persone, quasi tutti "tombaroli",
residenti tra Mondragone e Capua (Caserta), Capaccio (Salerno),
Castellammare di Stabia, Terzigno e Napoli, Sabaudia e Formia
(Latina). Gli indagati sono in tutto 43. Il valore dei reperti
recuperati è di circa 2,5 milioni di euro; solo le due anfore di
Assteas valgono oltre 1,5 milioni di euro. Le indagini sono partite nel 2011
quando è ripresa la campagna di scavi clandestini nell'area da
60 ettari dell'Antica Cales, nel Casertano, dopo un breve
periodo di pausa dovuta ad un'indagine della Procura di Santa
Maria Capua Vetere sui tombaroli, alcuni dei quali sotto
processo.
Dalle indagini è emersa l'esistenza di un'organizzazione abbastanza
strutturata, in cui ogni elemento avevo il proprio ruolo.
Sono stati recuperati oltre 1500 reperti, alcuni
contraffatti; la maggior parte dei quali era destinata a finire
in Spagna e Usa. "I committenti sono tutti privati collezionisti
- ha detto in una conferenza stampa alla Procura di Santa Maria
il vicecomandante del Nucleo Tutela Patrimonio di Roma Luigi
Cortellessa - non abbiamo riscontrato al momento l'interesse dei
Musei, che dopo le indagini degli anni scorsi ben si guardano
dall'esporre reperti di dubbia provenienza. Al momento inoltre
non è emerso neanche il coinvolgimento della criminalità
organizzata".