sabato 31 agosto 2024
In programma misure non procrastinabili: manovra, immigrazione, lavoro. E rimangono nei libro degli "impossibili" o "auspicabili" lo ius scholae, la previdenza e il taglio delle tasse
Palazzo Chigi

Palazzo Chigi - ANSA

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Il vertice di maggioranza di venerdì e il successivo Cdm ha sancito la ripresa delle attività politiche e di governo dopo l'estate, che ha visto emergere, come nel caso del tema della cittadinanza, alcune tensioni tra i partner di governo. "Avanti senza paura" è l'invito rivolto ai suoi dalla presidente Meloni. Qui di seguito vediamo le due agende dell'esecutivo: quella delle necessità e quella delle aspirazioni.

L'AGENDA DELLE NECESSITA' (Matteo Marcelli)

Il tavolo di Palazzo Chigi, nel primo Cda dopo l'estate, ha permesso alla premier Meloni di intervenire su alcuni dossier bollenti, come l’autonomia, su cui la sinistra offrirebbe «una narrazione distorta», visto che «con questo governo gli investimenti al Sud sono aumentati del 50%» e «il Pil del mezzogiorno nel 2023 è cresciuto più della media nazionale».

Immancabile un riferimento all’assegno unico, dopo il polverone sollevato da un articolo di Repubblica nel quale si sosteneva la volontà del governo di cancellarlo: «Fin quando ci sarà questo Governo le famiglie italiane non avranno nulla da temere – ha scandito la premier –. Se c’è qualcuno che vorrebbe far saltare l’assegno unico, non è certo questo esecutivo (che anzi lo ha aumentato), ma qualche zelante funzionario europeo che ha aperto una procedura di infrazione e ha chiesto all’Italia di cancellare il requisito della residenza in Italia per i percettori».

Seguono le precisazioni sulla manovra, che sarà «seria ed equilibrata» come le precedenti, perché «la stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita». Verranno comunque confermate alcune misure come il taglio del cuneo fiscale e gli sgravi per chi assume, ma bisognerà rientrare dalla procedura di infrazione dell’Ue per deficit eccessivo e il tavolo di Palazzo Chigi ha offerto l’occasione al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di illustrare l’iter del nuovo piano strutturale di bilancio, da presentare a Bruxelles entro il 20 settembre.

Un capitolo a parte merita la gestione dei flussi migratori, con l’annuncio di un’imminente modifica della legge Bossi-Fini, «per sanare quelle storture che permettono utilizzare i migranti regolari per ragioni di lavoro come canale di immigrazione irregolare».

Ma anche con la rivendicazione dei risultati ottenuti finora in termini di sbarchi e il «cambio di passo» verificabile «nei numeri».
Nessuna parola ufficiale, invece, sulla Rai. Che pure è stata oggetto del summit di maggioranza. Le nomine dei vertici aziendali sono state oggetto di scontro interno fino alla pausa estiva dei lavori parlamentare e il silenzio sull’argomento dimostra che la quadra è ancora lontana.

L'AGENDA DELLE ASPIRAZIONI (Eugenio Fatigante)

C’è sempre un’altra agenda accanto a quella su cui vengono annotati i temi di un vertice politico. Una sorta di agenda “dell’impossibile” o “dell’auspicabile”, nel senso di quel che la maggioranza in blocco, o parti di essa, vorrebbero che vedesse la luce e invece non si riesce a condurre in porto.

Un campo ampio (non largo) che in questa calda estate ha ricompreso per primo lo ius scholae, riscoperto dal “nuovo” Antonio Tajani tutto intento a plasmare una Forza Italia più attenta a un’immagine propositiva e al tema dei diritti, come da “indicazioni” dei figli di Berlusconi. Materia che però per ora ha poche chances di vedere la luce, viste le opposizioni degli alleati (e anche dentro FI).

A riempire quest’agenda delle buone intenzioni contribuiscono poi in buona parte le promesse mancate in questi primi due anni di governo Meloni. Fra le quali primeggiano sempre le materie economiche, dove è facile pensare di osare, ma poi ci si arriva il punto in cui ci si deve scontrare con la dura realtà dei conti e con le ristrettezze del bilancio.

C’è tutto lo spettro della previdenza: da una parte le pretese della Lega che preme per “Quota 41”, al limite anche in versione riveduta e ristretta. E c’è la storica battaglia di FI sulle pensioni minime, da aumentare anche oltre l’attuale soglia di 600 euro per i soli ultra 75enni. I soldi però non ci sono e questi fieri propositi sono probabilmente destinati a restare nel cassetto.

D’altronde una battaglia condivisa del centrodestra tutto è invece quella per la riduzione delle tasse, in particolare del ceto medio, anche per dare un segnale sul calo della pressione fiscale generale, cavallo di battaglia per questa coalizione. Ed è qui che saranno concentrati gli sforzi, forse.

Mettendo in secondo piano anche un’altra bandierina: la promessa di estendere la Flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato (l’attuale soglia è stata innalzata a 85mila euro). E poi c’è da considerare che pure i Fratelli d’Italia hanno la loro misura-simbolo da caldeggiare: l’ampliamento alle lavoratrici autonome del bonus contributivo per le madri lavoratrici, spicchio di quell’impegno per la natalità che fu uno dei temi usati nella campagna elettorale del 2022 e che ora è stato messo a dura prova dalle voci (per ora smentite) su una rivisitazione dell’assegno unico che potrebbe far venire meno l’universalità dello strumento per tutte le famiglie.

Sono fitte le pagine dell’agenda “dell’auspicabile”. Anche le carceri restano una zona “confusa”: il governo ha già messo in pista degli interventi, a parole si punta sulla costruzione di nuove strutture, ma intanto c’è la sensazione che gli sforzi siano insufficienti.

Un intero capitolo è dedicato alla volontà, sbandierata soprattutto da FdI, di riaffermare la «centralità dell’Italia» nell’area mediterranea. Meloni ha speso molte energie sul “Piano Mattei”, voluto per favorire la crescita dei paesi africani anche per aiutare a contenere i flussi migratori. Qualche progetto è stato sbandierato qui e là, i tempi sono inevitabilmente lunghi, ma le difficoltà d’attuazione sono superiori al prevedibile. Il piano è servito comunque anche per darsi un’immagine nel contesto europeo, lì dove l’agenda è chiamata ad affrontare il Pnrr. Nel confronto con gli altri Paesi l’Italia ha realizzato il maggior numero di obiettivi e ha ricevuto la più alta percentuale di fondi previsti (come Meloni spesso rivendica), ma restano da affrontare alcuni ritardi nell’attuazione e nella spesa effettiva.

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