L’obiettivo primario di TikTok è tenere gli utenti incollati alla piattaforma più a lungo possibile: per questo investe molto sulle interazioni e sul tempo medio di permanenza. Per farlo, l’algoritmo di TikTok mostra alle persone i contenuti più adatti a farle rimanere il più possibile dentro l’app. A differenza di altri social, su TikTok è meno importante avere il maggior numero possibile di follower e di like sul proprio profilo: se il contenuto prodotto da un utente viene visto dal pubblico giusto può raccogliere migliaia (o milioni) di visualizzazioni e interazioni. L’algoritmo è stato progettato per introdurre occasionalmente nella sezione «Per Te» video che non corrispondono ai segnali d’interesse dell’utente o che non hanno raccolto molti like. È un’apertura alla "serendipity", che sfida i gusti consolidati e porta alla scoperta di nuove persone e categorie. (A.Sac) - Ansa
L’autopsia all’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo ha confermato che Antonella Sicomero, 10 anni, è morta per asfissia. La piccola era stata rinvenuta senza vita dai genitori nel bagno della sua casa alla Kalsa, quartiere popolare del centro, si sospetta per il tragico effetto di una sfida online su TikTok, network sociale molto frequentato dai più giovani ma che ha come età minima di accesso i 13 anni. La morte è stata provocata da una corda stretta attorno al collo e attaccata alla barra porta-asciugamani, forse nel tentativo di resistere il più possibile senza respirare. Gli inquirenti stanno cercando di accedere ai contenuti dello smartphone della bambina, finora senza successo. Poche ore dopo il dramma il Garante della privacy ha «disposto nei confronti di TikTok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica», un provvedimento che «durerà per il momento fino al 15 febbraio, data entro la quale il Garante si è riservato ulteriori valutazioni».
Mai era accaduto che un fatto di cronaca con mezzi e ambienti digitali come protagonisti in negativo suscitasse la richiesta unanime di imporre regole. Un tabù spezzato, si direbbe. La tragica fine della piccola Antonella, forse vittima di un’assurda sfida via smartphone sulla piattaforma TikTok, sembra riuscita a far capire che con i nostri figli non si può scherzare. Quasi facendosi portavoce dello sgomento collettivo, l’«Autorità garante per la protezione dei dati personali» ha imposto un primo freno all’attività del social più amato dai giovanissimi. E ora il presidente Pasquale Stanzione, Garante della privacy, spiega intenti e scenario delle sue decisioni.
Si è parlato di "blocco" di TikTok: l’Autorità cos’ha realmente deciso?
Il provvedimento deliberato dal Garante ha l’effetto di impedire il trattamento dei dati (e quindi anche l’apertura o il mantenimento dei profili social) di tutti coloro la cui età non sia stata accertata in maniera sicura. Sarà naturalmente la piattaforma a valutare il grado di univocità di tale accertamento (in particolare per i minori), ma lo farà sotto la propria responsabilità e con il rischio di sanzioni anche elevate in caso di dichiarazioni mendaci o comportamenti elusivi.
Cosa succede adesso per gli utenti di TikTok? Se il social non si adegua cosa rischia?
Dovrebbe essere precluso l’accesso alla piattaforma agli utenti la cui età non si univocamente accertata, almeno finché il Garante non avrà ritenuto idonee le misure adottate in ottemperanza del provvedimento. L’inosservanza della misura inibitoria disposta radicherebbe responsabilità amministrativa, con sanzioni suscettibili di giungere sino al 4% del fatturato globale annuo, ma anche responsabilità penale.
Sta emergendo in modo drammatico il problema, già ampiamente noto, dell’età minima per accedere ai social, e insieme la domanda sulle modalità per accertarla. Come si può esercitare un controllo efficace?
Vanno adottate misure che, pur evitando di creare nelle piattaforme una sorta di anagrafe mondiale della popolazione, siano tuttavia realmente idonee ad accertare univocamente l’età dei soggetti che vi accedono. Il problema non è semplice da risolvere: sono in atto studi approfonditi per venirne a capo. In ogni caso, il Garante vigilerà rigorosamente su questi aspetti.
È evidente che occorre coinvolgere la responsabilità dei genitori. Cosa dovrebbero fare con i loro figli che non vogliono restare esclusi dai social?
Il ruolo genitoriale è particolarmente delicato. Non si può proibire una socialità che oggi si esprime anche in questi termini, ma non si possono neppure lasciare i ragazzi da soli in un’esperienza, come quella dei social, che in assenza della guida di un adulto può rivelarsi purtroppo molto pericolosa. È un appello quindi anche alla responsabilità e alla solerte vigilanza dei genitori.
Che ruolo può esercitare la scuola, dalla primaria ai licei? Cosa possono fare gli istituti e gli insegnanti?
Il ruolo della scuola è centrale: oggi la formazione – intesa come paideia, educazione complessiva dell’uomo – non può prescindere dalla pedagogia digitale. La legge sul cyberbullismo ha compreso l’importanza dell’educazione all’uso consapevole della rete, promuovendola come "elemento trasversale" alle varie discipline currricolari.
Questa volta protagonista della tragedia è stato TikTok, ma anche le altre reti sociali non sono esenti da incognite ed effetti collaterali. Quali provvedimenti andrebbero presi rispetto al fenomeno globale dei social network?
Bisogna agire su due fronti: la responsabilità primaria e preventiva rispetto all’accertamento dell’età degli utenti e quella secondaria relativa all’obbligo di rimozione di contenuti illeciti, perché, ad esempio, istigano al suicidio. Su entrambi i fronti il «Digital Services Act» proposto dalla Commissione Europea il 15 dicembre 2020 prevede innovazioni importanti, ma nel frattempo la responsabilizzazione complessiva (anche) delle piattaforme, promossa dal regolamento europeo, va valorizzata anche e soprattutto a tutela dei minori.
Cosa direbbe a bambini e adolescenti, che sembrano non poter più fare a meno di smartphone e app sociali?
Le nuove tecnologie possono essere alleate o avversarie del nostro benessere e della libertà: dipende da come le si usa e dalla nostra capacità di prescinderne ogni tanto, non divenendone, in altre parole, schiavi. Libertà, dunque, ma consapevolezza dei limiti e dei pericoli.
Anche Parlamento e Governo possono prendersi a cuore l’accesso massiccio dei più giovani (e vulnerabili) al Web. Molte voci della politica e della società stanno invocando regole chiare e operative. Quali provvedimenti andrebbero presi?
Va seguita con determinazione la strada della responsabilizzazione delle piattaforme evitando che, divenuti i nuovi poteri forti, si trasformino in arbitri anche delle scelte valoriali. Ma è imprescindibile formare i ragazzi a questa nuova realtà, promuovendo la pedagogia digitale e, soprattutto, l’educazione al senso critico che, solo, può rappresentare la stella polare in un mondo così complesso.
Da un anno ormai la Dad sta imponendo ai nostri figli scorpacciate di digitale. A ben vedere, è anche l’occasione per vedere all’opera un uso proficuo delle tecnologie. Cosa può insegnare questo tempo così complesso?
Anche di questo momento difficile si devono saper cogliere le opportunità: prima tra tutte una frequentazione così quotidiana con le nuove tecnologie da favorire una maggiore consapevolezza delle straordinarie potenzialità che presentano ma, anche, delle misure di protezione che è necessario adottare per non perdere, giorno per giorno, margini preziosi di libertà. E soprattutto, l’adattamento anche a questo tipo di rapporto formativo favorisce la resilienza, educa – come ha scritto Massimo Recalcati – a non indietreggiare davanti alle avversità. Un bell’insegnamento di vita, che tornerà certamente utile ai nostri ragazzi, negli anni a venire.