lunedì 12 febbraio 2024
Chiuse le iscrizioni al prossimo anno scolastico. Il 55,63% degli studenti ha scelto un percorso liceale (ma soltanto in 375 il nuovo liceo del Made in Italy)
Lezione in un liceo

Lezione in un liceo - Ansa

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I licei continuano ad essere preferiti dagli studenti di terza media, anche se crescono gli istituti tecnici e professionali. Alla chiusura delle iscrizioni al prossimo anno scolastico, i percorsi liceali si confermano in cima alle preferenze delle famiglie, con il 55,63% delle iscrizioni totali, in leggero calo rispetto al 57,10% dell'anno scorso. Allo Scientifico si è iscritto il 13,74% (era il 14,10% l'anno scorso), mentre il Classico si conferma poco sopra il 5% (5,34% contro il 5,80% dello scorso anno). Un terzo circa degli iscritti, il 31,66% ha scelto un istituto tecnico, in crescita rispetto al 30,90% dell'anno scorso, mentre un altro 12,72% ha optato per un istituto professionale (con un leggero incremento rispetto al 12,10% di un anno fa). Il liceo è scelto da oltre sei studenti su dieci al Sud. In particolare, dal 69,27% dei nuovi iscritti nel Lazio e dal 60,80% in Sicilia. Risultati sopra la media, invece, per gli istituti tecnici in Piemonte e Lombardia, con rispettivamente, il 32,83% e il 36,23% delle iscrizioni complessive.

In chiaroscuro i risultati delle due principali novità di quest'anno: la filiera tecnico professionale “4+2” (quattro anni di istituto tecnico e due di Its), ha totalizzato 1.669 iscrizioni, mentre il liceo del Made in Italy si è fermato a 375, pari allo 0,08% del totale delle iscrizioni. «La filiera del 4+2 ha registrato un interesse significativo da parte delle famiglie, è un risultato importante e non scontato - commenta il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara -. Gli studenti da settembre potranno contare su un percorso e dei programmi fortemente innovativi e una maggiore sinergia con il mondo produttivo. Il Made in Italy è la nuova offerta formativa messa in campo dai licei che avevano già attivo l’indirizzo Scienze Umane – opzione Economico-sociale, pensata per una formazione tesa a valorizzare le eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale. Una opzione che dal prossimo anno potrà rafforzarsi nell’alveo dei licei più tradizionali. È importante - prosegue Valditara - aver ampliato l’offerta formativa a disposizione degli studenti italiani venendo incontro alle esigenze e alle nuove sfide del mondo del lavoro, è la strada giusta per una scuola di successo per i nostri ragazzi».

Di «primo passo» parla la sottosegretaria Paola Frassinetti, secondo cui il risultato del liceo del Made in Italy «è da considerarsi soddisfacente, anche tenendo conto del poco tempo a disposizione per le iscrizioni». «Chi uscirà dal liceo del Made in Italy - prosegue Frassinetti - non solo avrà la possibilità di sostenere settori vitali per l’economia italiana, ma potrà contribuire alla conservazione e alla diffusione di un patrimonio culturale unico nel suo genere».

Giudizio negativo per la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra, Aurora Floridia, che parla di «flop del liceo del Made in Italy», sollecitando il ministro Valditara a riferire in Parlamento. «Solo 375 iscrizioni significa una media di 4 iscritti per ognuno dei 92 licei che hanno attivato questo percorso - specifica Floridia -. Come possa la sottosegretaria considerare soddisfacente questi risultati è incomprensibile. Continuare a negare la realtà per fare propaganda spiccia su un indirizzo che interessa a pochi è surreale».

Critiche anche dalla Flc-Cgil: «Dopo la bocciatura dei collegi dei docenti arriva anche la bocciatura delle famiglie - si legge in una nota del sindacato -. I dati delle iscrizioni alla Filiera tecnico professionale e al Liceo made in Italy comunicati dal Ministero sono inequivocabili: 1669 studenti iscritti alla Filiera e 375 al Liceo made in Italy. Nonostante l’ostentata soddisfazione del Ministro, non aver cercato una reale condivisione con chi la scuola la vive è stato un errore e il fallimento delle iscrizioni lo dimostra. A questo punto il governo si fermi, non si fanno le riforme contro il personale e contro gli studenti».

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