«Non è una grande conquista del nostro Stato quella di perdere delle strutture storiche che da secoli sono baluardo significativo per il territorio e non è segno di civiltà privare i cittadini della libertà di poter scegliere l’indirizzo educativo da dare ai propri figli». È molto preoccupante, il bilancio dell’anno scolastico che si sta per chiudere, della presidente della Fidae, Virginia Kaladich. Le notizie che arrivano dai territori, dove sempre più istituti paritari fanno fatica a confermare il servizio alle famiglie, induce la rappresentante della Federazione delle scuole cattoliche primarie e secondarie a prendere posizione rispetto ai nuovi (e inattesi) tagli ai contributi statali che - unitamente al calo degli iscritti per la crisi della natalità che, non da oggi, colpisce l’Italia - mette a rischio la sopravvivenza stessa del “secondo pilastro” del sistema di istruzione pubblico del nostro Paese.
«La scuola italiana sta vivendo un momento particolarmente difficile, a causa dell’inverno demografico che ormai è una costante per il nostro Paese – ricorda la presidente Kaladich–. A questo problema si aggiunge, per le scuole paritarie, quello della riduzione dei fondi e della lentezza con cui questi vengono erogati: si può e si deve fare di più», incalza la rappresentante della Fidae. Che riprende: «Abbiamo plaudito sicuramente ai 50 milioni che il governo ha stanziato per le scuole dell’infanzia – sottolinea Kaladich – ma dobbiamo però registrare un taglio di circa 12 milioni di euro sulla cifra totale destinata agli istituti paritari, taglio che abbiamo scoperto da poco e che quindi non è stato inserito nei bilanci di previsione di tante realtà scolastiche che nel prossimo anno scolastico rischiano di non aprire – è l’allarme della Fidae –. Erano anni che non ci trovavamo di fronte ad una situazione simile, a cui si aggiunge la lentezza nell’erogazione di fondi da parte di alcuni uffici scolastici regionali».
Intoppi burocratici che hanno già portato alla cessazione del servizio di numerose realtà territoriali, alimentando un’emorragia di cui non si vede la fine.
Secondo i dati ufficiali diffusi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, negli ultimi diciotto anni, le scuole paritarie sono passate dalle 12.895 dell’anno scolastico 2006-2007, alle 11.426 del 2023-2024, con una perdita secca dell’11,4%. Nello stesso lasso di tempo, le scuole statali sono calate soltanto dello 0,8%, ma tra il 2022-2023 e quest’anno, sono addirittura cresciute di 1.143 unità. Insomma: l’inverno demografico gela il terreno dell’educazione con gradazioni diverse a seconda del gestore del servizio. Nello stesso periodo, infatti, le scuole paritarie hanno visto la cessazione di 379 istituti nel 2023 e di altri 291 quest’anno.
Risultati molto negativi e preoccupanti, anche sul fronte delle iscrizioni. Dal 2000, anno della legge 62 sulla parità scolastica, gli istituti non statali hanno perso il 35,10% degli alunni, passati da 1.186.667 del 1999-2000 ai 770.130 di quest’anno.
«Siamo rimasti molto delusi anche sul fronte delle politiche in favore degli alunni con disabilità – incalza la presidente Kaladich –: le scuole paritarie, in questi ultimi anni, stanno attraendo sempre più famiglie di alunni con gravi disabilità, per questo abbiamo stanziato delle risorse che però ora, con questi numeri, non bastano più perché se gli alunni con disabilità aumentano non si può dire altrettanto dei fondi a loro dedicati (e promessi dal governo)».
Attualmente, gli alunni disabili delle scuole paritarie sono più di 15mila e sono raddoppiati nel giro di quindici anni. Per l’inclusione, lo Stato ha riconosciuto quest’anno circa 113 milioni di euro, pari a circa 7mila euro a studente. Meno di un terzo dei 20mila euro all’anno stanziati per ciascun studente disabile della scuola statale. «È il momento di sanare questa diseguaglianza», sollecita Kaladich.