Ansa
Un impatto enorme sui conti pubblici, ampiamente superiore rispetto a quello preventivato due anni fa, con probabili ripercussioni anche sul Def di cui si attende il varo dal Cdm di domani. Al 31 marzo l'onere totale a carico dello Stato per il Superbonus per quanto riguarda le detrazioni maturate per i lavori conclusi supera infatti i 122 miliardi (precisamente 122,24). A certificarlo sono i dati mensili di Enea, stando ai quali, il totale degli investimenti ammessi a detrazione arriva a 117,2 miliardi. Di questi, quelli relativi a lavori conclusi ammontano invece a 111,6 miliardi, che corrispondono al 95,2% delle opere realizzate, con 494.406 edifici interessati, di cui 132.492 condomini, 244.682 edifici unifamiliari, 117.224 unità funzionalmente indipendenti e 8 castelli.
Il computo del totale degli oneri deriva da un calcolo piuttosto semplice: 122 è al il 110% di 111, cioè i miliardi di spese per interventi realizzati. Considerato che gli investimenti per i lavori totali valgono 17 miliardi, possiamo già dire che nel 2024 si aggiungeranno altri 4 miliardi e passa di superbonus 70% (della differenza fra 117 e 111), più ulteriori miliardi al momento non ancora stimabili.
«Un’eredità pesantissima», secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha ammesso senza mezzi termini la necessità «nei prossimi anni di farci carico di pagare questo debito che è stato fatto». Ospite all’evento Selecting Italy di Trieste, il titolare del Mef ha poi risposto sulla necessità di una manovra correttiva, sostenendo che il governo intende «rispettare esattamente gli obiettivi della Nadef presentata in autunno per una questione di credibilità. Se c'è qualcosa da correggere – ha poi aggiunto – la correggeremo ma sostanzialmente siamo in linea».
Nella Nadef di cui parla il ministro l'indebitamento netto di quest'anno era fissato al 4,3% del Pil e il debito al 140,1%. Una stima a cui l’esecutivo vorrebbe attenersi presentando nel documento solo il quadro tendenziale, ma i nuovi numeri sul Superbonus potrebbero rendere necessaria una modifica e l’introduzione del quadro programmatico. Una circostanza che presterebbe il fianco alle opposizioni, che accusano Palazzo Chigi di voler nascondere i veri numeri: «L'anno scorso le previsioni del Def furono smentite dai fatti. Giorgetti aveva previsto una crescita e un rapporto deficit/pil che non ci sono stati – ha accusato il dem Francesco Boccia –. Il governo, insomma, ha raccontato bugie agli italiani. Proprio per questo motivo sarebbe importante che il Def che il governo si accinge a scrivere e a presentare all'Europa fosse fedele alla realtà dei nostri conti. Invece pare che Meloni e Giancarlo Giorgetti vogliano “congelarlo”, fissando solo un quadro tendenziale senza precisare le misure. Sarebbe una scelta gravissima». Da parte sua il ministro ha però chiarito che non ci sarà «nessuna manovra correttiva» e che il Def «risponderà alla situazione di cambiamento delle regole europee» anche se «non ci sono ancora le istruzioni della nuova governance». «Quando ci saranno – ha spiegato – abbiamo deciso a livello europeo intorno all'estate faremo il piano strutturale come richiesto da queste nuove regolamentazioni che abbiamo assunto».