giovedì 11 maggio 2023
Tra tende e sit-in, cresce la protesta mentre Valditara attacca le giunte di centrosinistra. Educatt: bisogna sostenere tutto il percorso formativo. Ied: i rincari incidono sempre di più
La protesta degli studenti nelle tende da campeggio contro il caro-affitti davanti alla Sapienza di Roma

La protesta degli studenti nelle tende da campeggio contro il caro-affitti davanti alla Sapienza di Roma - ANSA

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Ormai sono accampati in quasi tutte le più grandi città, dal Nord al Centro. Sono gli universitari che protestano contro il caro-affitti. Dopo Milano, Roma, Torino e Firenze ieri anche Bologna e Padova si sono unite al sit-in del Coordinamento Studenti Udu (il sindacato studentesco) per far sentire la voce contro i prezzi alle stelle di camere ammobiliate, appartamenti condivisi e spazi dove poter vivere e studiare lontano da casa.

Una protesta che ha acceso anche la polemica politica. «Un problema grave – ha sottolineato ieri il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara – che tocca le città governate dal centrosinistra». Dove ci sono gli accampamenti degli studenti, accusa il ministro «non sono state attivate dalle giunte comunali politiche a favore dei giovani e degli studenti per offrire loro un panorama abitativo decoroso». Un’accusa alla quale non si fanno attendere le repliche dei primi cittadini chiamati in causa. «Non c’è limite alla vergogna » risponde Dario Nardella da Firenze, mentre da Milano Beppe Sala si limita a un «Valditara si mostra al Paese per quello che è». Mentre getta acqua sul fuoco il ministro dell’Università Anna Maria Bernini che, «da qui al 2026 – ha annunciato – dovremmo avere oltre 70mila posti letto in più». «Abbiamo chiesto anche al Demanio, alle Regioni e ai Comuni di mettere a disposizione per gli studenti degli immobili dismessi».

E mentre la politica si accusa a vicenda , le Università cercano di correre ai ripari come meglio possono. Il problema per molti, infatti non è solo il caro affitti, ma la mancanza di strutture idonee con le quali poter costruire un percorso formativo e di vita. Non è solo l’appartamento privato affittato a prezzi inavvicinabili (soprattutto a Milano e nelle grandi città come Roma e Firenze) ma la carenza di campus e college per accogliere i fuori sede italiani ma anche stranieri. L’appeal del Belpaese rischia infatti di cadere nel vuoto per i più giovani che devono scontrarsi con il labirinto del privato su un mercato che offre molto poco e quel poco che si trova è a prezzi vertiginosi. Fino a 600-700 per una camera condivisa a Milano e poco meno per Roma.

La protesta degli studenti nelle tende da campeggio contro il caro-affitti davanti alla Sapienza di Roma

La protesta degli studenti nelle tende da campeggio contro il caro-affitti davanti alla Sapienza di Roma - ANSA


«In questo momento ci stiamo interrogando se oltre il caro affitti anche il costo della vita incide sulla scelta dello studente» spiega Alessandro D’Annibale, direttore marketing dello Ied, Istituto europeo di design che ha diverse sedi in Italia e all’estero e che per rispondere ai suoi fuori sede si rivolge a un “ provider di student house”, un fornitore di alloggi in collegi, appartamenti e residenze. Tutti cercano comunque di sostenere lo studente fuori sede alle prese con la nuova città.


La protesta dei giovani: i numeri dell’emergenza

1 su 3
Gli studenti universitari fuori sede secondo gli ultimi dati disponibili e relativi all’anno accademico 2021-2022

750.000
Gli studenti universitari fuori sede: risiedono cioè a più di 100 chilometri di distanza dal luogo di studio (dati Cgil-Sunia)

39.000
I posti letto garantiti dal sistema di diritto allo studio pubblico che riesce così a tutelare il 5,2% degli aventi diritto

628
l’affitto medio in euro per una stanza singola, a Milano. È la città più cara d’Italia, seguita da Bologna (467) e Roma (452)

70mila
I posti letto che saranno realizzati da qui al 2026, con i fondi del Pnrr, annunciati dal ministro Bernini

400
I milioni già inseriti nella legge di bilancio e destinati agli alloggi universitari in aggiunta a un miliardo di euro previsto dal Pnrr



Secondo i dati forniti da Cgil e Sunia in Italia gli studenti che risiedono in una provincia diversa e comunque a più di 100 chilometri di distanza dal luogo di studio, i cosiddetti fuori sede, sono più di 750.000. Il sistema di diritto allo studio pubblico fornisce circa 39.000 posti letto che riescono a tutelare il 5,2% degli aventi diritto. Secondo un rapporto dell’aprile realizzato da Scenari immobiliari, cresce l’interesse degli investitori verso il mercato delle residenze universitarie con investimenti che nel corso del 2022 in Italia sono stati pari a 200 milioni di euro (il 18% degli investimenti complessivi nel comparto residenziale istituzionale). Il mercato degli alloggi universitari, sottolineano gli analisti, ha bisogno di un’importante e decisiva svolta, «altrimenti le università perdono studenti e competitività». «Ma non è solo una questione di alloggio dove dormire – sottolinea Elena Marta, presidente di Educatt, l’Ente per il diritto allo studio dell’Università Cattolica –, significa anche sostenere gli studenti fuori sede con un programma educativo originale che comprenda attività, incontri, workshop e stage utili alla formazione accademica e culturale. La sfida oggi è trovare una modalità per sviluppare un progetto di formazione integrale di questo tipo anche in unità abitative differenti rispetto ai collegi e alle residenze».

L’anno scorso tutte le richieste fra collegi e residenze dell’Università Cattolica (presente a Milano, Brescia Cremona, Piacenza e Roma) sono state accolte proponendo agli studenti delle soluzioni adeguate alle necessità di ciascuno. «In genere riusciamo a soddisfare gran parte delle richieste – conclude Marta – l’idea però è quella di ampliare e offrire posti in più per rispondere ai tanti ragazzi fuori sede».

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