venerdì 22 settembre 2023
I nomi del maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Cortile e della signora Nella Marazzi Molinari saranno impressi per sempre allo Yad Vascem di Gerusalemme in quanto "Giusti tra le nazioni"
La rete metallica al confine con la Svizzera da dove i finanzieri facevano fuggire gli ebrei

La rete metallica al confine con la Svizzera da dove i finanzieri facevano fuggire gli ebrei - Foto Grienti

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La rete metallica e uno spicchio di terra separano l'Italia dalla Svizzera. Da qui, Clivio in provincia di Varese, a partire dal 9 settembre 1943, le fiamme gialle fecero "passare" ebrei, profughi e perseguitati politici in fuga dalla furia nazifascista. Ottant'anni dopo la comunità cliviese è stretta attorno al ricordo del maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Cortile e della signora Nella Marazzi Molinari.

I loro nomi saranno impressi per sempre allo Yad Vascem di Gerusalemme in quanto "Giusti tra le nazioni". Un riconoscimento che l'Ambasciatore d'Israele Alon Bar ha consegnato personalmente alle famiglie di questi "angeli del bene" che insieme a don Gilberto Pozzi, parroco di Clivio, fecero parte di una rete clandestina collegata alla cellula O.S.C.A.R. con l'obiettivo di salvare vite umane, quante più possibili.

L'Ambasciatore d'Israele in Italia Alon Bar consegna l'onoreficienza ad Antonio Cortile, nipote del maresciallo della Guardia di Finanza

L'Ambasciatore d'Israele in Italia Alon Bar consegna l'onoreficienza ad Antonio Cortile, nipote del maresciallo della Guardia di Finanza - Foto Grienti

"L'olocausto per noi è per la gran parte del popolo d'Israele e per i nostri amici ebrei in Italia è un capitolo doloroso della nostra storia" ha detto Alon Bar durante la cerimonia al palazzetto dello sport di Clivio ricordando la Shoah. "La storia di questa immane tragedia porta con sé un'altra storia: quella di uomini e donne che fecero una scelta: quella di andare controcorrente rischiando tutto, anche la vita - ha aggiunto l'ambasciatore -. Queste persone salvarono le vite di intere famiglie di ebrei. La loro storia è la nostra".

Una testimonianza di fede, di solidarietà umana e di coraggio che il prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello, ha ribadito ricordando le fiamme gialle, i poliziotti e i carabinieri che nella storia in tante circostanza "si sono prodigati per aiutare gli altri e salvarli anche al rischio della propria vita" proprio perché credevano in quei valori "che non sono acquisiti per sempre" ma su cui, ha aggiunto il prefetto, occorre continuare a "vigilare, tutelare e trasmettere alle nuove generazioni".

Valori, quelli dello Stato e della Costituzione italiana, che vengono testimoniati ogni giorno dagli uomini e dalle donne della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato e dei Carabinieri. Sulla scia dell'esempio del maresciallo Cortile, il generale Crescenzo Sciaraffa, comandante provinciale della Guardia di Finanza, ha ricordato che i finanzieri sono stati "presenti sempre ai confini di questi luoghi. Cortile incarna ciò che ogni fiamma gialla ha giurato di essere aderendo a tutti i doveri verso lo Stato. Cortile sapeva, ma rischiò. Nostro inderogabile dovere è quello della Patria e del servizio alla comunità. Nella e Luigi non verranno dimenticati" ha aggiunto Sciarraffa invitando i giovanissimi alunni delle scuole presenti "a tenersi per mano" e a ricordare questi due eroi "sorelle e fratelli d'Italia". Una donna e un uomo le cui vicende sono state riportate alla luce dal colonnello in ausiliaria Gerardo Severino, già direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza, che dagli archivi e dai documenti polverosi li ha restituiti alla comunità non solo cliviese, ma italiana.

Il maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Cortile. Morì in un campo di concentramento dopo che i nazifascisti lo scoprirono ad aiutare gli ebrei in fuga

Il maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Cortile. Morì in un campo di concentramento dopo che i nazifascisti lo scoprirono ad aiutare gli ebrei in fuga - archivio

"La figura di Cortile è quella di un uomo che ha sacrificato la vita per gli altri. In questo caso per salvare centinaia di ebrei, di uomini, donne bambini. Cortilevera il comandante del posto doganale di Clivio e dall'8 settembre 1943 fino all'agosto 1944, quando venne catturato, insieme a don Pozzi e alla signora Molinari compirono un'opera di bene senza precedenti. Vennero catturati tutti e tre, ma mentre la signora Nella e don Gilberto, vennero rilasciati, il maresciallo Cortile finì la sua vita nel campo di concentramento di Melk, un sottocampo del lager di Mauthausen dopo morendo di stenti e per le innumerevoli sevizie. Una storia che appartiene a tutta l'Italia. Oggi è un momento straordinariamente importante - commenta Severino, storico militare e autore di decine di libri-. E' la consacrazione di questo eroismo visto alla luce di tanti fatti accaduti nel corso dei decenni. Figure come quella del maresciallo Cortile rendono testimonianza ai giovani e li sollecitano ad approfondire queste storie".

"Io e la mia famiglia siamo stati salvati grazie alla Guardia di Finanza di Clivio nel novembre 1943 aiutandoci a passare in Svizzera - ricorda Giorgio Sacerdoti, all'epoca ancora in culla ed oggi presidente della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano -. E' importante che venga ricordata, anche se sono passati decenni e anche se i protagonisti non ci sono più, quel che è stata la via del bene, la via dell'onore, la via della coscienza che venne prima di tutto. Non è solo storia lontana che si legge sui libri, ma anche vita vissuta di persone che si sono impegnate per gli altri". Una storia che Antonio Cortile, nipote del maresciallo della Guardia di Finanza, seppe dopo la morte di suo padre nel 1971: "Non ho conosciuto mio zio personalmente - racconta - ma solo dopo, con ritardo. Mio padre non aveva detto niente a nessuno. Tutti in famiglia sapevamo che lo zio Luigi era disperso perché aveva partecipato alla campagna di Russia. Invece non era così. Io l'ho scoperto attraverso documenti, fotografie e carte conservate da mio padre. Mio zio non era disperso in Russia, ma aveva fatto tanto bene".

Nella Marazzi Molinari

Nella Marazzi Molinari - archivio

"Non è stato certo facile ottenere questa ambita onorificenza che ci riempie tutti d’immenso orgoglio - riflette il sindaco di Clivio Giuseppe Galli - ma ciò è stato frutto di un vero e proprio lavoro di Squadra. L’allora maggiore Severino, allorquando produsse e firmò le istanze ufficiali non fu certamente lasciato solo. Anche per tale motivo, ritengo doveroso da parte mia ringraziare la signora Ida Petrillo, alla quale ho dato il cambio in qualità di Sindaco, per aver raggiunto e chiesto alle sorelle Colonna di testimoniare, ovvero per aver fornito altri importanti elementi, tutti necessari a Severino. Clivio e la sua gente è veramente fiera di quanto è accaduto oggi, così come va fiera per aver avuto tra la sua popolazione uomini e donne come Luigi Cortile, don Gilberto Pozzi, Nella Molinari, ma anche tante altre bellissime e nobili figure di uomini e donne che, nello stringersi attorno al paterno don Gilberto, salvarono tante vite umane dalla barbarie nazifascista".

Un momento della cerimonia di consegna della medaglia di 'Giusti tra le nazioni' al maresciallo Cortile e alla signora Molinari

Un momento della cerimonia di consegna della medaglia di "Giusti tra le nazioni" al maresciallo Cortile e alla signora Molinari - Foto Grienti






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