mercoledì 15 ottobre 2014
Il piano del Terzo settore per 6 milioni di poveri. L’Alleanza: Italia ultima nell’Ue per misure di contrasto. Biondelli (Lavoro): d’accordo, ma ci sono limiti di bilancio.
La povertà che c’è e merita risposta di Paolo Lambruschi
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Sei milioni di persone in stato di «povertà assoluta», il 9,9%, equivalgono a un italiano ogni dieci. Solo sette anni fa erano nemmeno la metà: 2,4 milioni. Non più solo disoccupati, ma anche chi un lavoro ce l’ha. Non più solo famiglie numerose, ma anche coppie con due figli. La desertificazione sociale avanza. Ma l’Italia, come la Grecia, è l’unico paese dell’Unione europea a non avere uno strumento di contrasto universale alla povertà. Il Regno Unito l’ha istituito nel ’48, la Germania nel ’61, la Francia nell’88. Anche il Portogallo s’è deciso nel 1996. Alla vigilia del varo della legge di stabilità del governo, l’«Alleanza contro la povertà in Italia» rilancia con forza la proposta del Reddito di inclusione sociale (Reis). Il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, Franca Biondelli, batte un colpo: «Proveremo a trovare in Parlamento risorse per un piano contro la povertà».Il progetto del Reis è frutto del lavoro congiunto del mondo accademico e del mondo associativo e sindacale. Come dire: la teoria scientifica che sposa la concretezza di chi lavora sul campo. Prevede un investimento graduale di 1,7 miliardi l’anno, per arrivare in un quadriennio a una spesa a regime di poco più di 7 miliardi l’anno. Cifra che avvicinerebbe l’Italia alla spesa media europea per la lotta alla povertà, dall’attuale 0,1% del pil allo 0,5.Proposto inizialmente al governo Letta da Acli e Caritas italiana, oggi il Reis è sostenuto dall’«Alleanza contro la povertà in Italia», un cartello di una ventina organizzazioni promotrici (tra cui Acli, Caritas, Action Aid, Anci, Cgil Cisl Uil, Cnca, Sant’Egidio, Confcooperative, Fio-Psd, Banco Alimentare, Forum del Terzo settore, Save the children) e altrettante aderenti. Alla presentazione del Reis nella sede del Cnel, l’Alleanza ha chiesto al governo di avviare nel 2015 «un piano con fondi adeguati» più che «strumenti emergenziali».Il Reis andrebbe a tutte le famiglie in povertà assoluta residenti in Italia da almeno un anno. La cifra sarebbe pari alla differenza tra il reddito del nucleo e la soglia Istat di povertà assoluta. Contemporaneamente verrebbero erogati servizi sociali, sanitari, educativi. A gestire il Reis, finanziato dallo Stato, Comuni e Terzo settore. Tutti i membri della famiglia tra i 18 e i 65 anni verrebbero coinvolti in percorsi di inserimento sociale e lavorativo. Il primo anno l’investimento è di 1,77 miliardi per il 2% delle famiglie più in difficoltà, per il secondo di 3,55 per il 2,9%, per il terzo 5,32 per il 3,7%, per il quarto 7,1 miliardi per il 4,5% delle famiglie povere. Dall’investimento anche un ritorno di crescita di domanda e occupazione. Il contributo medio mensile sarebbe 402 euro: dai 322 per il singolo ai 451 per una famiglia di 4 persone. Non mancheranno, i controlli. Per Mauro Magatti, sociologo alla Cattolica, «è pazzesco un tasso di povertà che sfiora il 10%: c’è il rischio reale che la società si accartocci. Il Reis costituisce un metodo di politica sociale, per sottrarre quanto si spende oggi in una logica di ricerca del consenso. Se per il bonus di 80 euro sono stati individuati 10 miliardi, vuol dire che soldi si trovano se sono chiari gli obiettivi».Il timore di beneficiare "falsi poveri" è presente: «I rischi ci sono - sottolinea Cristiano Gori, curatore del progetto - ma possiamo costruire politiche per fronteggiarli: l’Isee, la soglia di reddito familiare, l’indicatore di reddito presunto. I costi sono quelli indicati da tutta la letteratura in materia, tra i 6,5 e i 7 miliardi, un centesimo della spesa corrente, compatibili col quadro macroeconomico e utili per lo sviluppo. Mentre il bonus non è andato alle povere». Il sottosegretario Franca Biondelli riconosce l’entità del lavoro svolto dal cartello: «Anche l’Ue ritiene importante la lotta alla povertà con il sostegno all’inclusione attiva (Sia). Intendiamo potenziarne la sperimentazione Sia, attiva in 12 città. Con il Reis il governo ha comunanze di vedute ma ci sono limiti di bilancio. Sarà un percorso spinoso ma c’è una volontà fortissima».
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