Botta e risposta ieri tra Fulvio De Nigris e Beppino Englaro. Oggetto: la scelta di dedicare il 9 febbraio, data in cui ricorre l’anniversario della morte di Eluana, alla Giornata nazionale per gli stati vegetativi. Un confronto epistolare tra due persone che prima di tutto hanno subìto la perdita di un figlio, e che pur essendo su posizioni diverse mostrano anzitutto di rispettarsi pur non condividendo le rispettive scelte sul fine vita e il giudizio sulla stessa Giornata.
De Nigris aveva scritto il 25 gennaio una lettera aperta al signor Englaro affermando che «questa può essere l’occasione importante per pacificare gli animi, per trovare un ragionevole punto di comprensione», perché «noi vorremmo soltanto che non si contrapponesse la libertà di scelta al diritto di cura. Che quella dignità di vita che devono avere le persone in stato vegetativo trovasse adeguata comprensione anche quando è lei ad andare in televisione per comunicare il suo punto di vista». Ieri la risposta di Englaro: «In tutti questi anni la mia battaglia non è mai stata contro qualcuno, ma per qualcuno, "in difesa" di qualcuno», né «ho pensato che le scelte della nostra famiglia potessero sovrapporsi alle scelte di altre famiglie». Parole che sorprendono, dal momento che lo stesso
Englaro aveva espresso l’intenzione di usare il 9 febbraio per un’esplicita presa di posizione pubblica insieme alla Consulta di bioetica (organismo apertamente pro-eutanasia), una scelta ben diversa rispetto alla «giornata del silenzio» annunciata ieri. Nella stessa lettera a De Nigris, Beppino Englaro ribadisce peraltro di considerare «la decisione di fissare la data della "Giornata nazionale sugli stati vegetativi"» nell’anniversario della morte di Eluana «inopportuna ma soprattutto indelicata».Altrettanto pacata e ferma l’immediata risposta di De Nigris, che parla di «un segno di apertura. che spero anche i media vorranno raccogliere per stemperare contrapposizioni che non debbono esistere nel desiderio di cogliere sempre il senso della vita, di far fronte ai diritti violati, di riconoscere una normalità che va rispettata nelle intenzioni di chi assiste e di chi cura. Rispetto e comprendo la sua "Giornata del silenzio" per il 9 febbraio, credo che lei comprenderà le migliaia di famiglie che per un giorno si sentiranno al centro dell’attenzione, visibili nella loro sofferenza, nei loro bisogni e nelle loro rivendicazioni".