Il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo - Siciliani
Si può fare. Si può fare ad invertire la tendenza che vede il 2021 come l’anno in cui in Italia sono nati il numero più basso di bambini dal dopoguerra, meno di 400mila. Si può fare poi a raggiungere l’obiettivo dei 500mila nati l’anno, che è il livello minimo di ricambio generazionale per salvare il Paese. Perché se il trend non cambia, nel 2050 le nascite l’anno scenderanno a 298mila: molto lontano dall’obiettivo minimo per un corretto equilibrio demografico. È un grido dall’allarme quello che arriva dalla seconda edizione degli Stati generali della natalità, promosso dalla Fondazione per la Natalità e dal Forum delle Associazioni familiari, che prosegue anche domani dando voce al mondo della comunicazione e della politica. Un grido per mettere in campo importanti misure a sostegno della famiglia, del lavoro femminile e dei giovani. Del resto le proiezioni dell’Istat lasciano poco spazio ai dubbi: se non si invertirà la rotta nel 2050 ci saranno 5 milioni di italiani in meno, tra i quali 2 milioni di giovani. È come se in meno di 30 anni scomparissero tutti gli abitanti del Veneto o della Sicilia. In più, soltanto il 52% della popolazione sarebbe in età da lavoro visto che il 16% avrebbe sotto i 20 anni ed il 32% sarebbero pensionati.
Un quadro allarmante quello della natalità che fa dire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella come questo sia «uno degli aspetti più preoccupanti delle dinamiche sociali contemporanee». In un messaggio, perciò, il capo dello Stato chiede di «favorire la famiglia», a cominciare dall’attuazione del Family Act, e «insistere nel perseguire condizioni che consentano alle giovani generazioni di costruire il proprio futuro», che vuol dire «garantire piena dignità ai giovani, alle donne, alle famiglie» e di «assumere con determinazione l’obiettivo di affrontare la crisi della struttura demografica del Paese». Ricordando, sottolinea ancora il presidente della Repubblica, di non tralasciare le donne che «devono affrontare ancora oggi troppi impedimenti e difficoltà per raggiungere una piena parità». Inoltre suggerisce che un «apporto essenziale» può venire solo dalla conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro, perché «non può esservi opposizione tra impegno professionale, attività lavorativa e scelta di maternità».
Il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo - Siciliani
Nonostante numeri «spaventosi», il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo continua a crede che «ci si possa non rassegnare agli eventi» se «tutto il Paese si farà carico» del tema natalità. Altrimenti «crollerà il Pil, il welfare, il sistema pensionistico e il sistema sanitario come lo conosciamo in Italia». Quindi il presidente del Forum suggerisce di dedicare risorse del Pnrr al tema e dotare l’Italia di un commissario per la natalità, come già avviene in Europa, indicando la ministra alla Famiglia ma «con un portafoglio» e «poteri straordinari». L’obiettivo dei 500mila nati, per il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, stando alle tendenze si può raggiungere nell’arco di 40-50 anni, tuttavia il vero sforzo «è arrivare a questo livello in dieci anni. Sarebbe già un buon risultato». Anche se, sottolinea il demografo Alessandro Rosina, «manca una strategia chiara su come invertire l’attuale tendenza demografica».
Cambiare rotta è la speranza che il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi coltiva anche per la scuola, dove si sta lavorando per la ripresa demografica mantenendo «tutte le risorse della scuola fino al 2026, per diminuire la numerosità delle classi e sviluppare nuove attività. Abbiamo investito quasi 5 miliardi su nidi e infanzia, laddove c’è più carenza». Rivendica invece la concretezza delle politiche sulla famiglia avviate dal governo la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, citando l’assegno unico e l’entrata in vigore del Family Act. Ma i cambiamenti devono essere in ogni settore, dalle imprese al locale. Per questo il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri auspica «un grande patto tra pubblico e privato» per quella che definisce «la città dei 15 minuti» proprio per conciliare vita e lavoro.