Il premier arriva in conferenza stampa con la lista di nove nuovi sottosegretari, dei quali ben quattro (Rosso, Polidori, Bellotti, Catone) sono ex finiani. E condisce l’avvenuto rimpasto con un nuovo affondo contro il presidente della Camera: «Ora abbiamo una maggioranza coesa per fare le riforme, non come prima quando Fini faceva muro a tutto...». Inutile dire che non è solo un elogio alla "terza gamba" formata dai Responsabili, finalmente premiata - in parte, e con tanti mal di pancia per gli esclusi - con posti di governo. Piuttosto, è l’occasione per reiterare l’attacco allo «statalista» Fini, che si «appoggiava alla magistratura per avere protezione, garantendo in cambio che le misure sulla giustizia invise ai pm non passassero».Non è la prima volta che il Cavaliere si scaglia contro il presidente della Camera accennando ad un «patto segreto» tra prima carica dello Stato e toghe. In altre occasioni Fini aveva più o meno glissato, stavolta invece reagisce. Con tre righe di comunicato che pesano come un macigno: «Quella di Berlusconi nei miei confronti è ormai un’ossessione che non merita più risposte politiche. Solo compassione». Poi silenzio, mentre i suoi colonnelli incalzano i «disponibili» che hanno incassato la loro «squallida ricompensa». Negli ambienti dei futuristi il motivo dello scatto di Fini è giustificato così: le accuse del premier, nel giorno in cui con il rimpasto incorona anche gente che ha lasciato Fli, sanno di «beffa», e «irritano» più del solito. Così come irrita il passaggio della conferenza stampa in cui Berlusconi afferma di non aver assegnato il ministero delle Politiche comunitarie - prima in mano ad Andrea Ronchi, ora futurista "moderato" contrario alla linea Bocchino - perché «c’erano parlamentari che volevano lasciare il gruppo di appartenenza e che avrebbero visto con molto piacere il fatto di poter occupare questo posto». Dai più la frase del premier viene letta come un’esca per lo stesso Ronchi, o per altri esponenti di Fli che potrebbero tornare nella maggioranza. L’ex cofondatore allora non ci sta a lasciarsi definire in piena campagna elettorale come quello che sta perdendo il partito, e accusa Berlusconi di essere «ossessionato», incassando però la controreplica di Cicchitto: «Gli ossessionati sono proprio lui, Bersani e Casini, e ci portano solo voti».Nell’annunciare i nove sottosegretari, il presidente del Consiglio ha confermato che il rimpasto avrà un’altra tranche: «Inseriremo un’altra decina di persone con un disegno di legge, così tanti parlamentari potranno trovare soddisfazione alle loro legittime aspirazioni». La carta del ddl (non un decreto, inviso al Colle) il Cavaliere l’ha giocata per incassare il «si» dei ministri e placare le fibrillazioni di azzurri, responsabili e leghisti rimasti fuori dalle nomine. Fatto confermato anche dal ministro La Russa: «Abbiamo lasciato la decisione a Berlusconi. Certo, le legittime aspirazioni di chi è rimasto sempre al fianco del presidente vengono rinviate, ma è una situazione politica che tutti hanno accettato».Incassato l’ampliamento, il premier ha chiesto ai ministri un’impennata sulle riforme della giustizia e dell’assetto istituzionale, e sul riordino del fisco. Ma alla stampa interessa di più il tema della successione. Alfano o Tremonti? «Io ho un’ottima squadra», prova a dribblare Berlusconi. Poi torna a lusingare il "superministro" dell’Economia: «È un amico stimato ovunque, è uomo da mission impossible...».