sabato 10 gennaio 2015
​Se non ci sono i soldi per pagare gli insegnanti, il sostegno scolastico non è più un diritto dei disabili e può essere “scaricato” sulle spalle delle famiglie. È la discutibile conclusione cui si è giunti in Sicilia.
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Se non ci sono i soldi per pagare gli insegnanti, il sostegno scolastico non è più un diritto dei disabili e può essere “scaricato” sulle spalle delle famiglie. Che non possono nemmeno pretendere il risarcimento del danno. È la discutibile conclusione cui è giunto il Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Siciliana  che, confermando una sentenza del Tar - che aveva negato il risarcimento del danno patrimoniale a una madre costretta a lasciare il lavoro di insegnante per seguire la figlia disabile cui erano state assegnate meno ore di sostegno di quelle cui avrebbe avuto diritto - ha stabilito che il diritto all’istruzione «non può non subire oscillazioni, specialmente in tempi di crisi finanziaria acuta, che inevitabilmente si riverberano sulle scelte dell’amministrazione». Di più. I giudici amministrativi siciliani, ai quali adesso si potranno rifare i tribunali di tutta Italia, hanno stabilito che «l’assistenza pubblica ai minori, in tutte le forme con cui questa può essere prestata, è da reputare in via di principio “sussidiaria” o, comunque, non sostitutiva rispetto agli obblighi di assistenza ed educazione che prioritariamente incombono sui genitori che su di essi esercitano la potestà». «Il che significa – commenta con preoccupazione il presidente della Federazione italiana superamento handicap, Vincenzo Falabella – che quello del sostegno scolastico paradossalmente è un compito della famiglia in cui lo Stato interviene in modo solo sussidiario. Quindi – aggiunge Falabella – le famiglie potrebbero essere chiamate a farsene carico materialmente ed economicamente». Una prospettiva che allarma i genitori e che contrasta con l’articolo 3 della Costituzione, secondo cui è invece compito dello Stato rimuovere gli ostacoli, anche di natura economica, che limitano l’uguaglianza tra i cittadini.  Allarmato dalla decisione dei giudici siciliani è anche il responsabile dell’area normativo giuridica dell’Osservatorio sull’integrazione scolastica dell’Associazione italiana persone Down, Salvatore Nocera. «Perché la crisi economica dovrebbe riguardare soltanto gli insegnanti di sostegno e non gli altri docenti curricolari?», chiede. Paradossalmente, ma neanche tanto, estendendo la sentenza a tutte le materie, a fronte della mancanza di risorse per pagare i professori, i genitori potrebbero un domani essere chiamati a “supplire” insegnando loro stessi matematica o latino ai propri figli. Nella decisione dei giudici, osserva Nocera, si annida, infatti, «il germe di una totale delega ai privati delle funzioni pubbliche», che, se attuata, porterebbe, in definitiva, alla destrutturazione della coesione sociale e all’allargamento delle diseguaglianze. Per questo, conclude il legale dell’Aipd, «mi auguro di aver compreso male i contenuti della sentenza».
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