Cosa non fa lo “Stato biscazziere” pur di continuare a incassare dalle slot. Anche correre il rischio di favorire i concessionari legati alle mafie. Continua a riservare sorprese l’emendamento al decreto “Salva Roma” che penalizza regioni e comuni che vogliono limitare l’azzardo. Emendamento che però forse domenica sarà rivisto, come ha annunciato ieri il capogruppo Sc alla Camera, Andrea Romano, secondo cui sarebbe stato trovato un accordo politico per abrogare la norma pro-azzardo. Vedremo se alle parole seguiranno i fatti. Quello che è certo che l’intero emendamento dovrà essere azzerato, non solo la parte che riguarda gli enti locali.Ma andiamo con ordine. La prima parte dell’emendamento che introduce nel decreto l’articolo 20 bis, prevede che «in caso di interruzione anticipata per effetto di revoca ovvero di decadenza dovute a fatto e colpa del concessionario» di slot, le concessioni continuano a valere ancora per 90 giorni e anzi le società continuano «ad operare con i poteri, anche di riscossione, di cui le stesse disponevano». Successivamente possono subentrare altri concessionari che si spartiscono la fetta di mercato che la società decaduta ha dovuto abbandonare. Insomma non cambia nulla, tutte le slot restano al loro posto, la concessione passa di mano e lo Stato continua a incassare. L’esatto contrario di quanto auspicato nei giorni scorsi da
Avvenire. Il motivo è spiegato proprio all’inizio dell’emendamento: «In ragione dei rilevanti e prevalenti interessi pubblici coinvolti, inerenti all’ordine pubblico, alla sicurezza, alla tutela della salute e del gettito erariale». A parte il discutibile riferimento alla «tutela della salute» (continuando a far giocare?), è sicuramente l’ultimo il vero motivo. Come si legge nella Relazione, «l’eventuale venir meno di una concessionaria, può dererminare - anche in tempi rapidissimi - la fine sostanziale di una parte della complessa rete di raccolta delle risorse pubbliche che derivano dalla pratica del gioco». In altre parole l’unica cosa importante è non far calare gli incassi dello Stato. Ma il sottosegratario all’Ecomonia, Alberto Giorgetti, intervenendo giovedì nell’aula del Senato, va oltre e sostiene che senza norma introdotta dall’emendamento, si potrebbero determinare «una serie di conseguenze negative quali il passaggio di tutte o parte delle attivitá svolte dal concessionario del mondo legale a quello illegale gestito dalla criminalità organizzata». La solita affermazione che la legalizzazione dell’azzardo terrebbe fuori le mafie. Ma proprio nella Relazione emerge un’altra e opposta realtà. L’unica “colpa” che può provocare la decadenza di una concessione che viene citata nel documento sono le “interdittive prefettizie”, cioè quei provvedimenti presi per escludere una societá dai rapporti con lo Stato per sospetti concreti di infiltrazione mafiosa. Ora, dunque, con l’emendamento approvato, queste concessionarie mafiose pur dichiarate decadute potranno continuare a lavorare e incassare per ancora 90 giorni. Un bel regalo davvero. Ma l’importante è solo garantire gli incassi per lo Stato.