Bloccata la mappatura dei siti inquinati nella 'Terra dei fuochi'. Doveva essere completata entro il 7 giugno ma dal 28 maggio tutto si è fermato. Probabilmente perché i tecnici incaricati voglio accertare prima l’eventuale presenza di scorie radioattive. Da alcuni giorni l’allarme gira sul web, tra i siti dei vari comitati del territorio, accompagnato da accuse pesantissime sia alle autorità ragionali che nazionali. E tra il 'popolo inquinato' torna a salire la sfiducia e la rabbia. Come segnala, molto preoccupato, anche don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano 'voce' di questa terra, che proprio per il suo impegno ieri a Napoli, al Seminario di viale Colli Aminei a Capodimonte, ha ricevuto il 'Premio San Gennaro' che gli è stato consegnato dal cardinale Crescenzio Sepe. A decidere lo stop alla mappatura, eseguita a partire dal 12 maggio dal Corpo forestale, dalla Asl e dall’Arpac, sarebbe stato il comitato interministeriale definito dalla legge n.6 di quest’anno. Secondo indiscrezioni, riprese anche da un’interrogazione dei senatori Pd, Rosaria Capacchione e Vincenzo Cuomo, «lo stop sarebbe stato determinato dalla necessità di accertare se negli stessi siti siano sepolti rifiuti radioattivi ». Accertamenti affidati a una società privata con un aggravio di spesa.C’è dunque necessità di fare chiarezza, come chiede in un’altra interrogazione ai ministri dell’Ambiente e delle Politiche agricole, il capogruppo al Senato di 'Per l’Italia' Lucio Romano. «I cittadini campani – scrive – hanno urgente bisogno di conoscere i motivi di questa decisione ». In particolare si chiede «di sapere quali siano le iniziative attuate fino a questo momento e le motivazioni per le quali gli accertamenti sui siti inquinati sono stati sospesi. Il diritto alla salute e il ripristino delle condizioni ambientali ottimali – conclude Romano – sono priorità vitali per tutti i cittadini, ma soprattutto in Campania, dove lo Stato ha il dovere di intervenire con urgenza per porre rimedio ai danni creati dalla devastazione dei territorio». Inoltre, denuncia l’interrogazione del Pd, «il blocco delle analisi aggrava la già difficile condizione del comparto agricolo e zootecnico». Senza certezze, infatti, i siti identificati come ad alto rischio restano interdetti a queste attività e i prodotti agricoli che provengono da lì non potranno essere immessi sul mercato fino a quando non saranno ultimate le analisi. Proprio quelle ora bloccate.