Vangelo e comportamenti mafiosi sono
"non sovrapponibili e non vi può essere alcuna commistione di
sorta". La nuova, dura presa di posizione contro la cultura
mafiosa è venuta stamane dal segretario generale della Cei,
monsignor Nunzio Galantino, che è anche vescovo della diocesi
calabra di Cassano Ionico, il quale ha preso la parola nel corso
della seconda giornata di lavori di "Contromafie", gli stati
generali dell'antimafia promossi a Roma dall'associazione Libera.
Monsignor Galantino, che è stato applaudito dalla platea quando
don Luigi Ciotti ha ricordato che si è trattato della prima volta
di un vertice della Cei all'apputamento di Libera, ha affermato:
"Sogno un momento in cui si smetta di considerare come eroi don
Puglisi e don Diana e lo stesso don Luigi Ciotti e questo perché
- ha sostenuto - sappiamo tutti che non esiste la possibilità di
sovrapposizioni o commistioni tra Vangelo e malavita. Il Vangelo
- ha poi aggiunto - quando è preso sul serio e non viene usato
come un paravento personale, è lo strumento più adatto per
proporre giustizia e dignità della persona".
Il presule ha poi svelato che nella
visita di Papa Francesco nella sua diocesi, la dura condanna,
fino a usare la parola "scomunica" usata dal Pontefice verso i
mafiosi, non era prevista nei primi due testi distribuiti ai
giornalisti e che lo stesso Francesco l'ha, quindi, "meditata sul
terreno. Questo - ha spiegato Galantino - per riaffermare che col
male fatto sistema non si può avere nulla a che fare".
Lo stesso Galantino non si è nascosto, però, che "nella Chiesa
non ci siano ancora tiepidezze e paure" nel riaffermare
l'incompatibilità tra fede e mafia invitando soprattutto i
sacerdoti a non essere timidi nelle condanne "dentro e fuori la
Chiesa e a considerare normale quello che fa un'associazione come
Libera in una realtà, quella ecclesiale, che come ha chiesto a
più riprese il Papa deve essere in uscita e senza elmetto o con
mire di conquista ma una Chiesa che impara dalla strada e nella
quale il Vangelo si fa vita".