lunedì 19 novembre 2012
​In ottobre il ragioniere Spinelli e la moglie sono rimasti una notte in ostaggio di una banda che proponeva all'ex premier un dossier per ribaltare il lodo Mondadori. La denuncia più di 24 ore dopo, il pm ipotizza il pagamento di un riscatto di 8 milioni. Ghedini: «Non avevano nulla in mano».
Troppi dubbi e quel buco di trenta ore
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​Tornava da Arcore, alle 9,45 di sera, come ogni lunedì, giorno fissato per fare i conti con il Cavaliere. Un rapporto ordinario fatto di sole cifre, senza commenti, durato solo mezz’ora. Di certe avvisaglie, di certi strani movimenti intorno alla sua casa di Bresso in via Giovanni XXIII non lo aveva neppure avvertito. Giuseppe Spinelli, il ragioniere, non è uno che crea problemi, li risolve. La moglie, Anna Rasconi, lo aspettava sulla soglia di casa all’ottavo piano, dopo il solito squillo al citofono. Ma non ha sorriso, come sempre, ha urlato. L’uomo che gli ha messo da tergo la mano sinistra sul viso e sulla bocca, rompendogli gli occhiali, il ragioniere lo ricorda come un’ombra, come la pistola che brandiva. Un altro da dietro li ha spinti tutti dentro. Sequestro compiuto.Sono entrati tutti in sala. Li hanno sistemati moglie e marito, accanto, spauriti su un divano. Loro, coi passamontagna neri di lana, sono rimasti in piedi con le pistole infilate nella cintura alle spalle. Poi hanno avvertito, con accento albanese che c’era da aspettare il capo. L’attesa snervante è durata sino alle 2 di notte. A turno i banditi andavano in bagno a fumare, sostiene la signora che ricorda la cenere nel water. Verosimilmente controllavano dal balconcino che ci fosse via libera per il capo, l’uomo dalle scarpe rosse, con le stringhe nere, quasi fosse un tifoso del Milan. Quel Francesco Leone che «non guardavo in faccia per timore si sentisse riconosciuto», ha detto il ragioniere. Ma lo ha inquadrato perfettamente. A cominciare dall’età, 50 anni, e dalle mani, per un attimo che quello s’è levato un guanto: lunghe, affusolate, curate. Poi ha aggiunto il particolare decisivo delle scarpe. La sera stessa del sequestro, la telecamera di una cabina telefonica a Malnate, aveva proprio registrato quelle scarpe di gomma rosse. Aveva usato 4 schede delle 150 comprate in blocco al bar della stazione. Ma da quelle scarpe, dalle schede, dai tabulati è partita l’inchiesta.Leone ha appena accennato al piano, solo con il ragioniere dopo aver mandato la moglie in camera da letto. Inattuabile, visto che non si può trovare nel cuore della notte tutti i soldi che chiedeva, né chiamare Silvio Berlusconi. Così ha mandato a letto anche il ragioniere, che «dopo poco è riuscito persino ad addormentarsi», ha detto la moglie. Leone e i suoi "bravi" si sono stesi sui divani. La sveglia l’ha data alle 6,30 la signora, persino con 3 caffè per gli "ospiti". Ultimo a risvegliarsi, mezz’ora dopo, il ragioniere. Leone gli ha fatto la lezione: chiedeva 35 milioni in cambio di documenti, il 6 per cento per la sentenza da ribaltare che ha assegnato 560 milioni di risarcimento a Carlo De Benedetti per il Lodo Mondadori: «Un foglio che serve a Berlusconi a livello mondiale». In più c’è anche una chiavetta di memoria con ore di registrazione per una cena di Fini con dei magistrati, organizzata per colpire sempre e ancora Berlusconi. Ma il foglio scritto a mano, inintelligibile, secondo Spinelli, tranne che per il nome di un giudice, Leone se l’è rimesso presto in un taschino. E le immagini di Fini non sono mai apparse sul computer di casa. Berlusconi, che prima delle 8 non si può chiamare, viene informato alle 7, 55. Il Cavaliere annusa e chiama Niccolò Ghedini. L’avvocato si precipita da Padova, ma prima telefona e chiede a Spinelli di vedersi ad Arcore. È un espediente per allentare la morsa, e anche per capire se quello stesse con la pistola puntata.Qui si entra nell’ombra. Alle 9,30 del mattino i banditi se ne vanno, senza un centesimo, sostiene Ghedini, senza una promessa. Spinelli va ad Arcore, forse prelevato dalla sicurezza privata di Berlusconi. Lo nascondono. Il sequestro viene segnalato alla procura solo il pomeriggio del giorno successivo. Ma la procura trova i soldi, meglio due cassette di sicurezza, al Credito Valtellinese di Buccinasco. Potrebbero esserci 8 milioni di euro. Le intercettazioni tra Leone e i 5 complici dicono che il 15 ottobre stavano per prendersi il tesoro e trasferire in soldi in Svizzera. Li ha fermati una finta rapina, organizzata dalla procura.
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