Via libera dall'Aula del Senato al provvedimento sul biotestamento. I sì sono stati 180, 71 i no e 6 astenuti. Il testo diventa legge. Un grande applauso si leva dall'Aula. Con uno sprint finale e al termine di una seduta fiume, il Senato ha concluso l’esame di tutti gli articoli del ddl sul fine vita. Stamattina l'aula ha cominciato i lavori con un anticipo di due ore, e dopo le dichiarazioni di voto, poco prima delle 12, il voto finale.
«Biotestamento: dal Senato via libera a una scelta di civiltà. Un passo avanti per la dignità della persona», è il commento del premier Paolo Gentiloni su twitter. «Pur nella diversità delle opinioni - dichiara il Presidente del Senato, Pietro Grasso - di fronte a noi dobbiamo tener presente la vita reale delle persone, i loro bisogni, le loro sofferenze, le loro aspettative. Possiamo dire di aver assolto al nostro compito quando, in coscienza, decidiamo secondo criteri di responsabilità, cercando tutti insieme la strada di maggior condivisione possibile anche sulle questioni più divisive». Per la presidente della Camera Laura Boldrini è «un importante e positivo atto di responsabilità del Parlamento. D'ora in poi i malati, le loro famiglie, gli operatori sanitari saranno meno soli in situazioni drammatiche», dichiara su Twitter. Con lo stesso social il segretario del Pd Matteo Renzi ritwitta un post del Pd: «Cinque anni fa un cittadino italiano non aveva il diritto di decidere il tipo di trattamento desiderato nel caso si fosse trovato in una situazione in cui non poteva più esprimere alcuna volontà di scelta. Ora è possibile. L'Italia, oggi, è
un paese più civile #BioTestamento».
Nella giornata di ieri l’Aula aveva superato indenne 15 voti segreti su emendamenti- chiave, alcuni dei quali proponevano di correggere il punto delicatissimo in cui si considera terapia medica potenzialmente oggetto delle Disposizioni anticipate di trattamento anche la somministrazione di cibo e acqua. La maggioranza trasversale composta da Pd, M5S e Sinistra ha viaggiato con una dote oscillante tra i 148 e i 168 senatori. Diversi gli assenti, ma mai i promotori del testo hanno rischiato di andare sotto. Il governo si è rimesso all’Aula. Le opposizioni di centrodestra non hanno fatto ostruzionismo e hanno lasciato a singoli esponenti più agguerriti l’illustrazione degli emendamenti. Nella maggioranza che sostiene il governo, oltre al dissenso ufficiale di Alternativa popolare, le defezioni sono al minimo. E il fatto apre una polemica tra i cattolici di Democrazia solidale, contrari sino all’ultimo al provvedimento, e i 'cattodem' del Pd, che invece ieri mattina, con una nota ufficiale, hanno annunciato il loro «sì». In Aula, nonostante il ritmo incessante delle votazioni, le polemiche non sono mancate.
Ad animare la seduta erano stati Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi di Idea, Maurizio Gasparri e Maria Rizzotti di Forza Italia e Maurizio Sacconi di Epi, esponenti di centrodestra un tempo uniti sotto la sigla 'teocon'. Sono loro che non hanno rinunciato a intervenire su articoli ed emendamenti e a rallentare il flusso della seduta. Al punto da entrare più volte in rotta di collisione con il presidente di turno dell’Assemblea, in particolare con l’esponente leghista Calderoli che ha avuto un duro scambio di battute proprio con Gasparri. Sta di fatto che gli emendamenti non sono passati e nemmeno gli appelli alla coscienza al momento dei voti segreti.
Dura anche la discussione tra Quagliariello e la senatrice a vita Elena Cattaneo, intervenuta anche a nome dei suoi colleghi nominati dal Quirinale per esprimere parere favorevole e annunciare al contempo la sua assenza stamattina al voto finale. Da tempo l’Aula ha messo nel mirino la scarsa presenza dei senatori a vita, e Quagliariello alla fine è esploso: «Parlare in questa finestra di opportunità è un po’ offensivo nei confronti di chi è qui tutti i giorni». Le schermaglie più pesanti si sono verificate però nell’area che sostiene il governo. Ieri all’ora di pranzo 14 senatori 'cattodem' avevano annunciato con una nota il voto favorevole al disegno di legge «perché avevamo l’obiettivo di evitare sia l’accanimento terapeutico sia ogni pratica di suicidio assistito ed eutanasia, e così è».
Lepri, Di Giorgi, Fattorini e gli altri esponenti della corrente hanno specificato infatti che la legge introduce «una facoltà» e non un obbligo, che non inficia le prerogative del medico. I cattodem infine hanno attribuito al «becero ostruzionismo in Commissione» l’impossibilità di apportare modifiche. Non la pensa così, nell’area di maggioranza, Gian Luigi Gigli, deputato di Democrazia solidale e presidente del Movimento per la vita: «Per i cattodem prima della fede viene l’ordine di scuderia, per loro non c’è messa che valga un posto a Roma. Con il loro contributo vergognoso si introdurrà l’eutanasia omissiva da sospensione di cure, sarà tolta la libertà di coscienza ai medici e alle strutture che si oppongono alla morte per denutrizione e disidratazione». In Senato, per Democrazia solidale, Lucio Romano ha presentato e argomentato i suoi emendamenti e stamattina ha votato contro la legge. La sua iniziativa ha prodotto l’approvazione di un ordine del giorno per rafforzare il legame paziente-medico. I Radicali e l’associazione Luca Coscioni hanno atteso l’esito in piazza Montecitorio.
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