Il cardinale Semeraro con Matteo Liut (a sinistra) e Mauro Ungaro - Av
È il segno della bellezza il filo rosso che ha animato ieri la seconda giornata della Festa di Avvenire a Grado, nell’arcidiocesi di Gorizia. La bellezza di una fede che lascia segni nella storia e che ancora oggi può fare cultura e costruire la pace.
A confermare che tutto ciò è possibile, ieri sera nella Cattedrale di Sant’Eufemia, è stata la voce del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, intervistato da Matteo Liut di Avvenire assieme a Mauro Ungaro, direttore del settimanale diocesano di Gorizia e presidente della Federazione italiana settimanali cattolici.
Nel dialogo con i giornalisti il porporato si è soffermato a riflettere sull’esperienza concreta della «santità di tutti i giorni», che è diversa dall’essere «eroi» e che può davvero cambiare le cose. Semeraro, poi, ha raccontato del significato del suo impegno al servizio della Chiesa universale e del legame di stretta collaborazione che lo unisce a papa Francesco da molto tempo.
I presenti hanno poi potuto visitare il tesoro del Duomo di Grado (con alcuni pezzi risalenti anche al V-VI secolo, come la cappella dei santi Canziani), spiegato dallo storico Matteo Marchesan.
La giornata, resa possibile dall’impegno del parroco dell’isola, monsignor Paolo Nutarelli, si è aperta ieri mattina con la visita del cardinale al santuario mariano di Barbana, sull’omonima isola nel cuore della laguna di Grado, dove il cardinale è giunto assieme all’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli.