Mario Draghi non è più solo un economista e un ex banchiere centrale. È anche un uomo di governo che deve usare la diplomazia nel modo consono al ruolo. Scegliendo la Libia come mèta della sua prima visita all’estero, ha dato segno di lungimiranza. A Tripoli si gioca una partita internazionale decisiva per il Mediterraneo e il nostro Paese. Non possiamo perdere ancora posizioni, né delegare altri. Incoraggiare il nuovo governo di Dbeibah è fondamentale. Ma spingersi a ringraziarlo per la gestione dei migranti è un eccesso di diplomazia. Come ha certificato l’Onu, e anche 'Avvenire' ha documentato, in Libia si compiono atrocità sui profughi e la cosiddetta Guardia costiera libica è spesso complice dei trafficanti. L’Italia ha dato almeno 200 milioni per controlli e soccorsi, ma nel rispetto dei diritti umani. Quel rispetto va preteso senza sconti. Forse lo si è fatto nel faccia a faccia tra premier. Si poteva dirlo, con diplomazia, anche in pubblico.
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