Senza pudore alcuno, sfidando buon gusto, buon senso, legge di stabilità e Codice di autodisciplina pubblicitaria. L’industria dell’azzardo di massa dev’essere alla frutta, per alzare a tal punto la posta. Basta imbattersi nello spot StarCasinò, domenica scorsa in bella vista sulle reti Mediaset (Premium compresa), Sky, La7 e Discovery. Semplice e garbato invito a puntare, alleggerendosi le tasche per diletto? No, qualcosa di più. Una dominatrice in tuta dorata frusta un poveraccio (il marito, il compagno? Il contesto domestico lo suggerirebbe) rivolgendogli elementari domande sull’azzardo. «A che cosa pensi quando dico»... E lui, in affanno, sudato e tutt’altro che felice, farfuglia: «Ora lo so», penso a 'quel' sito al quale immediatamente si connette, interrompendo la tortura. Un’ironia raffinata e sottile, diranno loro... «Perché, fa ridere?». Paola Binetti (Area popolare) ha trovato lo spot talmente impresentabile da presentare lei, ieri mattina, un’interrogazione parlamentare. Per chiedere due cose: «Che cosa fa l’Osservatorio sul gioco d’azzardo, approvato con la finanziaria del 2015, davanti a uno spot fondato sulla sudditanza psichica e fisica del giocatore? E che intenzioni aveva il governo con la finanziaria di quest’anno, approvando e sostenendo l’emendamento che poneva uno stop pressoché assoluto alla pubblicità dell’azzardo?». Domande sensate per uno spot che, anche a insistere, proprio non la fa sorridere neanche un poco: «A preoccupare nello spot è l’induzione al gioco e la ten- denza a schiacciare in una critica feroce chi non gioca. È esattamente quello che si voleva evitare con le norme inserite nella legge di stabilità di quest’anno. L’Osservatorio avrebbe dovuto visionare in anticipo questo spot e ricavarne le debite conseguenze». Di qui l’interrogazione, anche perché, conclude Paola Binetti, «vorremmo davvero che il Ministero dell’economia e finanza e il Ministero della salute fossero consapevoli di che cosa sta girando e di quanto sia in contraddizione con due specifiche responsabilità che sono di loro competenza». A ben vedere, lo spot di StarCasinò potrebbe essere pure in palese contrasto con il Codice di autodisciplina pubblicitaria (e per questo i cittadini l’hanno già segnalato allo Iap, l’Istituto di autodisciplina, che non mancherà di esprimere un parere). Il Codice all’articolo 28ter stabilisce, tra l’altro, che le campagne pubblicitarie sull’azzardo devono evitare di «indurre a ritenere che il gioco contribuisca ad accrescere la propria autostima, considerazione sociale e successo interpersonale (e il poveraccio dello spot, fustigato dalla compagna, ha l’autostima sotto lo zerbino,
ndr) »e «rappresentare l’astensione dal gioco come un valore negativo»; e chi non gioca on line, nello spot, è degno di fustigazione. «Se non giochi non sei un uomo», questo è per Paola Binetti, in estrema sintesi, il messaggio dello spot. Sarà sanzionato, come appare logico? Ieri va registrata anche la ferma presa di posizione della Consulta nazionale antiusura nei confronti del 'protocollo d’intesa' per 'Diventare giocatore sociale' sottoscritto tra una società di casinò on line e scommesse (Unibet) e Adiconsum, la storica e benemerita associazione di consumatori della Cisl (che è uno degli aderenti alla campagna nazionale 'Mettiamoci in gioco' contri i rischi del gioco d’azzardo). «L’atto negoziale – sottolinea con Alberto D’Urso, segretario nazionale della Consulta – si presta a rilievi critici, netti e pesanti ». Il messaggio «diventa un giocatore sociale» è un autentico boomerang: «Che c’entra il 'gioco sociale' con il ritmo delle scommesse on line?». Ma la contraddizione maggiore è che Adiconsum «ha avuto il merito storico grandissimo, in questo leader tra le associazioni di consumatori, nel denunciare il grave problema del credito illegale. Capitale di reputazione notevole, che sicuramente sarà sfruttato dai concessionari dell’azzardo per propagandare la rispettabilità di un business». Da tempo la Consulta denuncia che quasi un usurato su due si rivolge agli strozzini perché travolto dai debiti di gioco.