Sorrisi e lacrime, come ogni primo giorno di scuola che si rispetti. I più piccoli che non vogliono separarsi dalla mamma (o forse viceversa?), i più grandi che riabbracciano i compagni e si raccontano l'estate.
La prima campanella è suonata stamattina per gli studenti di quattordic regioni, nello stesso giorno in cui è partita (alle 12) la consultazione online sulla riforma dell'istruzione varata dal governo la scorsa settimana. Non sono mancante le proteste degli studenti, con flash mob e striscioni, e quelle, altrettanto arrabbiate dei professori alle prese con le graduatorie rivoluzionate e il rischio di passare da precari a disoccupati.
Anche i ministri sono tornati in classe per il primo giorno di
scuola. I titolari dei dicasteri del governo Renzi hanno
risposto all'appello del premier e hanno scelto ciascuno un istituto, per lo più quello dove hanno studiato, per confermare,
con la loro presenza, che l'esecutivo in carica ritiene davvero
la scuola una priorità. Renzi ha scelto Palermo, e in particolare l'istituto scolastico intitolato a don Peppino Puglisi, mentre il ministro Giannini è rimasta a Roma e ha scelto un istituto tecnico agrario alla periferia di Roma.
RENZI ALLA DON PUGLISI. Il premier è arrivato alla "don Puglisi" poco dopo le dieci accolto dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e dal prefetto Francesca Cannizzo. Ad attenderlo i piccoli alunni della scuola che ospita le classi della
materna, primaria e media. All'ingresso due striscioni
con scritto "Welcome" ed uno con scritto "Il pizzo, il Bullismo
degli adulti, Gli angeli della legalità". Emozione e clima di festa con il palco posizionato
proprio sotto l'effige che ritrae il Beato Don Pino Puglisi, di
cui oggi ricorre in 21esimo anniversario dall'omicidio per mano
mafiosa. Non sono mancate le contestazioni da parte dei docenti precari e di lavoratori del mondo dell'edilizia che hanno accolto il premier urlando "lavoro, lavoro...". Tra i precari della scuola alcuni vincitori del concorso del 2012 che chiedono di essere stabilizzati e contestano la riforma del governo.
LE 149MILA ASSUNZIONI. La risposta, indiretta, di Renzi non si è fatta attendere. "Nella scuola ci sono 149 mila persone che hanno l'obbligo di essere assunte" ha detto. Parlando con i cronisti Renzi ha sottolineato che la questione "è difficile, perché anni e anni di stratificazione e promesse non mantenute hanno prodotto una situazione unica in Europa rispetto al corpo docente e un senso di frustrazione dei nostri insegnanti". "Noi abbiamo scelto di mettere la parola fine - ha aggiunto - Tutti coloro i quali hanno assunto un diritto, verso i quali lo Stato ha assunto un'obbligazione, vale a dire quelli che fanno parte delle graduatorie ad esaurimento saranno assunti a settembre del 2015". In cambio il governo chiede i cambiare le regole del gioco. E ai docenti e gli insegnati diciamo "aiutateci a valorizzare ilmerito. Ci sono insegnanti particolarmente bravi e quelli meno bravi, che vanno aiutati con la formazione continua e permanente".
LA MAFIA FORTE SOPRATTUTTO AL NORD. "La mafia è ancora forte non solo a Palermo anzi soprattutto al Nord per le sue connssioni economiche. Ma noi siamo qui per fargli abbassare la testa" ha detto il premier assicurando massimo impegno per sconfiggerla. "Combatteremo la mafia ogni giorno, cominciando proprio dalle scuole". Il ministro Maria Carmela Lanzetta ha inaugurato l'anno scolastico a Locri definendo la scuola "un presidio contro l'illegalità e un organo vitale della nostra democrazia".
ALLE 12 PARTITA LA CONSULTAZIONE In contemporanea con la prima campanella, parte la campagna di ascolto online sulla "Buona scuola". Il ministro Giannini ha detto di aspettarsi che "tutto il Paese si interroghi sulle grandi questioni: dalla valutazione alla formazione degli insegnanti, dalle nuove competenze al consolidamento delle grandi competenze che l'Italia possiede, nella storia dell'arte, nella musica, nelle discipline umanistiche, ma senza dimenticare le lingue straniere. Vogliamo una scuola che risponda alle sfide di oggi". Da qui l'appello a partecipare. "Vorremmo che tutto il paese che guarda alla scuola con interesse, forse i 2/3 degli italiani, forse più, facesse un clic a mezzogiorno fino al 15 novembre sul sito la buona scuola.com" e si esprimesse rispondendo attraverso un questionario ed una scheda di sintesi: "io vorrei che la mia scuola fosse così".
BINOMIO SCUOLA-LAVORO. "Scuola-lavoro sarà uno dei binomifondamentali della buona scuola perché oggi iniziamo con un messaggio ed una fase molto importante nuova" ha detto il ministrodell'Istruzione presso l'istituto tecnico agrario Emilio Sereni dove "oltre allo studio teorico questi ragazzi fanno la birra". "É un istituto particolare che vogliamo raccontare a tutti i ragazzi d'Italia per l'esperienza che sta facendo. Ci sono gli studenti dell'agrario, dell'istituto penitenziale ed insieme hanno fatto un micro birrificio che oggi inaugureremo".CAMBIA ANCHE LA MATURITA' Dal 2015-2016, ha annunciato ancora il ministro, cambierà la maturità. Si
tornerà ai commissari interni e non ci saranno più costosissime
convocazioni da lontano. "Stiamo pensando che l'esame di maturità che è un punto di sintesi della valutazione di un percorso di studi
costerà molto di meno primo, e sarà molto più efficace secondo, se lo
si restituisce alla valutazione dei professori che seguono i ragazzi
tutto l'anno" ha detto ad Unomattina.
Intanto, i sindacati affilano le armi.PROTESTA DEI SINDACATI SUGLI STIPENDI BLOCCATI. Tutte insieme le sigle
sindacali del comparto scuola (confederali e autonomi) hanno
lanciato #Sbloccacontratto, una raccolta di firme del personale
della scuola, che già nel titolo annuncia le intenzioni. "La
lettura incrociata dei provvedimenti del Governo mostra - spiega
la Uil scuola - che dal 2015 non varrà più l'anzianità e fino al
2018 non partirà il meccanismo degli aumenti per merito. Il
risultato? Nessun aumento, per nessuno per altri tre anni.
Retribuzioni ferme fino al 2019. Un meccanismo di riduzione che
per il triennio 2016-1018 vale oltre un miliardo di euro. Tutto
ciò è inaccettabile e contrasta con l'esigenza di riconoscere il
valore del lavoro di chi ogni giorno fa funzionare la scuola".
Sull'allarme stipendi insiste anche l'Anief, che ricorda come
i docenti italiani guadagnino quasi in media il 30% in meno
rispetto ai loro colleghi europei e la metà dei colleghi
tedeschi e denunciano che il Governo Renzi vuole "proletarizzare
definitivamente la categoria" bloccandoli fino al 2018.